Inchiesta elezioni Carovigno, minacce alle braccianti: “Voglio due voti a donna, altrimenti tutte licenziate”

DOSSIER/6 Le intercettazioni allegate agli atti dell’inchiesta dell’Antimafia, per la gip documentano come Andrea Saponaro, finito ai domiciliari, tramite Franco Iaia, indagato a piede libero, si procurava 80 voti dalle lavoratrici impiegate in campagna: “E chi è Totò Riina”. E dimostrano come avesse “un serbatoio di voti rilevante di partenza, in favore di Massimo Lanzillotti”: “Ha 200 voti sotto il cuscino”

Di Stefania De Cristofaro

LE INTERCETTAZIONI IN AUTO E LE MINACCE ALLE BRACCIANTI AGRICOLE

LA RICHIESTA DI SAPONARO: “DOVETE FARE UN DOCUMENTO SCRITTO O LO DITE SUI PALCHI”

SERBATOIO INIZIALE DI 200 VOTI MESSI A DISPOSIZIONE DI MASSIMO LANZILLOTTI. E LA SEDE ELETTORALE GRATIS

SAPONARO PARLA DEL DIRETTORE DEL CONSORZIO: “QUESTA VOLTA E’ MORTO, LO VOGLIO FUORI”

LE ESIGENZE CAUTELARI CONCRETE E ATTUALI: IL POTERE INTIMIDATORIO DI SAPONARO

CAROVIGNO –Devi dire: ‘Voglio due voti a donna’. Altrimenti tutte le femmine il giorno dopo stanno casa e devi dire anche: ‘Vedete che me li sto segnando, che sezione è?’”. Andrea Saponaro parla in questi termini a Franco Iaia, mentre sono in auto, alla fine del mese di aprile 2018, periodo della campagna elettorale a Carovigno, per la scelta del sindaco e il rinnovo dei consiglieri comunali. Strategie di movimenti che, per l’accusa imbastita dalla pm della Dda di Lecce sono “finalizzate ad alimentare il serbatoio di voti in favore del candidato Massimo Lanzillotti”, poi eletto primo cittadino al turno del 10 giugno, anche attraverso la raccolta di consensi fra le braccianti agricole.

LE INTERCETTAZIONI IN AUTO E LE MINACCE ALLE BRACCIANTI AGRICOLE

Saponaro è agli arresti domiciliari, con l’accusa di minacce a sfondo elettorale, mentre Franco Iaia e Massimo Lanzillotti, sono indagati a piede libero. La conversazione è riportata nell’ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla pm Paola Palumbo applicata alla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e firmata dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale salentino, Simona Panzera, ma con conclusioni differenti. Perché se per la Dda, nei confronti di Saponaro ci sono indizi tali per contestare l’appartenenza all’associazione di stampo mafioso (la Sacra corona unita), per la gip il quadro è sfocato, del tutto insufficiente a sostenere una simile affermazione. Tanto che l’ipotesi di concorso esterno contestata all’attuale primo cittadino di Carovigno, non è stata condivisa dalla giudice.

Vero è che Saponaro, stando a quella intercettazione, chiede a Iaia di trovare voti: “Una ventina riesci a trovarli in tutto?”, chiede. Iaia risponde: “Penso di sì, tutte le femmine di fuori, per forza”. Sono le braccianti agricole, donne che ogni giorno, all’alba, raggiungono i campi alla periferia di Carovigno per lavorare: raccolgono gli ortaggi. Saponaro insiste: “Vabbe’ ora sì…altrimenti tutte licenziate”. E Iaia: “Per forza”. Saponaro: “A doppio li dobbiamo contare, quante donne sono?”. Risposta: “Quelle più affidabili una decina”. Saponaro: “E devi dire che due voti a donna voglio”. Iaia esclama: “E chi è Toto’ Riina”.

Saponaro: “Altrimenti il giorno dopo stanno tutte a casa, gli devi fare, non paura, gli devi dire vedete che me li sto segnando, che sezione è?”.

Ancora Saponaro: “Una quarantina glieli devo trovare io, diciamo no? Una quarantina io, quaranta tu”. E subito dopo: “Venti, trenta, tra Berlusconi (nome con il quale viene indicato un uomo, ndr) e Libricchi, perché quelli hanno detto, noi li dobbiamo dare tutti a Leoci, però per le donne preferenze non ne abbiamo – Oh Madò sta rischiando che ne prenderà di più Daniele”. Leoci è Francesco Leoci, presidente del Consiglio comunale di Carovigno. Daniele è Daniele Luperti, primo dei non eletti. Sono entrambi indagati a piede libero in questo filone d’inchiesta.

Secondo l’impostazione accusatoria, questo stralcio della conversazione dimostra la “forza, in termini di voti, di Saponaro”. Forza che egli “utilizzava quale potere contrattuale per ottenere dai candidati la promessa di essere, una volta eletti, a disposizione dei suoi interessi su Torre Guaceto”: la gestione delle aree parcheggio della riserva.

LA RICHIESTA DI SAPONARO: “DOVETE FARE UN DOCUMENTO SCRITTO O LO DITE SUI PALCHI”

Nella ricostruzione della pm, riportata dalla gip per spiegare il contesto, “emerge che, avvicinandosi le votazioni, Saponaro aveva chiesto ai componenti della coalizione un atto formale, quale garanzia di disponibilità ai suoi interessi, atto a cui subordinare il sostegno elettorale della sua squadra”. “Se dobbiamo fare parte della squadra – dice – dovete fare un documento scritto oppure lo dite sui palchi già, altrimenti io me ne vado, lo abbiamo detto chiaro chiaro, se volete noi con la squadra nostra”.

SERBATOIO INIZIALE DI 200 VOTI MESSI A DISPOSIZIONE DI MASSIMO LANZILLOTTI. E LA SEDE ELETTORALE GRATIS

Saponaro, quindi, “si attivava per la campagna elettorale dimostrando di poter contare su di un serbatoio di voti rilevante, almeno 200 voti di partenza in favore di Massimo Lanzillotti”. Si procacciava altri voti, “mettendo a disposizione una sede elettorale a titolo gratuito”: “Io la sede ve la do’, ottima, ma mi dovete dare tutti i voti Michè e mi dovete dare una mano forte che probabilmente sto mettendo Daniele, vi do una bella sede, vi do pure le chiavi”.

Nel giro di qualche giorno le candidature vengono definite e “Andrea Saponaro stabilisce di appoggiare, assieme a Lanzillotti, Daniele Luperti: “Io te lo dico chiaro e tondo, se è qualche cosa, Daniele si deve mettere con Massimo Lanzillotti, stop ho deciso, abbiamo deciso che Daniele si deve mettere con Massimo e basta!”.

Stando a quanto sostenuto nell’ordinanza, “aveva luogo un incontro tra Saponaro, Luperti e Lanzillotti organizzato da Leoci”, alla presenza di un’altra persona che non risulta nell’elenco degli indagati. “All’esito, Luperti si dimostra di essere disponibile a piegare in favore degli interessi di Saponaro, la sua funzione di consigliere comunale, in caso di vittoria. Cosa che non è avvenuta. Saponaro chiede: “Se diventi consigliere, cosa dobbiamo cercare?”. Luperti: “Io voglio sistemare solo un problema e basta”. Saponaro: “Ora serve la persona che sta già parlato, che lo devono fare assessore con delega a Torre Guaceto, significa che deve andare lì e deve entrare da padrone, si deve sedere e deve prendere le carte per poter fregare Ciccolella”.

SAPONARO PARLA DEL DIRETTORE DEL CONSORZIO: “QUESTA VOLTA E’ MORTO, LO VOGLIO FUORI”

Ciccolella è Alessandro Ciccolella, direttore del Consorzio di Torre Guaceto, considerato da Saponaro un nemico, perché “ha sempre ostacolato le pretese di Saponaro”. Tanto da confidare a una persona alla quale chiede il voto che Ciccolella, questa volta “è morto”. “Questa è l’ultima spiaggia per far fuori Ciccolella. Daniele Luperti si sta mettendo”.

E’ sempre Saponaro a riferire di un incontro, “alla presenza di Luperti, con Massimo Lanzillotti, Leoci ed Elio Lanzillotti, durante il quale si era fatto il nome di quest’ultimo (indagato a piede libero, ndr) come figura di riferimento per la gestione della questione di Torre Guaceto”. Dalla fine aprile, stando agli atti, “Andrea Saponaro veniva totalmente coinvolto nella campagna elettorale a sostegno del sindaco Lanzillotti” perché il successo di questi “veniva considerato l’ultima speranza per vedere soddisfatte le sue pretese nella gestione dei parcheggi” ricadenti nella era di competenza del Consorzio.

Il 27 aprile, Saponaro dialoga con un potenziale elettore e dice: “Abbiamo impapocchiato”.

L’intercettazione è ambientale, nella sua auto, attorno alle 19. “Abbiamo fatto un poco di cose.. a Massimo stiamo aspettando”. Poco dopo, sempre in auto, dice: “Ho fatto la domanda per la spiaggia, se tutto va bene tengo la spiaggia, lo scoglio del cavallo, l’anno prossimo”. E ancora: “E che devo fare? Mi devo arrendere? La politica, adesso questa mi è rimasta. Queste votazioni mi sono rimaste! Se perdiamo consegno le targhe! Se vinciamo è morto Ciccolella! Che si facesse il segno della croce”. L’interlocutore, a questo punto, chiede: “Ma tu hai parlato con Massimo?” “Massimo ha detto sì”, sostiene Saponaro. “Però giustamente quello deve parlare con tutti i suoi candidati e giustamente già ha detto che tre-quattro non vogliono. La prima cosa che voglio è Massimo sindaco!”. Poi di nuovo il riferimento a Ciccolella: “Di là devo fare andare via Ciccolella e l’unico modo è entrare in politica, se entriamo e sistemiamo le cose laggiù, poi non dico che comandiamo noi, gli operai dobbiamo metterli noi e dobbiamo fare tutte le cose noi, vedi un po’ tu”.

LE ESIGENZE CAUTELARI CONCRETE E ATTUALI: IL POTERE INTIMIDATORIO DI SAPONARO

Saponaro resta in custodia domiciliare per concrete e attuali esigenze cautelari, legate “al potere intimidatorio” che per la gip “è altamente dimostrativo della caratura criminale” dell’indagato, “come percepita nel suo conteso territoriale a onta dei precedenti penali”. “Non sussistono, per contro, elementi da cui inferire una qualsivoglia connessione dell’attività monopolistica su Torre Guaceto, fine ultimo del progetto criminoso, con circuiti di stampo mafioso” delineati invece dalla pm della Dda.

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