Elena e Diego, Romina e Destà, due pesi e due misure

di Marilù Mastrogiovanni

Loro sono Elena e Diego Bressi, hanno 12 anni e sono stati uccisi dal padre. Soffocati o strangolati.

Lei è Romina Ashrafi, ha 13 anni ed è stata uccisa dal padre. Decapitata.

Romina Ashrafi
Romina Ashrafi decapitata a 13 anni dal padre

Lei è Destà (o Fatima), stuprata a 12 anni da Indro Montanelli.

L’Italia è scossa dall’assassinio dei due gemelli. I giornali titolano e raccontano con parole sbagliate. Ancora una volta l’informazione italiana si dimostra inadeguata, impreparata, nel racconto della violenza.

“Il Mattino” scrive sui social: “il dramma dei papà separati”. Un orrore.

Due bambini ammazzati, una madre che ha finito di vivere e il post rivolge lo sguardo alla separazione (dramma di tutti i padri) e attribuisce a questa, dunque alla donna, la colpa del figlicidio.

Ansa scrive: “A causare la tragedia la difficile separazione tra il padre e la madre”.

Corriere: “A causare la tragedia sarebbe stata la difficile separazione tra due coniugi”.

La “colpa”, sempre sulla donna, che ha armato la mano dell’uomo: è l’uomo che vuole tenere salda la famiglia, ristabilire l’ordine delle cose. La donna, con la separazione, è caos, disordine.

Siamo sempre di fronte alla narrazione biblica, di Eva ed Adamo.

Si guarda l’uomo, un assassino, ma si vede la donna, una puttana.

Le vittime, i due figli di 12 anni: sono definiti bambini addirittura “figlioletti” (Il Messaggero).

Si descrivono i momenti precedenti il figlicidio: i bambini corrono spensierati sui prati, fanno le gite col papà. Guardiamo due preadolescenti, e vediamo bambini, per rendere ancor più orrorifico l’atto del figlicidio.

Guardiamo ora ad est, in Iran.

Romina Ashrafi ha 13 anni: è più grande di qualche mese di Elena e Diego Rossi.

E’ stata decapitata dal padre.

I giornali italiani lo giustificano: non accettava la “relazione” con un uomo più grande di lei.

Scrivono che lei era “innamorata”, che era un “amore contrastato”.

Lo giustificano con il “dramma della gelosia”, ancora una volta, come sempre.

Poi si va a leggere, e si vede che non si tratta di un amore tra preadolescenti, ma si tratta di un uomo di 35 anni con una ragazzina di 13.

Ma nessuno ci fa caso: la nostra cultura occidentale giustifica la violenza di un uomo di 35 anni su una ragazzina di 13, perché pensiamo che “lì è così” o che magari “lì le ragazze sviluppano prima”.

L’uomo di 35 e la bambina di 13 erano fuggiti. I giornali ne parlano come di una “fuitìna”. Lo stesso episodio, in Europa, sarebbe un rapimento e uno stupro. Ma nessuno pensa che si possa trattare di manipolazione, sottomissione, plagio da parte di un uomo di 35 anni su una ragazzina di 13.

Quando guardiamo Romina vediamo una donna, quando guardiamo ad Elena e Diego vediamo due “figlioletti”. Perché?

E poi pensiamo a Destà: 12 anni. Ma, siccome l’ha detto Montanelli, ci è parso normale, per 40 lunghissimi anni, che lui, così come tutti gli ufficiali fascisti nel corno d’Africa, stuprassero bambine chiamandole “spose”, fino a che il movimento “Black lives matter” ci ha aperto gli occhi.

Quando si tratta di violenza sulle donne, a vedere i fatti, sono sempre i nostri occhi di maschi, bianchi, colonizzatori. Le nostre parole, sono sempre parole di uomini che attingono ad una cultura patriarcale e sessista. Il nostro sguardo colonizzatore ci porta ad usare due pesi e due misure, dinanzi alla violenza, alla morte, allo stupro.

Quando finalmente le nostre parole riusciranno a vedere la realtà per quella che è e a raccontarla in maniera pulita e onesta, senza sovrastrutture? Romina, Destà, Elena e Diego erano bambini. Romina, Elena e Diego sono stati uccisi dai loro padri e i loro padri sono degli assassini.

Non ci sono giustificazioni e spiegazioni che tengano.

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