Preoccupa molto la situazione delle scuole, chiuse a causa dei provvedimenti per tentare di rallentare la diffusione del nuovo coronavirus e che, forse, non potranno riaprire in tempo per garantire una regolare conclusione dell’anno scolastico. In molti propongono il 6 politico. Altri chiedono esami a distanza utilizzando la videoconferenza. Quasi tutti reclamano una valutazione degli studenti seria e rigorosa. Senza scorciatoie e senza voti regalati. Così un po’ mi è venuto da ridere. Molti miei ex compagni di studi universitari insegnano nelle scuole e mi raccontano ciò che accade ogni qualvolta danno un voto che non rende particolarmente felici gli studenti. I genitori immediatamente accorrono in soccorso della figliola o del figliolo. Accusano il docente di non svolgere bene il proprio lavoro, di non essere un buon insegnante, di essere carente nella sua professione. Ovviamente il tutto di fronte alla pargola o al pargolo che si fregano le mani sapendo di averla fatta franca. Il passaggio successivo è il reclamo con il preside. Poi si attivano i canali social. L’immancabile chat whatsapp delle mamme amplifica la lamentela. Passare ai media è un attimo grazie anche all’aiuto di trasmissioni televisive che invitano psicologi, vallette e tronisti a disquisire sull’educazione delle nuove generazioni.
In sintesi, in questa situazione di emergenza, molti genitori chiedono di valutare gli studenti nel modo più rigoroso possibile di modo che poi possano andare a contestare quei voti. “Casi di coglionite acuta” diceva un mio professore al liceo.
Allora ho pensato ad un altro tema che di tanto in tanto torna di moda, soprattutto quando alcuni politici non hanno niente di meglio da dire. Quello della reintroduzione del servizio militare. Per cercare di rinvigorire una generazione di giovani smidollati e senza valori, dicono loro. Facciamolo, dunque, questo giochino. E partiamo con il primo scaglione 2020.
Dopo una settimana di naja, la recluta Gianni Rossi, 19 anni, commette un errore e viene punito. Immediatamente la mamma si presenta in caserma e chiede di parlare con il comandante di compagnia: “Capitano! Perché ha punito mio figlio? Come si è permesso?”. “Signora, a parte il fatto che suo figlio è maggiorenne e dovrebbe essere responsabile delle sue azioni. Ma, se proprio lo vuole sapere, l’altra notte ha abbandonato il posto di guardia e se ne è andato a dormire. Ci sarebbe il carcere militare per questo, ma siamo all’inizio, vogliamo essere indulgenti, e si è preso solo cinque giorni di rigore. Speriamo non si ripeta più”. La signora Rossi perde il controllo: “Ma come si azzarda a dire una cosa simile? Il ragazzo si è addormentano perché lei non è un buon capitano! Se lei fosse un ufficiale non frustrato e che ha scelto questa carriera solo come ripiego, di sicuro avrebbe saputo motivare il ragazzo. Revochi subito il provvedimento!”. Il capitano cerca di mantenere la calma: “Signora, guardi, non credo che la nostra conversazione possa risolvere il problema. Abbiamo regole e gerarchie e suo figlio, se ritiene di aver subito un torto, può far valere le sue ragioni nelle sedi opportune”.
La madre non si rassegna: “Lei non sa con chi sta parlando! Guardi che io ho frequentato il primo anno di scienze pedagogiche e so come si educa un figlio. Ho anche fatto una tesina sulla Seconda Guerra Mondiale alle scuole medie, su quando i tedeschi hanno bombardato Pearl Harbor (chi indovina il film da cui ho preso questa citazione vince un premio: potrà suggerire ad Ivan un qualsiasi argomento per il prossimo pezzo). Quindi, non venga a dirmi come si gestisce una compagnia dell’esercito perché di sicuro ne so più di lei. Basta! Io vado dal colonnello!”
“Signor colonnello, i suoi capitani sono degli incompetenti ai quali non dovrebbe essere assegnata l’educazione dei nostri ragazzi”. Il colonnello ha poco tempo da perdere: “Signora, il capitano si è fatto sette missioni in Afganistan e si è laureato con il massimo dei voti. Soprattutto, suo figlio è grande abbastanza per rispondere delle proprie azioni, non le sembra?”. La madre ormai all’angolo non smette di attaccare: “Si ricordi che lei è lì perché noi paghiamo le tasse. Ho parlato ieri con il mio Giannino e dice che questa caserma è sporca, che li fate marciare e che sudano tutti e che il cibo è pessimo. Lui è allergico a tante cose e se non segue una dieta bilanciata poi mi si deprime. Dovrebbe vergognarsi di come gestisce questo posto. Io la denuncio! Anzi, le faccio un post contro su facebook!”. Il colonnello la fa accompagnare fuori.
La signora Rossi inizia a martellare i genitori delle altre reclute sulla solita chat di whatsapp. Le madri si coalizzano, creano pagine sui social per denunciare il fatto che i loro figlioli sono costretti a cacare nei bagni alla turca, devono dormire in camerate da 20 e per colazione non hanno nemmeno un cupcake. Allora la Meloni si dichiara vicina alle madri che patriotticamente sfidano il dolore della lontananza dai figli. Salvini chiede al cuore immacolato di Maria di chiudere i porti. Renzi, distratto perché al telefono con De Benedetti e sta mangiando il diciottesimo bignè al cioccolato, immediatamente si affretta a dichiarare come il futuro che tutti sognano non può essere rinchiuso nei desideri di una madre che ha solo voglia di costruire certezze per l’Italia (qualsiasi cosa questa frase significhi). Di Maio, nonostante si sia finto scemo alla visita di leva per non partire militare, chiede di diventare Ministro della Difesa per riportare un po’ di giustizia nelle camerate. La Boschi si candida a Innsbruck.
Alla prossima guerra spezzeremo le reni di San Marino.
Ora, riportiamo questa situazione nelle scuole. Se non funziona per i soldati, immaginate come possa funzionare per il sistema educativo. Chissà che medici, ingegneri e avvocati che verranno fuori tra una decina di anni. E’ solo un gioco, ovvio. Ma di sicuro spezzeremo le reni dell’ipocondria
PS: ho un po’ stereotipato il ruolo della madre, ma tanto i maschi, rincoglioniti dai porno che girano sui telefonini, hanno persino abdicato al loro ruolo ancestrale di protezione della famiglia e ormai contano niente.
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