Dea ossigeno, la Asl corre (maldestramente) ai ripari

Nei giorni scorsi abbiamo denunciato il cedimento della copertura dei lavori di interramento dei tubi che portano l’ossigeno e l’aria sintetica dal Fazzi al DEA. La Asl corre ai ripari: tappa il buco senza controllare la tubazione sottostante

di Marilù Mastrogiovanni

Quando si dice: la toppa è peggiore dello strappo.

La Asl corre ai ripari per ripristinare il manto stradale ceduto sotto il peso dei mezzi pesanti. Lo fa con il bitume, rattoppando il buco. Dalle foto che pubblichiamo, si vede anche una piastra di metallo messa a protezione dell’impianto sottostante.

E’ un ripristino fatto in emergenza, ma è fatto male.

Nessuno infatti ha verificato che i tubi sottostanti, che trasportano l’ossigeno e l’aria sisntetica dal Fazzi al DEA siano integri.

Nei giorni scorsi abbiamo denunciato il problema, grazie alle segnalazioni di alcuni cittadini responsabili, che ringraziamo a nome di tutti.

Tuttavia, la situazione dell’ossigeno e dell’aria sintetica del DEA è molto complessa e l’abbiamo denunciata in un’inchiesta a puntate.

Quel tubo, non doveva stare lì.

Il DEA è stato progettato come un ospedale indipendente, con una sua stazione dei gas medicali e un suo sistema di approvvigionamento di ossigeno e di aria medicale ricavata da aria naturale filtrata e trattata.

Un sistema costato 180mila euro, protetto da una sala tecnica costruita ad hoc.

La centrale dei gas medicali del DEA, collaudata, è stata abbandonata e non è mai entrata in funzione.

Si è preferito costruire una bretella di collegamento tra il Fazzi e il DEA, trasportando l’ossigeno dal Fazzi al nuovo ospedale Covid.

Ma l’impianto del Fazzi non è come quello progettato e collaudato del DEA: l’impianto dei gas medicali del DEA prevede l’utilizzo di aria naturale filtrata e depurata. Si è sostenuto una spesa iniziale (quella della centrale di depurazione) per essere indipendenti poi, contando dunque di ammortizzare i costi dell’impianto nel tempo, perché si sarebbe usata l’aria naturale, insieme all’ossigeno puro, da acquistare.

Invece l’impianto del Fazzi prevede l’utilizzo di ossigeno e aria sintetica (non naturale). L’aria sintetica si deve acquistare, al contrario dell’aria naturale.

Dunque, non solo si è procurato un danno erariale nell’aver abbandonato la centrale dei gas e i locali che la ospitano, nuovi di zecca. Si è anche immotivatamente scelto, sulla base delle decisioni prese dalla direttrice amministrativa Anna Rita dell’Anna e del parere espresso dalla farmacista del Fazzi dott.ssa Fulceri, di acquistare aria sintetica invece di utiizzare l’aria naturale come da progetto .

I lavori, realizzati senza alcun progetto esecutivo approvato tramite determina o delibera dell’ente pubblico, danno già dei problemi.

Non è stato verificato se i tubi sottoposti al manto stradale che ha ceduto siano danneggiati o meno.

Ci sono giunte alcune segnalazion da parte di operatori sanitari che i tubi che portano l’aria sintetica dal Fazzi al Dea hanno delle perdite considerevoli.

Non abbiamo modo di verificarlo, ma le fonti sono certe.

E’ necessario l’intervento urgente delle forze dell’ordine deputate a garantire la sicurezza delle strutture sanitarie.

Giuseppe Bernardo, comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, che è l’autorità deputata a rilasciare la certificazione finale per impianti e strutture di questo tipo, riguardo ai lavori di realizzazione della bretella del tubo di ossigeno e aria sintetica, ha affermato che: “Il Dea da progetto originale doveva essere alimentato autonomamente, mentre adesso è alimentato attraverso una derivazione. Questa variante è stata documentata con una scia asseverata da un tecnico di parte e presentata al comando dei Vigili del fuoco. Sarà verificata appena si riavvierà l’attività di prevenzione, sospesa temporaneamente per l’emergenza Covid”.

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Marilù Mastrogiovanni

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