“Cara Marilù, ti racconto il carcere dal di dentro. Aiutaci”!

Emergenza Covid19 e sovraffollamento carceri: la testimonianza di un detenuto e tossicodipendente: “Dovrei andare in comunità, non in una prigione. Per il covid19 non vediamo più i figli”

di Marilù Mastrogiovanni

Mi scrive da un carcere sovraffollato di una città del Sud.

Non dirò la città: per evitare che venga identificato ho eliminato ogni riferimento che possa ricondurre a lui.

L’ho incontrato, e ora continua a scrivermi. Di nascosto dà le lettere a sua madre, che me le invia, e così aggiriamo ogni censura. Nelle sue lettere mi racconta dei suoi bambini, della sua compagna, di quando aveva una vita. E’ un povero Cristo che porta in groppa la sua croce.

La sua croce si chiama tossicodipendenza: cocaina e alcool. Giuda è stato il destino, che l’ha tradito e l’ha venduto ai boss della droga. Pensa di iniziare uno sciopero della fame per affermare i suoi diritti. Rivendica il diritto di assistere più spesso alla Messa e non solo una volta al mese. Chiede la cena, la domenica. Perché la domenica sera la cena in carcere non passa. Digiuno obbligato. Chiede un armadietto e un pensile dove riporre le pentole. Chiede una doccia calda e una piccola mensola dove appoggiare lo shampoo. Chiede di essere curato, di vedere i suoi figli, di vedere il suo avvocato. Chiede di studiare.

E’ uno dei 10mila detenuti che dovrebbero essere liberati subito, per scongiurare il pericolo che le carceri diventino le nuove Rsa. Anche perché crescono i casi di operatori penitenziari e poliziotti positivi al corona virus.

I detenuti sono 57.590. Secondo il Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma “la capienza regolamentare è di 51.416 posti, ma quelli realmente disponibili non arrivano a 48mila, con alcune carceri particolarmente affollate, come a Taranto (+194% )e a Lecce (+182%)”.

Delle cinque carceri con la situazione più critica, due sono in Puglia. La soluzione c’è: domiciliari subito.

Scrive Antigone, associazione che si occupa dei diritti dei detenuti: “Si liberino tutti coloro che sono a fine pena, a prescindere dalla disponibilità dei braccialetti elettronici. Si liberino tutti gli anziani e i malati oncologici, immunodepressi, diabetici, cardiopatici prima che contraggano dentro il virus che potrebbe essere letale. Si dia ascolto a che le prigioni le conosce bene”.

Sono in tanti ad essersi uniti alla petizione del “Partito Radicale transnazionale non violento transpartitico”: magistrati, cappellani, giuristi. “Forti anche del convergente appello dei cappellani penitenziari e dei Presidenti dei Tribunali di sorveglianza di Milano e Brescia, che con una lettera indirizzata al Ministro Bonafede chiedono di concedere la detenzione domiciliare per chi deve scontare meno di 4 anni e riduzioni di pena, perché gli istituti della regione stanno scoppiando e il rischio di contagio è altissimo e si potrebbero scatenare nuove rivolte. Scrive il partito Radicale: “Ci appelliamo al Governo perché adotti con la massima urgenza un primo provvedimento che riporti l’affollamento penitenziario nei limiti previsti dalla legge, violazione già sanzionata in passato dalla corte europea dei diritti dell’uomo, ed oggi nuovamente e palesemente violata”. Il Tacco aderisce all’appello e pubblica una testimonianza significativa e necessaria.

Le lettere

Buongiorno dottoressa Marilù, le scrivo per entrare nel dettaglio dei problemi carcerari, mentre nell’altra lettera avevo spiegato i miei.

Adesso le spiego la situazione carceraria: abbiamo avuto un’ispezione da parte del magistrato di sorveglianza e siamo stati avvisati due giorni prima, ma non è successo nulla, perché si fermano all’ingresso e invece non vengono a vedere nelle celle come viviamo.

Tre persone con due armadietti per le nostre cose, e il terzo deve metterle o nelle buste e negli altri due armadietti. In bagno non abbiamo nulla per appoggiare shampoo, carta igienica, detersivi, nella zona cucina mettiamo le pentole appese ad un bastone della scopa. La Messa, da quando sono entrato in questo carcere, è stata celebrata solo 4 volte, incredibile… Abbiamo una sola telefonata all’avvocato al mese e quattro alla famiglia. Non parliamo del cibo dell’istituto poi… la domenica il carrello passa solo a pranzo, mentre a cena niente (se una persona non fa la spesa, non mangia). Io fortunatamente ho la possibilità di fare la spesa, e avendo figli minori ho otto colloqui al mese ma solamente quattro pacchi.

Ho fatto domanda tramite il medico, ho chiesto un dispositivo che serve per farmi camminare meglio, ma mi è stata rigettata; ho i miei piedi con dei problemi e tra un po’ non potrò camminare. Poi parliamo dei diritti sanitari?! Io personalmente sono entrato con problemi di droga e alcool e loro, così come il magistrato di sorveglianza, dicono che non ho diritto ad andare in comunità, o in una struttura idonea a risolvere il mio problema, anche se lieve.

Ho avuto problemi nel far entrare un libro del codice penitenziario, ho dovuto richiedere l’intervento della direttrice ma ad oggi ancora non l’ho ricevuto. Penso che per il prossimo colloquio lo riceverò.

Dottoressa Mastrogiovanni Marilù tenga conto che se la direzione dovesse sapere che sono stato io a denunciare questa situazione rischio il trasferimento e ho figli minori che hanno molti problemi anche economici. Quindi io le firmo e le dirò tante altre cose su questo carcere, ma dopo le udienze. Quando sono entrato in carcere non mi hanno fatto fare neanche una telefonata e per le autorizzazioni alle telefonate pretendono un contratto originale e timbrato dal gestore telefonico. Nel mio caso, mia madre ed io stesso abbiamo lo stesso numero da vent’anni, dove lo troviamo il contratto? E la fotocopia non va bene!!! Io da quattro mesi non riesco ad avere un’autorizzazione per chiamare, e ho costretto mia madre a fare una scheda nuova presso le Poste Italiane, che le invieranno il contratto via mail. Vedremo se le andrà bene.

Sono stanco, ho bisogno di aiuto, il mio piccolino di quattro anni ogni volta mi chiede quando torni a casa, e la notte si sveglia piangendo perché mi cerca. Sto vivendo un incubo.

Io ho i miei figli, bimbi piccoli, da mantenere, se dovessero andare male le udienze dovrò necessariamente cambiare carcere, ma necessito di andare qui vicino. Farò domanda per trasferimento lavoro, io ho sia l’abitazione sia attività di famiglia, devo dare il mantenimento ai miei figli come ho fatto sempre nella mia vita. Poi una cosa inconcepibile e assurda: della mia compagna i servizi sociali non se ne fregano niente. Cerchiamo di rendere pubblico il malfunzionamento sia dei servizi sociali, sia del tribunale dei minori, sia del tribunale sorveglianza, sia dell’istituto penitenziario per violazione dell’art. 3 della Costituzione, dei diritti umani e, vedendo ancora meglio, anche nei confronti della mia famiglia (art. 30 e 31 della Costituzione). Io purtroppo da qui non posso fare nulla. Se non ricordo male, ti ho dato i contatti di mia madre e della mia compagna, ma ribadisco: sono a tua completa disposizione, perché questa sofferenza mia e di tutti i detenuti deve finire. Capisco che in questo momento il corona virus è prioritario, ma anche noi stiamo soffrendo. Ti saluto con stima.

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Spettabile dottoressa Marilù Mastrogiovanni, ti scrivo questo mio terzo scritto. Concludendo la vicenda del carcere: dovevo fare il colloquio con la mia compagna e i miei adorati figli, mentre il venerdì precedente mi hanno avvisato di preparare la mia roba, che dovevo essere trasferito. I trasferimenti li fanno apposta il giorno dei colloqui, lasciando fuori tre minori in fila, e al momento del rilascio dei documenti hanno comunicato loro il trasferimento, e ancora una volta hanno impedito l’entrata del libro dei diritti dei detenuti e codice penitenziario. Adesso sono a (XXX) : quel giorno partimmo in 8verso tre destinazioni diverse. Io che ho tre bimbi minori sono stato mandato a (XXX); secondo me l’hanno fatto apposta, anche perché la dottoressa, quando sono andato ai colloqui, ha fatto loro notare che io, essendo dipendente da cocaina, non ero compatibile con il regime carcerario. Anche per il dottore XXXX io non ero da comunità, mentre le leggi in materia sanitaria dicono altro. Adesso qui altri detenuti mi hanno dato sia il codice penitenziario sia i diritti del detenuto; nella prossima settimana mi metterò a studiare e se vuoi potresti girare le mie tre lettere al garante dei detenuti.

Adesso ti racconto in breve il carcere di (XXX): è un incubo, qui siamo tornati indietro nel tempo. Accoglienza da parte dell’ispettore abbastanza gradevole. Qui siamo circa 100/120 persone, sempre un sovrannumero rispetto alla capienza per legge.

In cella siamo 4 in una stanza 4×4, e abbiamo servizi igienici con water e lavandino con solo acqua fredda. Lì dobbiamo anche lavare le pentole.

la doccia è in comune sul piano e si gestisce secondo degli orari, e credimi, è terrificante… muffa sui muri, sporcizia dei piatti, doccia non sempre calda, la finestra della doccia è tutta arrugginita e non si chiude. Ad oggi (08/03/2020) non sono stato sentito né dal Sert, né dalla psicologa, né dallo psichiatra, né dall’educatrice.

Io vorrei sapere perché questo carcere è ancora aperto! Il garante o il magistrato di sorveglianza dove sono? Io domani andrò a rapporto dall’ispettore; vedremo cosa succede. Il responsabile (un’assistente) dell’ufficio telefonate colloqui mi ha comunicato che se il giudice XXX non autorizza i colloqui alla mia compagna, non la farà entrare e di conseguenza non posso vedere i miei figli, a prescindere dal fatto che adesso siano bloccati i colloqui ai minori per il corona virus, anche se non so se sia un decreto ministeriale o un’iniziativa dell’istituto penitenziario.

Altro problema dallo stesso assistente: mia madre deve dimostrare che io sono suo figlio e senza certificato neanche lei potrà entrare. Cercheremo di risolvere ma per ora io non potrò fare i colloqui, mi sembra un paradosso: loro mi avevano fatto fare i colloqui a XXX. Per quanto riguarda la mia compagna, io ho chiesto al giudice xxx il giorno XXX di provvedere a risolvere il problema: ci vediamo in un posto protetto da telecamere e dove viene documentato chiunque entri o esca dal carcere…. Come ti ho già detto le violazioni sono tante, sia della Costituzione, sia del diritto penitenziario. Cerca di fare qualcosa, perché io sono stanco e penso che dalla settimana prossima inizierò di nuovo lo sciopero della fame.  Sto cercando di mettermi in contatto postale con il garante dei detenuti che oggi 08/03/2020 ho sentito in tv.

Con la presente porgo distinti saluti e spero in un tuo interessamento.

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