Taranto, comitato Niobe: “Subito un consiglio monotematico”

I genitori del comitato Niobe, impegnati sulle aree contaminate di tutta Italia accusano il sindaco Rinaldo Melucci di scarsa concretezza e chiedono un consiglio comunale monotematico

Di Daniela Spera

In seguito all’ennesimo proclama del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci che, questa volta, osa sfidare il gruppo franco-indiano ArcelorMittal, imbracciando il vessillo della chiusura dello stabilimento, i genitori del comitato Niobe, che raccoglie le istanze di diverse realtà che sul territorio nazionale affrontano problemi sanitari in aree contaminate, rispondono così: ‘Dopo aver appreso dalla stampa le dichiarazioni del sindaco Rinaldo Melucci in merito alla critica situazione in cui versa la città a causa della fallimentare gestione della fabbrica ex Ilva, oggi gestita da ArcelorMittal, riteniamo utile e doveroso, e soprattutto urgente, tornare a parlarne in un consiglio comunale monotematico a Palazzo di Città perché il futuro di Taranto non sia più delegato agli altri e i protagonisti di questa storia siano i tarantini e le amministrazioni locali con le loro responsabilità istituzionali. Ci rivolgiamo al sindaco, quindi, affinché si adoperi a tutelare i cittadini con atti concreti’.

E proprio quegli atti concreti sono mancati da parte del primo cittadino che pare non essere pienamente consapevole dei propri poteri e delle proprie specifiche responsabilità se, per avere informazioni in merito alle intenzioni del governo, è costretto a sperare in qualche notizia tramessa dai telegiornali.

Sarebbe stato sufficiente invece citare la sentenza della Corte Europea del 24 gennaio 2019 (caso Cordella e altri contro l’Italia) che ha condannato l’Italia per non aver protetto i cittadini di Taranto.

Sarebbe stato sufficiente ricordare al Governo che entro il mese di marzo il Comitato dei Ministri della Corte europea valuterà lo stato di esecuzione della sentenza e che per questo motivo è necessario intervenire immediatamente affinché venga rispettato quanto stabilito dai giudici europei.

Invece no. Il sindaco di Taranto ha preferito lanciare un messaggio privo di concretezza e, ancora una volta, finalizzato a fare breccia sul popolo anziché sui reali responsabili della drammatica situazione ambientale e sanitaria della città.

Riportiamo integralmente di seguito il suo comunicato stampa:

Ogni giorno attendiamo col fiato sospeso risorse per le bonifiche e il rilancio economico, misure straordinarie per la salvaguardia dei posti di lavoro, sforzi coraggiosi perché nuove tecnologie non consentano che si perseveri in una produzione di acciaio incompatibile con la vita umana. Ad ogni telegiornale sgraniamo gli occhi per scovare tra i titoli novità non di facciata sul Cis Taranto e sul DL Taranto. Ma niente, tutto quello che ci arriva sono solo e sempre notizie di abbuoni finanziari e contrattuali al privato e di carte bollate per prolungare l’agonia e la presa per i fondelli di centinaia di migliaia di cittadini del sud. Nessuno slancio sincero per Taranto, ormai non c’è più nemmeno un briciolo di pudore e capita che ArcelorMittal, quello che definivano il “più grande” di tutti, quello “più sostenibile” e “giusto”, metta gli uffici legali a ferro e fuoco per ostacolare la richiesta di riesame dell’Aia avanzata dalle Istituzioni della Repubblica Italiana. Altri motivi aggiunti ieri sera, i peggiori di tutti stavolta, perché sembra evidente che non vogliano concedere, nel dibattito, alcun margine ai dati sulla valutazione del danno sanitario. E ciò nelle ore in cui tendono l’altra mano al Governo per un nuovo piano. Ci chiediamo quale sia il vero volto di ArcelorMittal. Dice bene il Ministro Patuanelli, la gara del 2017 andava aggiudicata valutando soprattutto i criteri ambientali. Con questi presupposti come possiamo aspettarci che daranno mai aperture su di un accordo di programma che preveda la chiusura delle aree a caldo dello stabilimento, come a Genova già venti anni fa, non di più o di meno di Genova, esattamente come a Genova.

Ci rivolgiamo perciò al Presidente Conte: lei si presentò a tutti noi come l’avvocato degli italiani. Lei che anche dinnanzi ai comportamenti offensivi di ArcelorMittal ha risposto sempre con stile e senso di responsabilità. Prendiamo tutti consapevolezza che l’Italia può avere l’acciaio in altre maniere, accettiamo una volta per tutte il fatto che non sarà ArcelorMittal a salvare e riconvertire l’Ilva di Taranto, ce lo stanno dicendo a chiare lettere, stiamo facendo fatica inutile su tutti i tavoli negoziali ed istituzionali, sembra si stiano prendendo persino gioco della magistratura italiana. Già la vedo in tv la ridda di esperti industrialisti che si riaccende e si scandalizza. Ma Taranto è stanca. Non vediamo più prospettive per il modello Ilva di ArcelorMittal, a queste condizioni siamo interessati solo alla chiusura. Diversi Governi e quasi tre anni di lavoro intenso, senza pregiudizi, di tutti noi, non hanno prodotto progressi degni di nota. Presidente, ci difenda lei, interrompa subito ogni dialogo con questi signori, non c’è più niente da fare. Noi agiremo già da oggi di conseguenza. Sia il nostro avvocato. L’Italia saprà riorganizzarsi come sempre e saprà prendersi cura in maniera intelligente dei lavoratori’.

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