Taranto: capelli, unghie e dentini dei bimbi sotto esame

Al convegno della Uil “Saperne di più per essere consapevoli”, al vaglio i dati delle ultime ricerche e monitoraggi. Ma si è in attesa di nuovi riscontri sulla naftalina nelle urine delle donne e su oltre 200 dentini da latte raccolti e inviati in USA

Di Daniela Spera

Saperne di più per essere consapevoli’, questo il tema del primo incontro informativo organizzato da Uil Taranto, il 3 dicembre scorso, presso la sala ‘Resta’ del Centro Congressi della Camera di Commercio.

Un incontro pubblico, trasmesso anche in streaming, che ha voluto iniziare un “nuovo racconto” su Taranto, partendo dai dati.

L’impatto dell’industria ingenera crescente preoccupazione e siamo chiamati a lavorare su un nuovo modello di sviluppo. Ma occorre conoscere i dati prima di intraprendere qualunque iniziativa, un percorso di consapevolezza è indispensabile per riequilibrare il giudizio senza allarmismi’ così ha salutato la platea Luigi Sportelli, presidente della Camera di Commercio di Taranto, seguito da Giancarlo Turi, segretario generale Uil Taranto secondo il quale è arrivato il momento di costruire un nuovo racconto.’

Non solo. Stefano Rossi, direttore generale Asl Taranto, ha rincarato la dose aggiungendo cheè un momento storico in cui le fake news si sprecano’ e ha aggiunto che ‘noi oggi daremo dati non faremo racconti’.

La comunicazione dei dati e la corretta informazione sono stati i temi cruciali dell’incontro moderato da Enzo Ferrari, direttore di ‘TarantoBuonaSera’, che ha poi ceduto la parola a Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione Asl Taranto. Ha introdotto il suo intervento precisando di aver cominciato a fare questo mestiere a Taranto ‘contando i morti, il che non è il massimo per chi vuole fare prevenzione’. E, infatti, i dati sui morti, sono arrivati sotto la spinta degli attivisti e della magistratura. Dati che hanno rivelato una verità inequivocabile. Dati che hanno scosso l’opinione pubblica, perché quei morti sono stati causati dall’attività dello stabilimento siderurgico, a lungo considerato il fiore all’occhiello della produzione di acciaio a livello europeo.

Conversano ha spiegato che il livello di attenzione è, comunque, sempre molto alto in tema di monitoraggio sanitario e ambientale, nonostante, la situazione, a suo dire, sia nettamente migliorata. Le maggiori criticità restano i ritardi nella bonifica del mar Piccolo che impediscono la commercializzazione dei mitili in totale sicurezza. Un nuovo dato allarmante è però emerso, in seguito alla campagna di biomonitoraggio effettuato con il Centro Salute e Ambiente che ha messo in evidenza la presenza di idrossinaftalene e di idrossipirene nelle urine delle donne.

Risultati inaspettati che necessitano di un’indagine accurata da parte di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per comprenderne la causa.

 

Il direttore del dipartimento di prevenzione ha parlato, inoltre, di effetti a breve e a lungo termine. Questi ultimi generano patologie, oltre ai tumori, legate ai danni al Dna, i cui effetti non potranno esaurirsi al raggiungimento di un’ottimale qualità dell’aria ma si trasmetteranno alle generazioni future ancora per diversi anni. Fino a quando è impossibile saperlo.

Ha inoltre sottolineato la maggiore vulnerabilità della popolazione tarantina ai picchi di inquinamento da Pm10 (polveri sottili) e la necessità di proteggere la popolazione più compromessa: ‘Noi, del settore sanità, non ci siamo mai fidati del rispetto dei limiti di legge perché questo non è sufficiente a garantire la salute’.

 

Sante Minerba, Dirigente U.O. attività statistiche ASL Taranto, ha percorso la storia del lavoro di studio del fenomeno inquinamento e della raccolta dei dati sanitari dal 1990, quando il sito di Taranto venne dichiarato a rischio di crisi ambientale con Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30 Novembre 1990 insieme ai comuni di Crispiano, Massafra, Montemesola, fino a oggi. In tutto sono state monitorate 34mila persone. Nel corso del suo intervento ha, inoltre, mostrato un’immagine del rione Tamburi risalente al 1951, lanciando una stoccata a quanti, nei vari talk show, sostengono erroneamente che quel quartiere è sorto dopo l’Ilva, costruita nel 1960. Il dirigente ha anche lanciato un appello alla cittadinanza: fare pressione affinché il sistema di raccolta dati sia più efficiente e ci consenta di avere dei dati sulla salute dei cittadini sempre più aggiornati e recenti.

Qualche lieve polemica è sorta nel corso dell’intervento di Antonia Mincuzzi, Igienista ASL Taranto, che si è mostrata sconcertata dal fatto che molti cittadini ignorano l’esistenza del registro tumori. Rivolgendosi ai più sensibili sul tema ha invitato a collaborare per la divulgazione dei dati che comunque si fermano al 2013. ‘Sono dati vecchi’ ha ribadito la dott.ssa Mincuzzi, che ha inoltre spiegato che in relazione alla mortalità dei tumori infantili i dati frammentati non consentono di dare dei numeri certi. Tuttavia ha confermato che le incidenze, cioè i nuovi casi di patologie tumorali in età pediatrica, risultano a Taranto in eccesso rispetto alla media regionale. Del resto, il quinto rapporto dello studio Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) lo riporta chiaramente: In questo sito sono stati registrati 173 casi di tumori maligni nel complesso delle età considerate (0-29 anni), dei quali 39 in età pediatrica e 5 nel primo anno di vita.’ In altre parole il 22% dei tumori maligni (soprattutto linfomi) in età giovanile colpisce i bambini e circa il 3% i neonati. A questi concorrono anche i sarcomi dei tessuti molli e dei tessuti extraossei. Dai 20 ai 29 anni, invece, si evidenzia il 70% in più d’incidenza dei tumori della tiroide al quale contribuisce soprattutto il genere femminile.

Dopo aver esposto i numerosi casi di cirrosi epatica, all’esperta abbiamo fatto notare la mancanza dei dati aggiornati (2002-2015) relativi alle malformazioni congenite che riflettono esposizioni recenti alle emissioni nocive. Anche in questo caso a Taranto vi è un eccesso rispetto alla media regionale. Tali dati, contenuti nello studio Sentieri, consentono tuttavia di analizzare solo i casi di malformati nati e non comprendendo pertanto i casi con malformazioni oggetto di interruzione volontaria di gravidanza.

Grande assente nel dibattito è stato il tema della prevenzione primaria. L’epidemiologia non ha solo una funzione di raccolta dei dati fine a se stessa ma rappresenta un indicatore importante per mettere in campo azioni di prevenzione allo scopo di evitare ulteriori vittime. E ancora non è chiaro quali interventi reali siano previsti a tutela della salute dei cittadini di Taranto.

Il tavolo dei relatori. Da dinistra a destra: Enzo Ferrari (direttore di “TarantoBuonasera”), Michele Conversano (direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto), Giancarlo Turi (Segretario Generale della Uil di Taranto), Luigi Sportelli (Presidente CdC Taranto), Stefano Rossi (Direttore Generale della Asl di Taranto), Antonia Mincuzzi (igienista presso la Asl di Taranto), Sante Minerba (Dirigente U.O. per le attività statistiche presso la Asl di Taranto)

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