Ma Taranto non è Venezia. Taranto è solo l’acciaieria più grande d’Europa. Solo la città più inquinata d’Italia.
Di Luigi Cazzato
Proviamo a immaginare con un po’ di audacia che Venezia non si trovi nella sua laguna ma nel golfo di Taranto. Al posto di Taranto cioè.
E proviamo a immaginare che questa città abbia il problema delle maree, dell’acqua che si innalza e invade le sue strade. Immaginiamo, anche, che in questa Venezia meridionale si progetti un imponente sistema tecnologico a difesa della città per impedire ai marosi di invaderla. Un sistema costosissimo ma necessario perché la città è un patrimonio nazionale e mondiale inestimabile.
Succede però che qualcosa non va. Dopo decenni di progettazione, lavori, scandali e milioni di euro spesi, il sistema di difesa non è ancora pronto e forse non lo sarà mai. Allora il mare entra dentro la città, come e più di prima, a sfregiare i suoi monumenti e passate meraviglie.
Immaginate, infine, compito più facile questa volta, cosa dicono i “tarantini” al nord del fattaccio “veneziano” al sud: ecco i soliti sprechi e le solite inefficienze, le solite incapacità del sud ad affrontare i problemi e risolverli. E’ inutile, se la cercano. Conoscevano il problema ma non hanno fatto abbastanza per affrontarlo.
Noi qui nel nordest lavoriamo e loro nel sud-est sperperano i nostri soldi in progetti faraonici e cattedrali nel deserto. Cioè nel mare. Ci vuole autonomia differenziata. Che i soldi rimangano dove vengono sudati e ben adoperati.
Ora smettiamo di immaginare e facciamo tornare la Serenissima su e la “molle Tarentum” giù. Quest’altro gioiello della penisola italiana, la capitale della Magna Grecia coi suoi ori, “quell’angolo di mondo che più d’ogni altro m’allieta” (Orazio), dopo più di mezzo secolo di modernizzazione forzata non allieta più nessuno. Muoiono gli operai, muoiono i bambini degli operai, muoiono le capre degli ultimi pastori, muoiono le pietre degli ultimi contadini. Adesso che l’ultimo padrone (franco-indiano) se ne va, muoiono anche gli ultimi altiforni.
Sembra che basti uno dei 6 milioni di euro spesi per il problema Venezia per risanare Taranto e farla ri-vivere. Ma Taranto non è Venezia. Taranto è solo l’acciaieria più grande d’Europa. Solo la città più inquinata d’Italia. Solo una realtà produttiva che se si ferma fa perdere in un battito di ciglia punti di PIL all’intero paese, specie al nord che inghiotte gran parte del suo acciaio.
Né i tarantini sono veneziani: figli di Taras, un dio minore, di trascurabile importanza. Il dio potente è quello del nord e si chiama Mose. Certo, farlo nascere costa. Ma San Cataldo è solidale e non lesinerà i sghei a San Marco e il suo leone.
Chiamiamola solidarietà indifferenziata.
Fonte: Il Corriere del Mezzogiorno
Sostieni il Tacco d’Italia!
Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.
Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.
Grazie
Marilù Mastrogiovanni
------
O TRAMITE L'IBAN
IT43I0526204000CC0021181120
------
Oppure aderisci al nostro crowdfunding