Oggi non è un giorno come un altro; mi sveglio con la consapevolezza di una data che per me è particolare. Talmente particolare, da preannunciare il suo arrivo, iniziando a farmi sentire il suo peso già da qualche giorno prima. Di solito però lo ignoro e vado avanti.
Di solito.
Oggi, però, è anche il compleanno di Fabrizio, che condivideva con me il peso di questo maledetto giorno, tanto da non aver mai accettato volentieri i miei auguri.
Quasi mai.
La prima volta che ha preteso i miei auguri è stato per il suo cinquantesimo compleanno.
L’ultimo.
Ecco, vedi? Nemmeno Fabrizio c’è pi. . .
Ecco cosa mi spinge a seguirla: il fatto che le sue prese di posizione pubbliche non sono mai qualcosa di campato in aria, il vezzo di chi si sente intellettuale o – peggio – artista. Men che meno la scelta di campo più “comoda”. Al contrario: affondano nel privato, si nutrono di carne e sangue. e sono il frutto di uno scambio continuo fra ciò che il vissuto le ha lasciato e la fatica quotidiana di restare coerenti con sé stessi. Con persone come lei vale la pena confrontarsi sempre.
Quindi, semplicemente grazie. Alla ragazzina di ieri. Alla madre di oggi.
Ho scoperto questa storia tragica e bellissima per caso, solo perché mi ero messo a rivedere attraverso RayPlay, “Una donna”, uno sceneggiato che molto mi aveva colpito in gioventù. Sua madre recitò in “Una donna” in una piccola ma intensissima parte (Erika). Grazie per quello che lei ha scritto, mi permetto di salutarla con grande vicinanza ed affetto