La Samara

samara challenge salento

La challenge che ha spopolato tra gli adolescenti. In salsa salentina.

Di Thomas Pistoia

Gigi ride forte, poi resta lì, col cellulare in mano. Lo fa apposta, perché qualcuno dei suoi amici gli chieda cos’ha visto sui social di tanto comico. Invece nessuno lo considera. Tutti, lui compreso, stasera hanno fatto il bis e pure il tris di birra alla spina grande. Sono in quella fase in cui l’alcool non è ancora salito, mentre il luppolo sta facendo i cento stile libero nei succhi gastrici. Tra un quarto d’ora, quando l’alcool avrà conquistato la vetta dei loro cervelli e il luppolo sarà uscito dalla vasca per farsi intervistare senza cuffia dal giornalista di RaiSport, poco prima di salire sul podio, allora sì, rideranno.
Oh, se rideranno! Per ogni minima cazzata, rideranno! Ma adesso no. Adesso guardano in giro, un po’ qua, un po’ là, in attesa di un rutto che non arriva. Battono il piede fuori tempo e ripetono con Achille Lauro nello stereo dell’auto, selavì lavì nana na-na-na.
La verità è che la serata è un mortorio e Gigi saruttu li cuiuni. Pensa di andarsene a casa. Ok, però poi quando il rutto arriverà e l’alcool salirà e il luppolo eccetera eccetera, che farà? Se ne starà nella sua stanza a ridere da solo? Eh, no, cazzo! Ora li sveglia lui, ‘sti tre fessa!
– Oh! Ma non avevamo detto che saremmo andati a cercare il fantasma?
– Mh.. Sì. Il fantasma de stu cazzu – risponde con la bocca impastata, Lucio, seduto sul sedile di dietro.
Sandro comincia a ridacchiare. Ecco, per lui l’alcool è quasi in cima e il luppolo si sta togliendo la cuffia tra gli applausi. Gigi insiste.
– Il fantasma, quello del ring, no, del film… Questo qua che sta su Instagram!
E solleva il cellulare fino al tettuccio, per far vedere a Lucio, ma anche a Franco e Sergio, di cosa sta parlando.
C’è una tipa, nel display. Sta scalza, in camicia da notte, in mezzo a una strada. I capelli lunghi sono rivoltati contro la faccia, il corpo ha una posa inquietante. Un’auto la illumina coi fari, poi inchioda malamente. Chissà se la persona alla guida identifica l’apparizione come “quella del film”, oppure se la fa addosso e basta, perché ha paura a prescindere, perché è notte, perché a due passi c’è il cimitero. L’inversione di marcia è scomposta e immediata. Le urla di terrore oltrepassano l’abitacolo, mentre il fantasma avanza claudicando. Uno stridìo di freni, poi la fuga a tutto gas.
– Di dov’è questa? E’ quella di Taranto? – chiede Sergio.
– ‘Sta cosa la stanno facendo in tutta Italia da un po’. Da noi è arrivata in queste ultime settimane – risponde Gigi, soddisfatto di essere riuscito finalmente a conquistare l’attenzione dei suoi amici.
– Sì, ma c’è una differenza, però. Da noi lo scherzo si conclude con la vittima che esce dall’auto, rincorre la Samara di turno e la binchia de mazzate! – dice Franco.
Ridono tutti.
– Che io questo sto dicendo! – aggiunge Gigi, che si sta esaltando – La figlia della Maria, quella che abita vicino allu Tonio, l’hanno vista conciata così ieri sera qui in paese, sulla strada del cimitero. Magari lo fa anche stasera, perché non andiamo a vedere?
– Anche fosse? – chiede Franco – Ok, la vediamo. E poi?
– A me m’è sempre stata sul cazzo – dice Lucio – Per cui la inseguiamo e la binchiamu de mazzate.
Di nuovo risate, stavolta più sghignazzanti.
Il luppolo nei loro stomaci sta rispondendo alle prime domande del giornalista… E’ stata una bella gara, mi sono allenato tanto per giungere a questo risultato, speriamo mi facciano fare la pubblicità dello shampoo… L’alcool ha piantato la bandiera sulla vetta e sta baciando il terreno. Sergio accende il motore e fa andare l’Opel di suo padre, mentre i Coma Cose cantano a qualcuno che la sua testa è un gigantesco centro sociale.
Così comincia la caccia alla Samara di questo paese, che poi sarebbero in realtà due paesi, hanno fatto la fusione; va beh, sono gli stessi diecimila cristiani con una stazione e un cimitero, appunto. Le amministrazioni comunali ci mettono sempre il carico a denari facendo in modo che, chissà perché, l’illuminazione pubblica nei pressi dei camposanti sia sempre un po’… come dire… poca. No, è proprio che non c’è. Forse pensano di sfruttare il chiarore dei lumini delle lapidi.
L’Opel fa un primo giro. Niente.
Un secondo giro. E niente.
Un terzo, un quarto, un quinto, un decimo giro. Niente. Lo stereo ha finito di far cantare la cartella “Indie” dentro la chiavetta usb, ora ha dato il via a quella “Sanremo 2019”.
– Ma ceccazzu de musica sta minti? – dice Franco, mentre Il Volo fa un do di petto.
– Lo stereo lo usa anche mio padre – risponde Sergio – Torniamocene a casa, vagnoni, stiamo girando come dei co… Ehi! Eccola!

Sì, eccola. E’ Samara. Ha fatto capolino da dietro un albero, lì, sul ciglio della strada.

I quattro lanciano all’unisono un urlo come di vittoria.- Ferma, ferma! Scendiamo!
– Dai, andiamo a prenderla a calci nel culo!
L’auto inchioda. Sergio, Franco e Lucio scendono e corrono verso l’albero. Gigi resta un attimo indietro, sta preparando il cellulare che, cazzo, sta finendo la batteria. No! Non adesso! Resisti! Resisti solo 5 minuti, telefono della minchia!
Senti come urla la figlia della Maria, vedrai che le passerà la voglia di fare il fantasma!
Il luppolo sta ricevendo la medaglia d’oro e guarda il suo nome sul tabellone, c’è scritto “record del mondo”. L’alcool sta facendo la pubblicità della grappa bocchino in mezzo alla neve e grida allegria.
– Vagnooooooniiiiii! Aspettate! Aspettate, tenetela lì che le faccio il vid…
Ma dove cazzo sono finiti?
Soltanto ora Gigi si rende conto che è calato tutto intorno un silenzio irreale. Pesante.
– Oh!
Gli risponde soltanto un’eco sfumato.
Gigi ride. E chi l’avrebbe mai pensato che si sarebbero messi d’accordo con la figlia della Maria per rivoltare lo scherzo contro di lui! Cosa le avranno chiesto in cambio? Che poi in effetti in paese si dice pure che la figlia della Maria è una brava a fare…
Alle sue spalle. Un respiro affannoso.
Si volta di scatto e, deve ammetterlo, gli piglia un colpo sul serio. Il trucco è davvero ben fatto. I capelli davanti alla faccia sono neri e lucidi, umidi. La carnagione della ragazza è quasi bianca, il corpo vacilla con le braccia aperte dentro la vestaglia chiara, costellata di macchie opache. I piedi piccoli e sporchi calpestano nebbiosi l’asfalto.
Ora però Gigi si riprende. Cerca di non dare a vedere che l’apparizione gli ha fatto effetto.
– Ehi, complimenti! Ti sei conciata che sembri proprio la Samara!
Si guarda intorno.
– Dai, vagnoni, venite fuori, non ci sono cascato, vi è andata male!
Silenzio. Si rivolge di nuovo alla figlia della Maria.
– Dai, dimmelo, dove si sono nascost…
Una frazione di secondo. La figura biancastra si è mossa, come una folata di vento gelido. Gigi ha sentito un suono simile a quello che fa il lancio di un pugnale, poi se l’è ritrovata addosso, ma proprio addosso, addosso da far schifo, schifo e freddo, come sono gelide le dita che l’hanno afferrato per il collo.
Deve ridere? Deve far vedere che lo scherzo non è riuscito? Lo farebbe, se riuscisse a capire come ha fatto la figlia della Maria a muoversi tanto velocemente; lo farebbe, se quella cazzo di mano ghiacciata non stesse stringendogli la trachea fino a fargli perdere il respiro. Lo ha sollevato. Sente che le sue gambe arrancano nell’aria.
I capelli si sono aperti davanti al volto della figlia della Maria, lo mostrano in tutto il suo orrore, ma tanto è solo trucco, vero? Però l’alito che vien fuori da quelle labbra è fetido e emana nuvolette fradicie che sanno di legno marcito.
– Aaaaaaaah!
Il giovane prova a urlare, ma il respiro gli manca, non riesce a pronunciare il nome dei suoi amici, a chiedere aiuto. Il cellulare gli cade di mano, chissà cosa ha ripreso finora, chissà quante visualizzazioni su Youtube farebbe con una scena del genere. Ma è un quesito che diventa meno affascinante nel momento stesso in cui il piede della ragazza schiaccia il display e lo manda in frantumi.
Gigi vorrebbe protestare. Cerca di fare uno sguardo cattivo. Vorrebbe dire “mo’ me lo paghi”, invece sta zitto, mentre le sue gambe smettono di agitarsi a vuoto.
Allora, allora finalmente capisce e riesce a mormorare.
– N-non è possibile… Tu… Tu sei…
Lei lo tira più vicino a sé, inclina il capo e, sorridendo, gli mette la bocca all’orecchio. La sua voce non ha nulla di umano.
– Sì. Sono io. Sono Samara.

QUELLA VERA

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