Sì. Sì, vi capisco. La prima volta è così per tutti.
Siete scesi dall’auto e avete cominciato a camminare a piedi per raggiungere il mare. Ora più andate avanti, più restate a bocca aperta. Per la meraviglia. Per la bellezza.
Siete turisti, non sapete nulla di questo posto, se non quello che recita il depliant che vi ha dato la vostra agenzia viaggi, il tripadvai-coso di turno, il breve resoconto mandato a memoria da un albergatore, forse la conversazione in un bar.
Non sapete, non potete sapere, prima di venire qui non avreste mai immaginato che al mondo esistesse un posto così; che se voleste descriverlo a parole, neanche ci riuscireste.
E voi invece? Voi non siete turisti, siete salentini. Ma ne sapete quanto ne sa un forestiero, forse perché siete troppo giovani. Forse, alla fine, vi interessa solo il mare, fare il bagno, rosolarvi al sole e a malapena intuite che questa non è una spiaggetta qualsiasi. Sì, lo so, il chioschetto che vende le granite rende tutto più normale, più estivo, ma voi, ve lo ripeto, non siete turisti, non vi potete permettere di non sapere.
Forse non è neanche colpa vostra, è che questa storia si propaga come una voce di paese, un “si dice” rafforzato dalle celebrazioni per gli anniversari e da qualche saltuario servizio del tg regionale, da qualche articolo di giornale. Eppure tutti dovrebbero conoscerla, soprattutto voi che, ignari, avete addosso la responsabilità di fare in modo che il sacrificio più grande non sia stato vano.
Il dio denaro aveva ghermito questa meraviglia e si preparava a farne scempio, ma ha trovato sulla sua strada un ostacolo. Uno solo. Piccolo. Ma immenso.
No, voi forse state immaginando una sorta di dea Minerva, una Wonder Woman, o un’eroina con maschera e mantello. Niente di tutto questo. Niente di diverso da una semplice cittadina, una come me e come voi. Una persona normale, dal sorriso pulito, animata da quell’arma così vulnerabile che chiamiamo coscienza civile, o forse, molto più semplicemente, dall’amore per la propria terra.
Si è frapposta, da sola, tra questo luogo e il dio denaro. Ha fatto scudo col suo corpo.
Come il classico granello di sabbia, ha bloccato un ingranaggio che, nella sua presunzione mafiosa, nella sua stoltezza, credeva di essere perfetto.
Hanno creduto che bastasse sparare per fermarla. Questi esseri immondi non imparano mai, ancora non hanno capito che le idee sono invulnerabili e l’amore è a prova di proiettile.
Così la colata di cemento che doveva riempire di soldi le loro tasche non è arrivata. E loro, loro, i mafiosi con il doppiopetto, sono rimasti nell’ombra, in agguato, in attesa della prossima occasione.
Per questo, per questo dovete conoscere, tutti devono essere consapevoli di quanto sia importante proteggere questa meraviglia. Dovete rendervi conto che questa è roba vostra, nostra, dei nostri figli e che nessuno ha il diritto di distruggerla. Nessuno, nelle stanze dei bottoni, può rendere vano l’atto d’amore di chi ha donato il suo sangue per tutto questo.
State in guardia. Siate sentinelle.
Ascoltate… Ogni cosa, qui, ripete il suo nome.
Ascoltate, ascoltate.
Il rumore del mare, lo schiaffo della risacca sullo scoglio, la brezza che attraversa la pineta e il canto del grillo, il profumo del mirto, la chiacchiera giocosa della capinera, il ronzìo preciso del calabrone, il fiorire imperioso del ginepro e l’eco di ogni voce urlata per gioco o per passione dentro le spunnulate buie, ripetono il suo nome.
E il sale luccicante nel periodo di secca, lo sguardo delle torri all’orizzonte, il passo del viandante sugli scalini di radice e terra, la prepotenza dolce delle sorgenti, la solitudine fredda delle grotte e lo sfrecciare del pesce nel verde azzurro infinito.
Ripetono il suo nome.
Ascoltate.
Tutto, tutto Porto Selvaggio, continuamente, febbrilmente, ripete, ripete il suo nome, come intonando un canto o sussurrando una preghiera.
Sì, è un ringraziamento perenne.
Lo sentite?
Ecco, ecco che lo dicono ancora.
Fatelo anche voi. Ripetete tutti insieme, sorridendo
Renata Fonte
Renata Fonte
Renata Fonte
Renata
Fonte
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