Scu, l’Università itinerante di Dalla Chiesa la studia nel Salento

di Marilù Mastrogiovanni

Oggi aprirò i lavori dell’Università itinerante di Nando Dalla Chiesa. 35 studenti venuti dalla Statale di Milano per studiare la sacra corona unita. Finalmente osservatori esterni per capire il fenomeno. Oltre la palude dell’informazione locale

 

Facevo l’Università a Milano. All’indomani della caduta del muro di Berlino la mia generazione e io con loro cercavamo appigli spuntati nelle crepe di quel muro, a cui appendere le nostre idee di ventenni a cui la Storia aveva consegnato un mondo che non capivamo più.
Quell’ondata di possibilità ci schiacciava. Come e dove costruire? Con chi e con che cosa ricostruire?
Ricordo la folgorazione che ebbi sentendo parlare Nando Dalla Chiesa con Claudio Fava: era il 1992, era stato ucciso Giovanni Falcone, che cosa potevamo fare noi, a Milano? Nasceva “Società civile” e poi la “Rete” e noi, andammo. Il richiamo irresistibile e vitale per noi era la parola speranza che quei due concetti, società civile e rete, ci soffiavano nel cervello e nel cuore. Eravamo sotto un tendone bianco, in un quartiere periferico di Milano. Nando dalla Chiesa candidato sindaco. Noi ragazze e ragazzi trovammo nel prof Dalla Chiesa e in Claudio Fava quegli appigli, spuntati nelle crepe di quel muro e nella voragine di Capaci. Si, potevamo usare la parola “speranza” senza sentirci decadenti. La passione che mettemmo nel sostenere la sua candidatura alle comunali a Milano, contro Formentini ancora oggi mi commuove. Vorrei che oggi i ventenni trovassero nelle parole che oggi abbiamo la responsabilità di confezionare per loro, appigli solidi come quelli che Nando Dalla Chiesa ci diede oltre 20 anni fa.
Nando Dalla Chiesa insegnava sociologia alla Bocconi: io facevo la Cattolica ma entravo con il tesserino di mia sorella e sentivo le sue lezioni. Prendevo appunti. Assistevo alle sue sessioni d’esame, per capirne di più ma anche per soppesare la sua umanità nei confronti dei suoi studenti.
Ha seminato nella mia anima.
Lo incontrerò dopo oltre vent’anni oggi, a Cavallino. Sono emozionata: mi sento come quando strinsi la sua mano e quella di Claudio Fava sotto quel capannone, dicengoli solo “grazie”.
Le nostre strade si sono incrociate grazie ai suoi studenti, che mi hanno contattata perché interessati a scrivere tesi sulla sacra corona e sul Tacco d’Italia.
Ancora appigli, nelle crepe e nelle voragini. Ma appigli solidi. Come ero e come sono: oggi incontrerò me stessa nei loro occhi e in quelli del prof. Dalla Chiesa. Oggi tutto riacquista senso.
Oggi, che prima di andare a Cavallino riempio scatoloni per lasciare definitivamente la mia casa di Casarano e interrompo questo “sfacchino” per appuntare per voi e per me stessa queste poche righe.
Oggi sono chiamata ad aprire i lavori della settimana di studio della sua “Università itinerante”, che per la prima volta viene nel Salento ad aprire spazi di Verità sulla sacra corona unita.
Parlerò delle mie inchieste giornalistiche, della differenza tra verità giudiziaria e verità giornalistica, della necessità, per una giornalista investigativa, di andare oltre le veline della procura e gli atti giudiziari. Dei rischi che si corrono quando si va oltre le comode verità delle procure.
Il giornalismo investigativo può e deve caricarsi l’onere di aprire strade nuove verso la Verità e la Giustizia. Strade nuove, ma fondate su quegli “appigli”, quei Valori di Verità e Giustizia in nome dei quali in tanti hanno perso la vita e per i quali siamo qui, a costruire appigli nelle crepe e nelle voragini.

 

Che cos’è l’Università itinerante: https://cross.unimi.it/unitinerante-2019-brindisi-e-lecce/

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