Il capoluogo salentino è in fondo alla classifica delle province per trasporto interurbano e urbano tra le aree periferiche e i plessi scolastici
Nelle scorse ore, la Camera dei Deputati ha detto sì al ddl Carbonaro su promozione e incentivi alla lettura, a contrasto della povertà educativa. L’aula ha approvato il provvedimento con 406 voti. 61 gli astenuti (Forza Italia e + Europa) e nessun contrario. Ora il disegno di legge passerà all’esame del Senato. Si tratta, nelle intenzioni del legislatore, “di uno strumento per rafforzare senso civile e di comunità” grazie anche alla stipula, a livello locale, di “Patti per la Lettura” che coinvolgano Regioni, Comuni e soggetti pubblici come – in particolare – gli Istituti scolastici.
Che cosa, quindi, ci si aspetta dalla scuola pubblica? La risposta è nel report di Openpolis dal titolo “Scuole e asili per ricucire il Paese”, secondo cui la scuola ha il compito di svolgere “nel miglior modo possibile la propria funzione educativa” superando “differenze culturali, disuguaglianze economiche e divari territoriali”. L’ambito geografico, infatti, non è un elemento secondario nella definizione del successo o dell’insuccesso di tale missione.
Vivere nelle zone interne significa trovarsi in quelle aree del Paese più distanti dai servizi essenziali (istruzione, salute, mobilità) ai quali è più complicato accedere
In questo senso, la scuola “è uno dei servizi che più contribuisce a modellare la fisionomia di un territorio, sia esso il quartiere di una grande città o un piccolo comune montano”.
Secondo l’approfondimento di Openpolis, tra le 10 province italiane con il maggior numero di ragazzi (tra i 6 e i 18 anni) che vivono in aree periferiche e ultraperiferiche (cioè ad almeno 40 e 75 minuti dal centro più vicino), Lecce è in quinta posizione con 22.892 studenti. Nelle città prese in considerazione, è interessante verificare quanto e come le scuole siano collegate, analizzando i dati del Miur. Per il capoluogo salentino, il 26,52% dei plessi è raggiungibile tramite i mezzi del trasporto pubblico urbano; il 68,86% attraverso gli scuolabus e il 25,37% con trasporto pubblico interurbano. Sulla base di questi elementi, la città è in fondo alla classifica riguardante il trasporto interurbano, indispensabile per chi deve muoversi da un Comune a un altro. E la situazione non migliora nell’ambito del trasporto urbano, dove Lecce si conferma ultima.
A livello regionale, in Puglia, su 517.484 ragazzi (tra i 6 e i 18 anni), 37.681 risiedono in zone periferiche e ultraperiferiche
Al di là dei numeri, si evince che nascere in un luogo o in un altro fa tutta la differenza del mondo in termini di opportunità educative e accesso ai servizi. Il trend, infatti, evidenzia lo spopolamento giovanile delle zone interne a un ritmo più veloce rispetto al centro. La distanza dal centro e la carenza di servizi hanno condannato le aree interne a una progressiva marginalità.
Come evidenzia il report preso in considerazione, “nelle aree interne la qualità dell’offerta educativa risulta spesso compromessa. Le ragioni sono diverse e chiamano in causa la perifericità di queste zone. Da un lato, l’elevata mobilità degli insegnanti fa venir meno la continuità didattica per le ragazze e i ragazzi. Dall’altro, si consideri la presenza di strutture sottodimensionate o difficilmente raggiungibili e, più in generale, la difficoltà di accedere a scuole dove i livelli di apprendimento e la qualità educativa siano equivalenti a quelle dei centri maggiori”.