Di Barbara Toma
Io sono qui, cerco di restare vigile, di non lasciarmi sfuggire nulla: sorrisi sinceri, azioni poetiche, tramonti che tolgono il fiato, storie diverse (che quando tutto verte a farti credere che non ci siano altre possibilità, la differenza, e quindi la prova che un’altra vita è possibile, incanta).
La bellezza salverà il mondo.
La bellezza, oggi, è un atto di meravigliosa resistenza.
E a compierlo è una donna.
Si chiama Carola Rackete, ha 31 anni, e ha avuto il rivoluzionario coraggio di fare la cosa giusta
Ha messo la sicurezza delle persone davanti a tutto.
E per farlo, ha disobbedito a delle regole.
E io le sono infinitamente grata, non solo per questo ma anche, sopratutto, per essere un buon esempio da seguire.
(‘ja, je hoort het goed, jij, minister met een klein m, ontwetend, oneerlijk, schandelijk ondermes, onwaardig minister van haat en bluf!’ Che ne sai tu di coraggio e giustizia?)
Il mondo intero resta sconvolto per la terribile foto del papà annegato insieme alla figlioletta di 2 anni.
Così come sconvolse tutti, anni fa, la foto del piccolo Aylan, anche lui 2 anni, annegato e ritrovato riverso sulle coste della Grecia, ancora impresso nella memoria.
Come la foto del dolcissimo visino di Gloria, barbaramente uccisa dal padre, già accusato di violenza domestica ma inspiegabilmente lasciato solo con lei e libero di agire.
Sconvolge anche leggere di un peschereccio, al largo della Sicilia, che nella rete trova l’ennesimo corpo annegato.
Eppure, la vita di 42 esseri umani, scappati da innominabili terrori, sopravvissuti a violenza, fame, torture e, spesso, alla vista della morte dei loro cari, 42 persone, tra cui tante donne e qualche minore non accompagnato, sembra non interessare a nessuno.
Articoli su articoli, interminabili discussioni sui social, interventi in TV, insulti, campagne d’odio, minacce, assurde ipotesi di guerra, incidenti diplomatici: si è scatenato di tutto grazie alla scelta di Carola, tutti ne parlano, ma nessuno parla di quelle 42 persone. Solo numeri.
Se salvi la vita a un uomo diventi un eroe, se dedichi la vita a salvare tanti esseri umani sei solo un fuorilegge meritevole degli insulti più indegni
Gli scafisti continuano indisturbati a far sbarcare centinaia di profughi al mese, ma il ministro dell’Interno con m minuscola, decide di dichiarare guerra a una nave sola.
La Sea Watch 3, nave olandese rea di essere gestita da una ONG.
Tutto nel Bel Paese continua ad andare a picco ma lui, imperterrito, concentra il suo odio e l’attenzione di tutti i suoi seguaci, con i loro ignobili insulti, verso l’unica nave presente in mare che non ha nulla a che fare con scafisti e traffici illeciti ed è li solo per salvare vite umane.
Ma stavolta è anche peggio, perché al comando della suddetta nave c’è una donna.
Il peggior nemico dell’uomo italico, ignorante e fascista, come lui.
E il mondo si ritrova di fronte a questo emblematico e assurdo duello.
Da una parte lei, una donna colta e intelligente, che a soli 31 anni ha già un curriculum incredibile, ha conseguito 3 lauree, parla 5 lingue, comanda navi da quando aveva 22 anni, ha lavorato per Greenpeace e ha deciso di dedicare la sua vita ad aiutare il prossimo.
Dall’altra lui, 46 anni, mai laureato, mai lavorato un giorno in vita sua, esperto in selfie con il cibo e dirette Facebook, campione nazionale di fomentatori di odio e grande amante delle fake news e della propaganda.
Lei salva 42 profughi dal mare, lui le vieta di avvicinarsi alle coste italiane (porto sicuro più vicino) e la minaccia pubblicamente.
Ciò che segue è un triste spettacolo internazionale: dispiegamento di elicotteri, forze armate, e minacce di tutti i tipi per bloccare la nave olandese.
La Sea Watch 3 resta in balia delle onde per 2 settimane, poi la svolta, la Capitana decide di fare la cosa giusta: ignorare il blocco italiano e dirigersi verso Lampedusa.
Lui, con il suo solito linguaggio forbito e degno del ruolo istituzionale che ricopre, dichiara di ‘essersi rotto le palle’. Continua a recitare la parte del difensore del Paese che ci salva dallo spropositato sbarco di clandestini e chiude i porti (ma solo alle ONG) e si vanta delle sue azioni.
Accusa l’Europa di averci lasciati da soli e sfida l’Olanda come stesse giocando a Risiko (in realtà non ha mai avuto la decenza di presentarsi a una sessione del Consiglio dei ministri dell’Interno dell’UE, nemmeno quelle riguardanti la riforma della direttiva sui rimpatri!).
Lui apostrofa la Capitana come ‘sbruffoncella’.
(‘Hoe durf jij? Laf, belachelijk, ontwetend, verachtelijk, schandelijk bluffer en walgelijk mens?’)
E subito i suoi seguaci si sentono legittimati a dar sfogo alla loro natura sessista, violenta e volgare rivolgendo pesantissimi insulti alla Capitana.
Il razzismo si accompagna sempre al più becero maschilismo.
Perché Carola è una donna.
Il capitano della Sea Watch è una Capitana.
Non un capitano con le palle.
Ma una capitana con le ovaie.
E al suo fianco ci sono le altre dieci donne del team di Sea-Watch 3.
Sono tutte donne.
E questo è forse l’aspetto più fastidioso.
Ik walg.
Per fortuna c’è anche un’altra Italia. A Lampedusa associazioni e cittadini chiedono lo sbarco immediato e offrono il loro aiuto. Un parroco decide addirittura di dormire per strada, sul sagrato della chiesa, fino a che non verranno accolti tutti e 42 i profughi. Nel giro di poche ore la raccolta fondi, per aiutare Carola a sostenere le spese legali e pagare la multa, ha già raccolto più del necessario.
Carola diventa il simbolo della disobbedienza e anche, suo malgrado, della lotta contro la discriminazione di genere.
In realtà la Capitana ha disobbedito solo al decreto Salvini E rispettato e applicato, con estrema coerenza, il Diritto Internazionale Marittimo e l’articolo 10 della Costituzione.
Il comandante ha infatti l’obbligo di prestare assistenza a coloro che si trovano in pericolo in mare, senza distinzioni relative alla loro nazionalità, allo status o alle circostanze nelle quali essi vengono trovati e deve condurli nel primo porto sicuro. Non in uno qualsiasi
Aung San Suu Kyi è stata costretta agli arresti domiciliari per 20 anni, Nelson Mandela ha scontato quasi 30 anni di carcere per aver violato le leggi, ma questo non significa che avessero torto.
Sogno milioni di piccoli grandi atti di ribellione allo stato delle cose.
Come fiori che nascono in mezzo alle discariche o nelle crepe del cemento.
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La capitana e quello che ha fatto hanno tutta la mia simpatia. Però Se salvini è un mostro, lei comunque ha speronato un’altra nave …. in mezzo ad un chiaro-scuro sempre più estremo, ci siamo noi, mille sfumature sempre più sbiadite, tutti poveri naufraghi di svariati mari ! Film consigliato sul tema: i figli degli uomini, diretto da Alfonso Cuaròn (anche su Netflix)