Le mani della mafia sulle infrastrutture in rovina

In Italia, il boom edilizio degli anni ’60 ha portato al coinvolgimento della criminalità organizzata e all’uso di materiali a basso costo per aumentare i profitti. Nel Paese del Colosseo, degli acquedotti romani e delle chiese millenarie, sembra paradossale che strutture vecchie di 40 anni si stiano sgretolando

Fonte: https://www.theguardian.com/world/2018/aug/17/italys-crumbling-infrastructure-under-scrutiny-after-bridge-collapse?CMP=Share_iOSApp_Other

Versione italiana a cura della Redazione del Tacco d’Italia

 

Il crollo del ponte Morandi a Genova, nell’agosto del 2018, ha ucciso decine e decine di persone ed è l’ultimo sintomo dei problemi infrastrutturali che tormentano l’Italia. Più di 2 milioni di case in tutto il Paese sono instabili, secondo i dati Istat e, negli ultimi 5 anni, sono venuti giù più di 156 tetti scolastici. Il Morandi, considerato un gioiello dell’ingegneria quando fu inaugurato nel 1967, è stato il 12° ponte a crollare in Italia, dal 2004. Di questi 12, 5 negli ultimi 5 anni.

Molti dei problemi del settore edilizio italiano si possono collocare storicamente negli anni Sessanta, anni del boom delle costruzioni, quando ponti, strade, edifici e scuole erano spesso realizzati con materiale depotenziato (“indebolito”) e meno costoso al fine di aumentare i profitti nelle mani della mafia.

“Non c’è dubbio che l’espansione edilizia di quella fase abbia contribuito a esacerbare la situazione perché tanto è stato costruito, ovunque, e non sempre con standard adeguati”, ha dichiarato Maurizio Carta, Professore di Urbanistica all’Università di Palermo: “Costruiamo in aree fragili, lungo i letti dei fiumi, in zone soggette a frane, lungo scogliere, in aree idrogeologiche e sismiche ad alto rischio e vicino a quelle abitate, aumentando i rischi per le persone che vivono in prossimità”. Compresi coloro che vivevano sotto il Ponte Morandi, immediatamente evacuati perché le loro abitazioni erano in pericolo.

 

Al contrario, non c’è stato tempo per evacuare gli abitanti della provincia di Messina, nel nord della Sicilia, prima che le loro case fossero spazzate via da colate di fango e inondazioni, nel 2009. Quelle case sono state costruite in un’area idrogeologica soggetta a ripetute frane nel corso degli anni. La tragedia ha causato 37 morti e 95 feriti.

Gli edifici e le strade nel sud Italia sono a rischio elevato e gli esperti concordano sul fatto che non è una coincidenza. Le imprese di costruzione, molte delle quali si sono trovate in collusione con la mafia per decenni, utilizzavano “calcestruzzo non fortificato” comprendente una quantità sproporzionata di sabbia e acqua e pochissimo cemento

Il profitto per ogni pilone o chilometro di strada era garantito, ma col tempo queste strade e questi ponti hanno iniziato a cedere. Dei 12 ponti crollati negli ultimi anni, 4 erano in Sicilia e 2 sono stati oggetto di indagini successive da parte di procuratori distrettuali per l’utilizzo di cemento non armato.

Dozzine di ponti e gallerie sono sotto inchiesta per la stessa ragione in Calabria. Tra questi, uno vicino all’uscita per Germaneto sulla 106, parzialmente crollato. “Durante l’analisi di campionamento di tunnel e ponti, abbiamo trovato blocchi di cemento con una resistenza tre volte inferiore alla norma“, ha detto Nicola Gratteri, procuratore capo antimafia a Catanzaro. “Queste sono opere pubbliche completate dalla ‘ndrangheta. Qui in Calabria la mafia ha controllato il settore edilizio sin dagli anni ’60, e oggi l’intero business è sotto il suo giogo. Si tratta della seconda attività più redditizia per i clan dopo il traffico di droga”.

 

L’ombra lunga del passato

Nel 1959, a Palermo, Vito Ciancimino, boss della mafia del clan dei Corleonesi, divenne assessore ai lavori pubblici. Le ferite inflitte dalla sua gestione restano profonde, visibili anche nell’architettura della città. Ciancimino ordinò la demolizione di splendide ville ottocentesche, sostituendole con costruzioni grigie e squallide a basso costo. Questo periodo è ricordato come il “Sacco di Palermo”. “Con il passare degli anni, le strutture edificate dalla mafia iniziano a sgretolarsi, i supporti cominciano a crollare – ha detto Carta –, l’intonaco e le parti sulle sommità si sbriciolano”.

Secondo uno studio condotto da Confartigianato, un quinto delle abitazioni italiane è in cattive condizioni o è a rischio di collasso, come il condominio che è venuto giù la notte del 7 luglio 2017 a Torre Annunziata, vicino a Napoli, uccidendo otto persone.

 

Non solo mafia

Tuttavia, il calcestruzzo non fortificato non è l’unico elemento all’origine di questi disastri. Circa 300 ponti sono a rischio di crolli in Italia e tutti richiedono una grande quantità di denaro per la manutenzione. Denaro che, secondo gli esperti, potrebbe non risolvere i problemi di natura strutturale. Per il Consiglio Nazionale delle Ricerche, gran parte delle infrastrutture costruite in Italia fra gli anni ’50 e i ’60 sono a rischio a causa della loro “età”. I materiali utilizzati, come il cemento armato o il calcestruzzo precompresso, hanno una durata di vita compresa tra 50 e 60 anni.

Nel Paese del Colosseo, degli acquedotti romani e delle chiese millenarie, sembra paradossale che strutture vecchie di 40 anni si stiano sgretolando. Il Tempio della Concordia, costruito intorno al 440 a. c., è considerato uno dei templi greci meglio conservati al mondo. Situato ad Agrigento, nella Sicilia occidentale, dista solo pochi chilometri da un ponte di 4 km chiuso l’anno scorso perché a rischio collasso.

 

Mappa dei ponti crollati negli ultimi 5 anni
(Fonte: The Sun)

6 agosto 2018 – Un ponte viadotto sull’autostrada per Casalecchio crolla dopo l’esplosione di un tir che trasportava gpl. Un morto e 145 feriti.

18 aprile 2017 – Crollo di un viadotto sulla tangenziale per Fossano, in provincia di Cuneo.

9 marzo 2017 – Un cavalcavia tra Loreto e Ancona crolla uccidendo due persone e ferendone altre due.

23 gennaio 2017 – Crolla un ponte in Calabria. Nessun ferito.

28 ottobre 2016 – Il cavalcavia che collega Milano alla Brianza crolla e travolge un’Audi a bordo della quale viaggia un uomo di 68 anni.

10 aprile 2015 – Il brutto tempo provoca una frana. Il viadotto sulla A19 Palermo – Catania collassa.

25 dicembre 2014 – Cede un viadotto sull’autostrada Palermo-Agrigento. Nessun ferito.

7 luglio 2014 – Crolla un viadotto tra Ravanusa e Licata (Agrigento). Quattro persone tra cui una donna incinta riportano lievi ferite.

18 novembre 2013 – Forti alluvioni in Sardegna causano il crollo di un ponte sulla strada provinciale Oliena – Dorgali. Un ufficiale di polizia muore e tre poliziotti restano feriti.

22 ottobre 2013 – Causa forte tempesta, crolla un ponte in Liguria. Due le vittime.

Sostieni il Tacco d’Italia!

Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.

Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.

Grazie
Marilù Mastrogiovanni

SOSTIENICI ADESSO CON PAYPAL

------

O TRAMITE L'IBAN

IT43I0526204000CC0021181120

------

Oppure aderisci al nostro crowdfunding

Leave a Comment