Installato un monumento in memoria delle vittime in piazza Caduti sul Lavoro, nel Quartiere Tamburi di Taranto, con l’obiettivo di sensibilizzare e instaurare la cultura della prevenzione degli infortuni e delle morti nei luoghi di lavoro
Di Rosaria Scialpi
A Taranto lavorare per vivere, sin troppo spesso, si traduce in morte certa.
Morte causata da malattie da contatto, da inalazioni, da mancanza di misure di sicurezza e di sorveglianza, dalla noncuranza e talvolta da orari di lavoro massacranti e alienanti.
Vittime su vittime, sacrificate sull’altare del profitto, schiacciate dalle travi, travolte dai rulli e prostrate nell’animo e nella dignità umana. Non più uomini, ma solo numeri che devono incrementare gli introiti delle aziende e rimpinguare le tasche degli imprenditori.
Proprio per commemorare le vittime del lavoro, il 12 giugno 2019 è stato installato in Piazza Caduti sul Lavoro, meglio nota come Piazza Masaccio, al Quartiere Tamburi di Taranto un monumento in loro memoria. Il monumento, una ciminiera in acciaio recante decorazioni a forma di croce, è stato voluto da Cosimo Semeraro, presidente del Comitato 12 Giugno morti sul lavoro.
Un uomo tenace, che porta avanti la sua causa con ferma determinazione e costanza.
Cosimo Semeraro non demorde, combatte per sé e per gli altri, nonostante il mesotelioma contratto negli anni in cui lavorava nell’ormai ex Ilva. Quest’uomo dagli occhi grandi e ancora colmi di speranza cerca di restituire dignità a coloro che non ci sono più e di risvegliare i vivi che sembrano essersi addormentati, voltando le spalle ai problemi che attanagliano questa città.
Molti cittadini sembrano essere piombati in uno stato di annichilimento della coscienza civica, che li porta a non comprendere e a non battersi affinché gli operai, loro concittadini e probabilmente amici e parenti, non debbano salutare i propri cari come se fosse l’ultima volta, poco prima di entrare in fabbrica.
Sensibilizzare e ricordare costituiscono l’obiettivo di questa giornata, a partire dalla messa celebrata dall’arcivescovo Santoro e tenutasi presso la Chiesa Gesù Divin Lavoratore, in cui sono state commemorate le vittime del lavoro e del vile dio denaro.
Una chiesa quasi piena, a testimoniare l’impegno che la comunità ha assunto nei confronti di questa causa e che si è tradotto in un corteo, accompagnato dalla fanfara, e terminato nella Piazza Caduti sul Lavoro, dal nome estremamente evocativo.
Qui, alle 12:00, dopo i rintocchi delle campane della chiesa Gesù Divin Lavoratore, viene scoperto il monumento dedicato alle vittime bianche e viene officiata una cerimonia, alla presenza dei rappresentanti del corpo dei Vigili del Fuoco, dei Carabinieri, dei Bersaglieri, dell’arcivescovo Filippo Santoro, del rappresentante del sindaco, ancora una volta assente, e del Prefetto di Taranto.
Lo sguardo commosso di Cosimo Semeraro è più esplicativo di mille parole: è estremamente contento di vedere le persone del quartiere attorno a sé e le lenzuola bianche, simbolo delle morti, sventolare sui balconi, sollevate da una leggerissima brezza estiva.
“Ricordare significa portare nel cuore, e in questo caso portare nel cuore le persone che non ci sono più. Mi rivolgo a tutte le autorità che hanno mandato messaggi e le esorto a far sì che queste cose non accadano più e a far capire che il lavoro è per la vita e non per la morte”, afferma monsignor Filippo Santoro, rivolgendosi alla stampa e agli astanti e facendo un appello alle istituzioni.
Un ulteriore appello viene lanciato da Luca Steffensen, comandante provinciale dei Carabinieri, che invita non solo i produttori a fornire l’equipaggiamento adeguato alle esigenze del lavoratore, ma anche gli stessi lavoratori a tutelarsi e a seguire le norme.
Il comandante ricorda poi Antonio Dell’Anna, il vigile del fuoco morto il giorno precedente mentre era in servizio: “Vi devo dire che sono ancora un po’scosso per quello che è successo ieri mattina, per l’evento funesto, è deceduto un nostro collega di lavoro, un valoroso vigile del fuoco e noi ci siamo recati per primi sul posto, naturalmente per fare le indagini, e quindi la cosa ci ha colpito ancor più da vicino”.
Parlare, divulgare, sostenere, informarsi, denunciare. Combattere le ingiustizie, utilizzare l’attrezzatura di sicurezza e pretendere che questa sia resa disponibile dal datore di lavoro.
Queste sono le piccole grandi azioni che possono davvero fare la differenza e rivoluzionare il mondo del lavoro, aiutando a prevenire gli infortuni e a non dovere più piangere la morte di donne e uomini che compiono il dovere-diritto alla base dell’articolo 1 della nostra Costituzione: lavorare.
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