Taranto, rinviato in appello il procedimento per amianto ai vertici Italsider e Ilva

La preoccupazione di Associazione Italiana Esposti Amianto, parte civile nel processo: “Ci sarà mai giustizia per i morti di amianto?”

 

Rinviato alla Corte d’Appello di Lecce – sezione distaccata di Taranto il procedimento contro Sergio Noce e Attilio Angelini, ex vertici del siderurgico tarantino (all’epoca dei fatti Italsider e poi Ilva, oggi ArcelorMittal), per la morte amianto-correlata di 11 operai: è la decisione presa ieri dai giudici della IV Sezione penale della Corte di Cassazione.

Un’udienza attesa da tempo, quella di ieri, che avrebbe dovuto porre fine a una battaglia iniziata nel 2012. Imputati, oltre ai due sopra citati, Giambattista Spallanzani, Fabio Riva e Luigi Capogrosso; per il primo, morto nel frattempo, la Cassazione ha dichiarato ieri il non luogo a procedere; gli altri due, assenti in aula per mancata notifica, verranno giudicati in una nuova udienza dalla Cassazione.

 

Per Noce e Angelini, la Suprema Corte ha invece dichiarato nulle le condanne comminate in appello nel 2017, rispettivamente a 2 anni e 4 mesi e 2 anni per omissione dolosa di cautele e omicidio colposo di Domenico Simonelli, Antonio Tillilli, Paolo De Carlo, Dalmasso De Marco, Marcello Carrieri, Sante Cito, Angelo Russo, Vittorio Mariano, Giuseppe Casamassima, Antonio Lanzo e Arcangelo Pisoni, operai dello stabilimento morti per mesotelioma pleurico: una patologia subdola, che si manifesta ad anni di distanza dall’esposizione alle polveri di amianto (dichiarato fuori legge quasi 30 anni fa, ma ancora oggi presente all’interno dell’ex Ilva).

Adesso, toccherà ai giudici della Corte d’Appello stabilire le responsabilità dei due, in attesa di conoscere le sorti di Riva e Capogrosso.

 

// LA RABBIA DI AIEA

“Esprimiamo la nostra profonda delusione e preoccupazione per la decisione di ieri della Corte Suprema di Cassazione di rinviare alla Corte d’Appello di Lecce, Sezione Distaccata di Taranto, il procedimento contro gli ex dirigenti Italsider-Ilva di Taranto: ci aspettavamo una conferma delle condanne dei due ex dirigenti ritenuti responsabili della morte per mesotelioma di 11 lavoratori, per un atto di giustizia da troppo tempo attesa, ma che ci appare sempre più come una chimera inafferrabile”, ha dichiarato Maura Crudeli, presidente nazionale Associazione Nazionale Esposti Amianto (AIEA), parte civile nel processo. All’udienza di ieri erano presenti anche Fulvio Aurora, responsabile nazionale vertenze giudiziarie AIEA, Sabina Contu, segretaria Nazionale, Valentino Gritta, vicepresidente nazionale, e Stefano Palmisano, avvocato di parte civile.

“Si tratta – ha chiarito ancora Crudeli – di una questione fondamentale di principio: nonostante l’esiguità della pena, la sentenza della Corte d’Appello di Taranto del 2017 aveva riconosciuto il nesso di causalità fra l’esposizione all’amianto e il mesotelioma e quindi il nesso fra l’amianto e la morte della gran parte degli operai per mesotelioma e patologie asbesto correlate. È questa la nostra battaglia: il riconoscimento penale delle responsabilità, contro tutti i tentativi in atto per arrivare sostanzialmente ad un nulla di fatto, fra prescrizioni, lungaggini burocratiche infinite, distrazioni, mancate notifiche e cavilli giuridici! Per questo AIEA, con Medicina Democratica, è impegnata su numerosi fronti e procedimenti giudiziari fra cui i processi del Petrolchimico di Mantova; della Marina Miltare 1 e 2; della FIBRONIT di Broni; della Solvay di Spinetta Marengo, del’ETERNIT a Torino, Napoli e Vercelli”.

 

Taranto, ricordano AIEA e Medicina Democratica, è la provincia in Italia con il più alto numero di morti per malattie professionali, con un aumento preoccupante di patologie tumorali anche fra i giovani e una maggiore mortalità nei quartieri a ridosso del siderurgico. Rischia davvero di essere stato vano il sacrificio dei troppi morti per i lavoro, passati e presenti, vista l’ennesima crisi all’ILVA con i 1.400 operai messi improvvisamente in cassa integrazione e la richiesta della attuale proprietà Arcelor Mittal di altri 5 anni di esenzione da accuse di carattere penale. Ancora una volta, come in passato, un pesante ricatto sulla popolazione: lavoro o salute.

 

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