La mafia italiana? Un cancro che l’Europa sottostima

Romania, Croazia, Svizzera, Austria: le operazioni di contrasto dell’antimafia internazionale sono aumentate, ma la criminalità organizzata italiana costituisce un problema economico e sociale ovunque. La parola agli esperti

Fonte: https://www.thelocal.it/20190411/europe-underestimates-cancer-of-italian-mafia-experts

Versione italiana a cura della redazione del Tacco d’Italia

Mentre la famigerata cosa nostra è ben conosciuta in Australia, Canada e Stati Uniti, anche altre mafie italiane si stanno globalizzando:  tra le loro destinazioni preferite, i Paesi dell’Unione Europea.

I tre gruppi principali – cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta – sono “tra i più pericolosi ad agire in Europa” a causa della portata globale delle loro operazioni, secondo Europol. Il loro potere risiede nella capacità di controllo del territorio e di infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni, anche in posti lontani dalle aree in cui dominano, afferma l’Agenzia europea di polizia.

Cristiano Tomassi, colonnello della polizia e analista della criminalità organizzata per la Direzione Investigativa Antimafia (DIA), cita casi di interi quartieri, nelle città europee, sotto il controllo di gruppi criminali organizzati.

I mafiosi pensano come gli economisti

Le potenti mafie italiane fanno i soldi con il traffico di droga su vasta scala e con il riciclaggio di denaro sporco, oltre che attraverso la contraffazione di valute e merci e il traffico di rifiuti tossici. Provocano gravi danni alle economie locali e nazionali, secondo l’ultimo rapporto della Dia: “inquinano i canali finanziari e di credito, interrompono la concorrenza e i mercati, promuovono le attività del mercato nero e l’evasione fiscale”.

In luoghi che soffrono di una crisi economica – come l’Europa – la mafia si infiltra ancora più facilmente, perché “chiunque porta nuovi soldi può inizialmente essere visto come una risorsa” dice Tomassi, riferendosi ai mezzi finanziari “quasi illimitati” dei sodalizi criminali

Tomassi e i suoi colleghi, negli uffici alla periferia di Roma, sono stati costretti, negli ultimi anni, a espandere il loro campo d’azione oltre Germania, Francia e Spagna, verso i Paesi dell’Europa orientale. Patrimoni del valore di 250 milioni di euro sono stati sequestrati in una recente operazione in Romania, dove la mafia ha allungato i suoi tentacoli in tutto, dalle società di costruzione a centinaia di appartamenti e persino alle terme, ha detto Tomassi: “La mafia ragiona come gli economisti: i tassi di crescita e le prospettive di sviluppo sono più alti nei Paesi dell’Est europeo anche rispetto a quelli della prospera Germania”, ha spiegato.

Una scelta per la vita

Gli investigatori hanno scoperto le attività della mafia in Slovacchia, dove la ‘ndrangheta sta tentando di accaparrarsi le sovvenzioni dell’Unione Europea.
Grandi somme sono ottenute anche attraverso il gioco d’azzardo illegale: la mafia ha spostato le sue operazioni in quel settore in Austria, Antille olandesi, Panama, Romania e Spagna, “dove la legge è più vantaggiosa in termini di tasse”.

Recentemente, Italia e Austria hanno spezzato le catene di un traffico di armi da guerra e pistole che dal cuore dell’Europa arrivavano direttamente nelle mani della Camorra. Le autorità hanno arrestato 22 persone (di cui uno in Francia) tra cui un padre e un figlio, armaioli austriaci, che hanno fornito al sodalizio mafioso di Napoli delle armi con i numeri di serie rimossi. “Erano per un clan che si stava armando per iniziare una guerra con altri clan”, ha detto la procuratrice di Napoli, Ivana Fulco, in una conferenza stampa presso l’agenzia giudiziaria europea Eurojust, a L’Aia. Gli austriaci hanno venduto oltre 800 pistole al gruppo italiano, 50 fucili d’assalto Kalashnikov e 10 fucili mitragliatori Scorpion, per un valore totale di 500.000 euro. Un centinaio di altre armi e una enorme quantità di munizioni sono state trovate nascoste in diverse sedi in Austria.

Basandosi molto sulle competenze della Dia, la Commissione europea ha istituito alla fine dello scorso anno una nuova task force dell’UE, principalmente per combattere i gruppi organizzati italiani, nonché le reti criminali eurasiatica e albanese.

La polizia italiana ha esperienza su come combattere la mafia. Nell’ultimo decennio, il crimine organizzato è diventato più forte e per questo la polizia europea ha bisogno di sviluppare strategie coordinate per seguire le tracce del denaro sporco e per lo spostamento del crimine organizzato dall’Italia verso il resto dell’Europa. Il flusso incontrollabile di migranti facilita la diffusione del crimine e le autorità sono meno preparate ad affrontarlo. Inoltre, i membri della mafia italiana amano viaggiare all’estero. Gli esperti dicono che l’attività della mafia mina le economie, ma quel danno è spesso banalizzato, sottovalutato o semplicemente ignorato. Le società sotto l’ombrello della mafia, istituite per scopi di riciclaggio di denaro, distorcono le economie europee perché il costante flusso di cassa conferisce loro un vantaggio ingiusto sul mercato. Prima di tutto, la mafia preferisce usare la piccola impresa in tutta Europa per riciclare il denaro. Nel Regno Unito, molti negozi e ristoranti sono fonti di arricchimento. Gli esperti avvertono che l’ambizione di un esponente italiano della mafia è di andare all’estero. Ad esempio, l’Inghilterra è un posto perfetto per il mafioso perché è relativamente facile creare lì una società, e il suo sistema legale non riconosce “l’appartenenza alla mafia” come un crimine. L’Europol sta facendo del suo meglio per combattere l’attività criminale organizzata; la polizia ha istituito una rete operativa specifica, incentrata sulle operazioni all’estero, con una polizia antimafia italiana che svolge un ruolo chiave.

A proposito di mafiosi all’estero, la polizia croata ha arrestato a Zagabria un ex membro di un gruppo mafioso (la “Mala del Brenta”, guidata da Felice Maniero) condannato per traffico di droga in Italia. Claudio D’Este, 72 anni, è stato ammanettato mentre lasciava la sua casa con la famiglia. Aveva documenti di identità contraffatti. L’Italia aveva emesso un mandato d’arresto europeo per acquisto, possesso e vendita di grandi quantità di eroina e cocaina. Secondo il rapporto della polizia, D’Este guadagnava fino a 30.000 euro a settimana per la droga. Gli stupefacenti venivano spesso dalla Colombia e raggiungevano l’Italia attraverso la Croazia.

Gli esperti sanno bene che le questioni chiave per comprendere la mafia – i concetti di famiglia, potere, rispetto e territorio – rendono anche i clan difficili da infiltrare. “È una scelta per la vita: decidi di abbracciare uno stile di vita, un’idea, e questa è la differenza tra la mafia e il crimine semplice” ha affermato Tomassi. “Quando sei un mafioso, è per sempre”.

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