Enzo Ferrara: “Le lotte di Taranto sono le lotte di tutta l’Italia”

/ DOSSIER: Morire di lavoro a Taranto / Voci dal convegno “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e vita”, 1^ parte. Il responsabile editoriale della rivista Medicina Democratica invita all’unità: “Le comunità che soffrono sono facilissime da spezzare”

Di Rosaria Scialpi

Taranto, 13/04/2019. Una giornata temporalesca che ben dista dal clima primaverile fa da sfondo al convegno nazionale “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita”, all’interno del Centro Polivalente Giovanni Paolo II, pieno quartiere Tamburi di Taranto.

Un’unica stanza in cui convergono medici, tecnici del settore, genitori e operai, tutti riuniti con fini propositivi, non polemici: un incontro per parlare di salute dal punto di vista dell’operaio e non del profitto.

Pochi, in verità, i partecipanti: nonostante il convegno fosse stato pubblicizzato da tempo, come occasione per tutta la città di dialogare e cercare attivamente soluzioni, anche alla luce delle affermazioni dei professionisti del settore e di coloro che, in altre zone d’Italia, da nord a sud, hanno sconfitto problemi simili a quelli di Taranto.

Un’occasione sprecata, mentre Taranto, piegata, soffre, continua ad avere un impianto siderurgico antiquato, considerato unanimemente, dagli esperti presenti, poco produttivo e da rimpiazzare: uno stabilimento ancorato a vecchi e costosi sistemi, e a macchinari che ormai cadono a pezzi.

Proporre soluzioni e rendere veramente coscienti dell’entità del problema sono i motivi alla base della realizzazione di questo convegno, come spiega Enzo Ferrara, responsabile editoriale di Medicina Democratica, rivista dell’omonimo movimento che ha promosso l’incontro.

Ferrara parla con tono incalzante e un simpatico accento toscano. Dal modo in cui gesticola e scandisce le parole si nota quanto sia umanamente coinvolto nella situazione tarantina, quanto la senta vicina a sé, benché fisicamente lontana.

Perché Taranto? Taranto oggi è uno dei territori del nostro Paese dove si svolgono trasformazioni irreversibili, parliamo di Taranto come potremmo parlare di Casale Monferrato, come potremmo parlare del Vicentino, dei diserbanti nelle vallate venete e infine di Riace. Sono tutti luoghi in cui la trasformazione è in corso, le forze che la guidano sono potentissime e in ognuno di questi posti la comunità è forte”

“Taranto – continua Ferrara – è da vedere come centro di una trasformazione che può e che deve inevitabilmente coinvolgere tutto il Paese, non può essere lasciata sola. Tutte le comunità citate dovrebbero guidare tutte insieme questo processo di trasformazione ed è proprio per questo che ha senso di esistere una rivista come Medicina Democratica, che raccoglie dati, archivi e analisi, anche di tipo linguistico. Le riviste e i giornali, in tal senso, hanno un ruolo fondamentale: analizzano dati e criticano. Ma in questo caso non possono criticare, non essendo pervenuti i dati.”

Enzo Ferrara si concentra dunque sull’impatto che l’utilizzo distorto della lingua può ottenere sulla popolazione, al fine di piegarla al proprio volere e far passare come normali cose che normali non sono.

“Pensate quanto pesante può essere un determinato uso del linguaggio: si è parlato di Taranto come città a vocazione industriale, quando era ancora una città contadina. Proprio per questa città è stato coniato il termine metalmezzadro, per indicare l’operaio metallurgico che lavora nei campi. Ma i metalmezzadri c’erano anche nel cuneese, i contadini che scendevano dalla montagna per andare a lavorare da Pirelli.

Quindi l’utilizzo del linguaggio è un dato fondamentale per capire cosa sta succedendo e costruire un quadro.

Mi è capitato di guardare i documenti di Domus Nova, una fabbrica che produce bombe per la Libia, e nel processo produttivo a un certo punto, quando si parla di un procedimento tecnico per la polimerizzazione, si usa un termine che stride ed è stagionatura: le bombe vengono stagionate, come i formaggi e i prosciutti, così lo facciamo passare come normale, lo facciamo entrare nel quotidiano, un formaggio, una bomba e un prosciutto sono la stessa cosa. Anche al gergo dobbiamo ribellarci, in questi casi”

Infine, Ferrara fornisce il nome di opere e fonti che possono fungere da spunto di riflessione e da cui trarre ispirazione per lo sviluppo di un pensiero critico e dell’approccio che si deve avere nei confronti di realtà come Taranto.

“Vorrei tanto avere qui un amico, il quale era anche direttore della rivista Lo Straniero, un tarantino che fin da quando frequentava il liceo parlava della sua città, Alessandro Leogrande. Alessandro è stato uno di coloro che, attraverso un’analisi allargata, ha aiutato a ricostruire le vicende che possono restituire una visione più lunga della storia, dall’inizio, e non contingente come capita oggi su questa emergenza, come fa in Dalle macerie.

Mi è capitato di scoprire un bellissimo testo di Beatrice Ruscio, “Legami di ferro”: addirittura qui c’è una correlazione fra ciò che succede nell’acciaieria di Taranto e le miniere in Brasile, dove il minerale viene estratto.E allora quello che succede è che Taranto diventa un luogo del mondo e quindi c’è tutto il mondo qua, con questa consapevolezza diventiamo noi una capitale e il resto provincia. Una delle cose che succede a chi, come noi, si occupa delle persone, quando si affaccia alle istituzioni, è trovarsi di fronte sempre a delle visioni parziali, come nel caso, ad esempio, dell’amianto.

Quando si segue una comunità con il problema dell’amianto non si può fare un pezzo per volta, non si può affrontare un pezzo per volta la chiusura, la bonifica e la malattia della persona, lo si fa tutto insieme. E invece quando vai a cercare l’amministrazione, il tecnico, lo specialista, quello ti risponde: «Io mi occupo di questo pezzetto qui, quell’altro non è di mia competenza, non so dirle»”.

Infine, Enzo Ferrara spiega cosa accadrà a Taranto nei prossimi mesi e quali sono già oggi le conseguenze del dolore del capoluogo jonico: “Il lavoro che cerchiamo di fare qui oggi è un lavoro che unisce, che mette insieme le parti,e lo trovo fondamentale. […] Nei prossimi mesi si svolgeranno processi e dibatti, ma soprattutto ci sarà sofferenza, perché sappiamo benissimo come vanno le cose in questi casi: si useranno parole che fanno male, e sappiamo com’è facile denigrare questa comunità in tutte le sue forme diverse e com’è facile invece innalzare chi porta avanti il discorso tradizionale.

C’è una cosa che non mi toglierò mai dalla mente: mentre parte della famiglia Riva era condannata e ai domiciliari, in un’altra città davano ad Emilio Riva il premio come imprenditore dell’anno, un premio a una persona colpevole”

“Medicina Democratica – conclude Ferrara – si trova di fronte territori, comunità e famiglie che soffrono e non hanno avuto riconoscimento della gravità del loro problema. Queste sono comunità che soffrono e che quindi sono facilissime da spezzare, come Taranto”.

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