Ragazze al potere!

Di Barbara Toma

Terza settimana di malattia per mia figlia. La mia piccola grande Frida: 8 anni per 24 chili, di cui 4 solo di capelli folti e scuri, come i suoi grandi occhioni.

Annoiata, stanca, magrissima e, sopratutto, oramai stremata e sull’orlo di una crisi di nervi. E io che, nella speranza di risvegliarle l’appetito, continuo a sfornare pietanze di tutti i tipi che, puntualmente, mangio in solitudine.

Questo il quadro personale in cui mi muovo. Fuori di qui è aprile. La città si riempie di manifesti elettorali per le elezioni comunali a maggio. Come il telefono pullula di messaggi che mi invitano a sostenere un candidato o l’altro (modalità che mi indispettisce non poco).

Intanto, a Milano appare un’enorme installazione: una donna-poltrona trafitta da migliaia di frecce. L’opera, ispirata alla famosa poltrona disegnata da Pesce cinquant’anni fa, dovrebbe essere una denuncia contro la violenza di genere.

Peccato che la donna venga qui rappresentata come un oggetto, pure senza testa. Peccato che all’inaugurazione ci fossero solo uomini. Ma , sopratutto, peccato che ancora una volta ci siano anche tante donne a difendere uno scempio tale, prova tangibile di quanto ancora non si riesca a centrare il problema.

Rappresentare una donna come oggetto passivo, rappresentare la violenza e non il violento.

Raffigurare donne ferite, donne deboli, donne passive, vittime, non fa che aumentare la cultura patriarcale dominante.

Mettere al centro dell’attenzione le vittime e mai i colpevoli, rafforza l’idea che il problema siano le donne. E non i violenti, gli uomini

E no, non mi stupisce affatto che il report che misura l’inclusione sociale in 171 Paesi, abbia dichiarato che l’Italia non è un Paese per donne o per bambini.

Nella classifica mondiale il nostro Paese si posiziona al 27esimo posto. Ben 9 posizioni in meno rispetto al 2015. Siamo sotto la media europea per l’inclusione sociale di donne e bambini.

E l’Italia spicca per la povertà educativa, il peggioramento degli indicatori ambientali e il mancato miglioramento sulla violenza di genere.

Eppure nessuno sembra voler fare qualcosa in merito.

Nessuno sembra vedere quanto tutto questo sia connesso.

È un problema culturale. Un grave problema culturale.

Qui le vittime continuano ad essere colpevolizzate. Vengono messe nelle condizioni di doversi difendere. È sempre colpa nostra; siamo troppo sensibili, troppo provocanti, troppo brutte per essere davvero delle vittime o troppo matte per poter essere davvero credibili. Troppo isteriche, troppo indipendenti, troppo femministe

E io sono troppo incazzata per stare zitta. E allora, quando ricevo le foto della gita di classe e scopro che, in gita al castello della città, i “maschietti” hanno in mano dei pupi celesti e le “femminucce” delle principesse rosa, mi innervosisco non poco.

Cioè: distribuiscono a bambini di 8 e 9 anni un cucchiaio da cucina di legno e dei cartoncini con sagome già ritagliate, disegnate e colorate, da staccare e incollare insieme intorno al cucchiaio per creare dei pupi, e lo chiamano laboratorio. E già questo è scandaloso.

Poi vedo le foto con i bambini che mostrano felici i loro pupi e resto basita: è tutto un trionfo di rosa e celeste!

Ciliegina sulla torta, le foto ricordo: i “maschietti” con le spade e le “femminucce” con le coroncine.

Bene, almeno a qualcosa la malattia è servita! Mia figlia si è risparmiata questa fantastica ed istruttiva esperienza (e io ho risparmiato 20€).

Faccio notare la cosa nella chat di classe ma, come al solito, passo per quella rompipalle ed esageratamente “femminista”. (Che poi, cosa vorrà mai dire?!).

Tutto questo nel 2019. Incredibile. Che sconforto.

Torno ai miei pensieri, alla mia agenda, al mio computer, ai miei fornelli… E mi consolo con le mie piccole gioie: settimana scorsa ho annunciato che avrei iniziato a lavorare ad un nuovo spettacolo e, prima ancora di aver fatto una call ufficiale, ho ricevuto tanti messaggi di colleghi che si dichiaravano disponibili a lavorare con me; come è bello quando le persone ripongono la propria fiducia in te. Che fortuna che ho. Chi l’avrebbe mai detto?

Solo che con il mio budget posso pagare le prove a massimo 2 interpreti… Otterrò lo stesso successo se annuncerò di cercare produttori?!

Scrivo, immagino possibili incastri nei calendari, insegno e, nel frattempo, cerco di prendermi cura delle mie figlie.

Faccio tutto e, per non sbagliare, scelgo la velocità bradipo.

Piano piano ce la faremo.

Il segreto è prendere forza e ispirazione dalla bellezza.

Io prendo forza da mia figlia Frida: 8 anni e il cuore pieno di fiducia nella vita.

Prendo forza da una sua coetanea, Nuria, che ha scritto alla Panini per chiedere un album di figurine di calcio femminile.

Nella sua letterina, scritta a mano, spiega loro che così “le ragazze potranno finalmente diventare famose come i ragazzi, perché anche loro sono fortissime quanto i colleghi maschi”, e conclude con un saluto e un ragazze al potere!

Prendo ispirazione da Alaa Salah, studentessa di 22 anni, soprannominata “Kandaka” (la Regina nubiana) perché simbolo della resistenza delle donne e della rivolta in Sudan. Lei, in piedi sul tetto di una macchina, elegante e fiera con il suo velo bianco e gli orecchini d’oro, con la sua voce che incita la folla in una lingua sconosciuta, è diventata virale.

Le donne stanno giocando un ruolo centrale nelle proteste in Sudan.

E io ascolto la sua voce e prendo quella melodia come preghiera, la mia preghiera laica affinché questo sia d’ispirazione, a noi, qui, in Italia.

3 Thoughts to “Ragazze al potere!”

  1. Roberto

    L’ho scoperta qualche mese fa per caso girovagando su questo giornale. Ed è stata una gran bella scoperta.
    Mi piace il suo punto di vista mai banale o retorico, la semplicità con cui lo racconta, la forza con cui rivendica il diritto di esprimerlo, il senso del dovere e la rabbia che la spinge a farlo. E mi piace quando racconta del suo lavoro – io che di arte in generale e di danza in particolare capisco nulla – e lo spirito artigiano e utopico con cui lo affronta.
    Bhe insomma, questo solo per farle sapere che la leggo con grande interesse e che spero prima o poi di avere l’opportunità di vedere qualcuno dei suoi lavori: probabilmente non ci capirò nulla, ma le prometto che mi impegnerò.
    Le auguro che presto sia aprile anche lì.

  2. Barbara Toma

    Grazie mille per i complimenti e per aver dedicato del tempo per scrivere questo messaggio. Lo apprezzo molto, davvero. Seguendo la pagina della mia compagnia su facebook (robabramata), o anche solo il mio profilo privato , potrà sempre sapere quando e dove è possibile vedere dei miei lavori in teatro. Nel frattempo spero che contniuerà a seguirmi. A presto, Barbara Toma

  3. Roberto

    “spero che continuerà a seguirmi”
    Lo farò senz’altro. Non ho facebook (ovviamente per scelta) ma ho visto che il profilo di robabramata è pubblico quindi visiterò quello.
    Grazie

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