Diossina e PCB nel latte materno: a Taranto “percentuali significative”

I risultati del biomonitoraggio triennale dell’Istituto Superiore di Sanità: la concentrazione di inquinanti nel latte è diminuita negli ultimi anni, ma pesa la vicinanza all’ex Ilva

di Francesca Rizzo

Neonati tarantini esposti agli inquinanti da subito, attraverso il latte materno. L’Istituto Superiore di Sanità parla di “bassa probabilità di rischi avversi per la salute”, ma precisa anche che quelle riscontrate sono “percentuali significative”, evidenziando che le donne residenti a Taranto e nella vicina Statte assorbono le emissioni industriali (diossina e PCB) in percentuale maggiore (in media il 28% in più) rispetto a chi abita in provincia, quindi ad almeno 30 km di distanza dalla città e dall’ex Ilva.

Affermazioni frutto di un biomonitoraggio triennale a cui hanno partecipato 150 donne tra i 25 e i 40 anni, residenti a Taranto o nel territorio provinciale da almeno dieci anni e diventate mamme per la prima volta.

Lo studio, svolto a partire dal 2016 da Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto, è stato commissionato proprio dalla passata gestione del siderurgico, attualmente in mano alla multinazionale ArcelorMittal, in seguito a specifica richiesta del Ministero dell’Ambiente, che nel 2012 ha optato per il riesame dell’Autorizzazione Ambientale Integrata rilasciata precedentemente.

Dalle analisi effettuate è dunque emerso che i campioni di latte materno delle donne di Taranto e Statte contengono tracce di diossina e PCB (sostanze inquinanti di origine industriale) in misura maggiore rispetto a quelli appartenenti alle donne della provincia: una misura che oscilla tra il 18 e il 38%, in base al singolo inquinante considerato, e che si attesta al 28% per i composti cosiddetti “diossina-simile”, che cioè hanno livelli di tossicità, sia per l’ambiente che per l’uomo, simili a quelli della diossina.

Percentuali che ISS definisce appunto “statisticamente significative”, e che arrivano a pochi giorni di distanza dalle rilevazioni Arpa Puglia e Ispra sull’aumento di diossina e ozono nel tarantino, nel biennio 2017-2018.

La realtà fotografata dallo studio sul latte materno, afferma Elena De Felip, prima ricercatrice del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, “è sovrapponibile a quella riscontrata in studi simili in altre zone industrializzate presenti in Italia”.

“Il confronto con i risultati di altri studi di biomonitoraggio effettuati negli anni precedenti a Taranto e provincia suggerisce, inoltre – aggiunge De Felip –, che nel tempo ci sia stata una riduzione dell’esposizione a queste sostanze”.

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