Taranto: emissioni ex Ilva, diossina e ozono in crescita

Consegnati al Comune di Taranto i rapporti di Arpa Puglia, Ispra e Asl, chiesti dal sindaco Melucci

Di Francesca Rizzo

In crescita le emissioni di diossina e ozono (quest’ultimo oltre la soglia limite); non preoccupano, invece, gli altri inquinanti: i dati, riportati da Ansa, sono quelli che emergono dalla relazione sull’impatto ambientale dello stabilimento ArcelorMittal (ex Ilva) nel biennio 2017-2018.

Il documento, consegnato ieri da Arpa Puglia e Ispra al Comune di Taranto, era stato richiesto dal sindaco Rinaldo Melucci. Sempre nella giornata di ieri è stato consegnato un altro documento atteso, a firma della Asl tarantina. Nelle scorse settimane, Melucci aveva ordinato la chiusura dei plessi De Carolis e Deledda per consentire all’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente di svolgere ulteriori analisi, dato il rischio di “spolverio” delle sostanze inquinanti dall’area delle collinette ecologiche.

I dati Arpa – Ispra sul biennio 2017-2018

Attraverso una serie di centraline collocate all’interno dello stabilimento ex Ilva e in altre zone del tarantino, Arpa Puglia monitora costantemente la qualità dell’aria nella zona, verificando periodicamente che gli elementi inquinanti emessi (PM10, PM2.5, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, biossido di zolfo, diossina) e l’ozono (formatosi in seguito a reazione tra alcuni di questi elementi) non superino i valori limite fissati per legge.  

Relativamente al biennio 2017-2018, a preoccupare è soprattutto la diossina: una centralina in particolare, quella di Masseria Carmine, a pochi chilometri dallo stabilimento siderurgico ex Ilva, ha registrato tra giugno e ottobre 2018 livelli superiori a quelli rilevati negli ultimi anni ed in linea con quelli che, nel 2012, portarono la Procura di Taranto a sequestrare l’acciaieria.

I rilevatori posti all’interno dello stabilimento, inoltre, evidenziano “contemporaneamente analoghi picchi (…), in particolare per la postazione cokeria”, si legge in uno stralcio della relazione Arpa-Ispra, riportata da La Gazzetta del Mezzogiorno.

“Dall’aprile 2017 (…) – continua il documento – presso le tre postazioni dell’area a caldo i valori sono significativamente più elevati rispetto a quelli rilevati nell’area a freddo”.

Sotto esame in particolare le emissioni di diossina convogliate dal camino E312 del megaimpianto: “Nel corso delle campagne in parallelo dell’anno 2017 – scrive Ispra – è stato registrato un valore di 1,54 ngTE/Nm3 per la media del mese di settembre. Una quantità non più rilevata da oltre un lustro, a dimostrazione che l’impianto è ancora in grado di generare emissioni particolarmente rilevanti”, sottolinea l’ente regionale.  

Dati che si ripercuotono inevitabilmente sulla salute dei tarantini: a confermarlo nuovamente è la relazione della Asl di Taranto. In base a quanto riportato ancora da La Gazzetta del Mezzogiorno, nel testo “si conferma la presenza di criticità in ordine alle patologie associabili con gli inquinanti emessi dagli stabilimenti dell’area industriale di Taranto, tuttavia con andamenti di ospedalizzazione in diminuzione”.

La magistratura punta i fari su ArcelorMittal

Nei giorni scorsi, il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo aveva annunciato “un nuovo metodo di lavoro” per vigilare sull’operato di ArcelorMittal e di tutti gli enti preposti al controllo delle emissioni inquinanti dello stabilimento.  

Una presa di posizione forte, per controllare che il nuovo corso dell’acciaieria mantenga le promesse fatte. “Sicurezza, salute e ambiente per noi sono dei pilastri che vanno di pari passo con la produzione”, aveva dichiarato a novembre dello scorso anno Matthieu Jehl, amministratore delegato di ArcelorMittal Italia.

Leave a Comment