Pet e risonanze senza collaudo: la Procura indaga e il responsabile sarà “uccel di bosco” al De Bellis

Antonio Leo, responsabile unico di tutti i procedimenti su cui è aperta l’inchiesta della Procura, beneficerà del “comando” presso l’Istituto di ricovero e cura De Bellis a Castellana. Così è scongiurato il pericolo delle misure restrittive

di Marilù Mastrogiovanni

Non è passata inosservata l’inchiesta del Tacco d’Italia “Sanità papers”. Sfuggita alla quasi totalità dei distratti organi d’informazione salentini, l’inchiesta è stata invece letta attentamente dalla Guardia di Finanza di Lecce, che si è recata presso gli uffici della Asl del capoluogo, in via Miglietta, per acquisire i fascicoli sulle gare d’appalto e sull’installazione delle grandi macchine per la diagnostica: una pet e due risonanze magnetiche. La prima, collaudata pochi mesi fa dopo aver funzionato per oltre quattro anni senza collaudo, le altre due, a tutt’oggi e dopo oltre tre anni di funzionamento, sprovviste del collaudo “tecnico amministrativo” obbligatorio per legge.

Avevamo anche denunciato che molti documenti furono fatti sparire all’indomani dell’abolizione della Commissione legalità da parte del neo insediato direttore generale Ottavio Narracci, poi arrestato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Potenza che ha portato anche all’arresto del pm Emilio Arnesano e di tre dirigenti medici della stessa Azienda Sanitaria Locale:

  • Carlo Siciliano (direttore del Reparto di Medicina del lavoro dell’Asl di Lecce)
  • Giorgio Trianni (primario di Neurologia dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce)
  • Giuseppe Rollo (primario di Ortopedia dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce).

A meno che i fascicoli di numerosi bandi e appalti pubblici non si siano rimaterializzati per miracolo, le Fiamme Gialle avranno potuto prendere ben poca cosa, che sia davvero utile per ricostruire l’iter amministrativo dell’acquisto di Pet e Risonanze magnetiche.

Anche per questo nei giorni scorsi Silvana Melli, ex direttrice generale della Asl di Lecce, è stata sentita come persona informata dei fatti dal pm titolare dell’inchiesta, Alessandro Prontera, che in Calabria ha lavorato gomito a gomito con Nicola Gratteri in inchieste sulla convergenza tra ‘ndrangheta, imprenditoria e politica.

C’è molto da indagare sul mancato collaudo delle due risonanze, che tutt’oggi eseguono esami sui pazienti pur sprovviste di collaudo, e c’è da far luce anche sull’appalto della pet oggi funzionante presso l’ospedale “Vito Fazzi”, collaudata pochi mesi fa, che ha eseguito oltre 16mila pet in quattro anni, in assenza di collaudo.

Sulle anomalie del bando per l’acquisto della pet del Fazzi abbiamo scritto molto, andando a fare le pulci passo dopo passo a tutte le illegittimità che riscontravamo.

Così come abbiamo indagato sulle modalità con cui la Asl di Lecce aggirava i bandi della Consip, cioè l’agenzia ministeriale che dovrebbe essere in grado di mettere le pubbliche amministrazioni nelle condizioni di fare acquisti trasparenti e al miglior rapporto qualità-prezzo.

L’azienda a cui veniva assegnata la fetta più grossa della torta? Sempre la Philips, la stessa della pet e la stessa delle due risonanze magnetiche.

Inoltre, denunciavamo sul Tacco, la Asl Lecce è affetta da grave bulimia di ecografi: aveva perso 12 milioni di finanziamenti europei (fondi Fesr) ma per comprarli comunque, ha attinto al proprio borsellino, cioè al bilancio corrente.

Tutto scritto nero su bianco.

E chi sono i responsabili di questa grave inefficienza, grave a tal punto da far perdere alla Asl di Lecce finanziamenti pubblici, abbassare la qualità del servizio sanitario e dunque arrecare un danno difficile da quantificare ai pazienti?

Sul Tacco abbiamo già spiegato tre anni fa che la legge impone chiaramente di utilizzare la piattaforma Consip per acquistare qualunque bene strumentale: “Le amministrazioni pubbliche sono obbligate ad approvvigionarsi attraverso le convenzioni stipulate da Consip SpA, ovvero dalle centrali di committenza regionali”, recita la legge 298/2015, art. 1, comma 510.

Addirittura i dirigenti – è questo che dice la legge (L. 135/2012, art. 15, comma 13, lett. d) – ci rimettono di tasca propria (ossia hanno la responsabilità amministrativa) se è provato l’eventuale illecito (si tratta di illecito disciplinare).

Secondo voi che cosa fa la Asl di Lecce? Acquista tutto da Consip?

No.

L’abbiamo denunciato qui e continueremo ad approfondire questo filone.

Abbiamo anche spiegato che “il servizio sanitario nazionale è obbligato (legge 135/2012, art. 15, comma 13, lett. d) ad acquistare tutto, dagli aghi alle Pet TC, attraverso la piattaforma telematica Consip. I contratti stipulati in violazione di quanto disposto dalla legge del 2012 “sono nulli, costituiscono illecito disciplinare e sono causa di responsabilità amministrativa”. Su questo tema, e proprio in materia di appalti nel settore sanitario, si è espresso il Consiglio di Stato nel 2014, affermando che sono nulli i contratti stipulati con altre procedure che non siano quelle previste dalla piattaforma Consip. Sempre il Consiglio di Stato ha ribadito la nullità dei contratti stipulati dalle pubbliche amministrazioni con procedure diverse da quelle della piattaforma Consip in tre sentenze successive su tre differenti ricorsi al Tar del Veneto (n.4134, 4135, 4136 del 7 settembre 2015, Terza sezione).

Ricapitolando, finora abbiamo denunciato:

1. Le anomalie nel bando per l’acquisto della Pet: QUI potete leggere tutte le puntate dell’inchiesta, per cui ho ricevuto una querela temeraria dal dott. Angelo Mita, direttore di Medicina nucleare all’ospedale vito Fazzi e assessore al Comune di Gallipoli in quota UDC.

2. L’assenza del collaudo per la Pet

3. L’assenza (che persiste) del collaudo per due risonanze magnetiche

4. Gli acquisti anomali senza ricorrere alla Consip e la perdita dei fondi Fesr

Responsabili di tutto quanto illustrato finora, sono due dirigenti Asl: l’ingegnere Antonio Leo, responsabile unico del procedimento, e l’ingegnere Fiorenzo Pisanello, direttore dell’Area tecnica.

Abbiamo pubblicato atti, documenti, determine con le loro firme in calce.

Responsabili diretti di gravi falle del sistema sanitario. Sulla rilevanza penale delle loro azioni, indaga la Procura.

Nonostante questo, l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Saverio De Bellis di Castellana Grotte ha chiamato Antonio Leo in “comando”, a prestare la sua opera così meritoria e unica presso di loro. Attraverso l’istituto del “comando” è consentito a due enti pubblici di scambiarsi il personale, qualora le competenze uniche e irripetibili di un dirigente non dovessero essere reperibili altrove e fossero richieste da un ente che ne è sprovvisto.

Così, il De Bellis il 17 gennaio scorso ha richiesto alla direzione generale della Asl di Lecce “con urgenza di poter acquisire la professionalità di un ingegnere, attualmente del tutto assente presso l’Area tecnica” dell’Istituto.

Un “comando” che suona come una promozione per Leo: se la Procura dovesse rilevare responsabilità penali (quelle oggettive e amministrative sono fuori discussione, avendo firmato gli atti), il rischio della reiterazione del reato e dell’inquinamento delle prove sarebbe scongiurato e non sarebbe necessaria una misura restrittiva. Bella la vita, quando si ha sempre il salvagente.

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