Auguri un corno

di Barbara Toma

 

di chi sei tu?’

sono tua’

dillo più forte, chi sei tu?’

tua!’

ripetilo, ripetilo!’

TUA, TUA, TUA, solo TUA!’

 

Il vostro bisogno di sentirvi padroni di qualcosa

per sopperire al vostro senso di inadeguatezza e impotenza

il vostro essere totalmente schiavi dell’immaginario pornografico più banale e becero

incapaci di provare piacere se non vi si dà l’illusione di un senso di potenza

più siete piccoli

più ci volete sottomesse

in tutto, certo

ma se non è possibile, allora almeno a letto!

 

Che mi cadessero tutti i denti insieme

che io perda tutti i sensi del piacere

e anche la mia preziosa e salvifica creatività.

Che mi abbandonino tutti i miei super poteri

e che io sia dannata a vita

se permetterò mai più a nessuno di sentirsi padrone del mio corpo

nemmeno per un istante

nemmeno per finta

mai più!

 

io sono mia, mia, mia, mia!

 

E mentre scrivo di getto queste mie, ammetto di sentirmi un po’ antica, di provare un certo senso di colpa nell’usare degli slogan inventati dalla generazione di mia madre un trilione di anni fa.

Sì. E’ così, è totalmente fuori tempo e superato urlare ‘io sono mia!’.

Ed è proprio per questo che fa così male.

Fa male dover tornare a combattere battaglie già combattute,

fa male vedere come si stia velocemente tornando indietro,

fa male essere donna, qui, oggi, e crescere due bambine in questi posti italici…

 

E poi leggo del RAPE DAY: è proprio di questi giorni la notizia che il famoso sito Steam ha fatto retromarcia rispetto alla vendita del nuovo gioco Rape Day (GIORNATA DELLO STUPRO).

Leggo:

Il suddetto gioco aveva scatenato le polemiche già dal primo annuncio, con una petizione che ne richiedeva la cancellazione e che ha raggiunto le 8000 firme. Il motivo di tutto ciò è la possibilità di poter violentare, verbalmente ma soprattutto sessualmente, le donne. Rape Day è infatti un gioco post apocalittico, in cui bisogna sopravvivere uccidendo gli zombie e con la possibilità di “distrarsi” dai non morti andandosela a prendere con le donne, estorcendo loro informazioni con insulti o, appunto, stupri.

Sebbene non pubblicato, il lancio su Steam era previsto il mese prossimo. Nonostante le polemiche il produttore di Rape Day fa sapere che procederà alla vendita del gioco direttamente dal suo sito.

 

Quindi fatemi capire;

i ragazzi si fanno una prima cultura e imparano il sesso navigando sui siti porno che, nel 99,99% dei casi, propongono esclusivamente video in cui le donne vengono denigrate, prese con forza e rese succubi.

L’immagine della donna continua ad essere proposta come oggetto.

Tanto che uomini, di qualsiasi strato sociale, continuano ad eccitarsi al pensiero di possederci.

Un’azienda di videogiochi lavora per 3 anni alla creazione di un gioco chiamato ‘il giorno dello stupro’ (e riesce a farsi una gran pubblicità grazie alle polemiche che suscita), ma può comunque mettere in vendita sul suo sito tale gioco e, anzi, la maggior parte dei commenti riguardo questa faccenda parla di ‘libertà di espressione’ e ‘censura’ (come se amare lo stupro e incitare tali atteggiamenti fosse lecito).

Ogni 72 ore una donna viene uccisa dal suo partner o ex tale.

Nelle strade delle nostre città appaiono mega manifesti che inneggiano alla donna e al suo ruolo di madre.

Veniamo quotidianamente attaccate in ogni possibile modo.

Ma tranquilli, Trenitalia per la giornata internazionale della donna regala a tutti una caramella al limone!

E intanto i papà all’asilo ci fanno gli auguri, il telefono si intasa di stupide mimose, i social straripano di commenti festosi e complimenti alla ‘forza e alla dolcezza delle donne’.

 

AUGURI?! E AUGURI DI COSA?

Mi prendete in giro?!

COSA C’E’ DA FESTEGGIARE?

 

Quando leggerete questo mio sarà già il 9 marzo, ma non sarà troppo tardi per ricordarsi di lottare ogni giorno per i diritti delle donne. Con le azioni, con l’educazione che diamo ai nostri figli, con il nostro modo di affrontare la vita, giorno dopo giorno.

 

Ora io, che vesto sempre di nero, vado a prepararmi, mi vesto fucsia e, con le mie figlie, scendo in piazza ad urlare la mia indignazione e il mio dolore per l’omicidio dei nostri diritti.

Oggi non andrò alle prove in teatro. Scendo in piazza.

E spero di incontrarvi numerosi.

Tutti ad urlare attualissimi slogan anni ’70.

Tutti forti, consapevoli e fieri.

 

Buona lotta a noi!

 

La cultura non fa le persone. sono le persone che fanno la cultura. Se è vero che la piena umanità delle donne non fa parte della nostra cultura, allora possiamo e dobbiamo far sì che lo diventi

Dovremmo tutti essere femministi – Chimamanda Ngozi Adichie

 

‘Io sono luce

mi alzerò allimprovviso

per tornare a lavarmi le mani

dopo aver terminato il caffè’

Fatima Naut

 

Aveva dimenticato di essere donna.

Lei che guardava

alla propria tristezza

come fossero bolle di sapone

e passava il tempo

giocando con le unghie

mentre

annegava.

Maram al-Masri

Leave a Comment