NO TRIV

di Thomas Pistoia

Ho fatto un po’ di fatica, ma alla fine alla notorietà mi ci sono abituato.
Ho passato molti decenni nel più totale anonimato e la cosa non mi è dispiaciuta.
La notizia della mia bellezza si è diffusa la prima volta, un po’, negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Questione di emigrazione: le persone partivano da qui e andavano al nord, oppure in Svizzera, per lavorare. Dopo qualche anno si sposavano con qualcuno trovato sul posto e lo portavano giù per le ferie. Allora, per esempio, la zurighese maritata con il taurisanese, finita l’estate, tornava a Zurigo e diceva alle sue amiche zurighesi maritate con uomini zurighesi: “ah, ma vedeste che vacanze! L’anno prossimo venite anche voi!”
Capitava comunque raramente, perché, si sa, “moglie e buoi dei paesi tuoi”; non era facile che un taurisanese sposasse una zurighese e neanche che una di Botrugno sposasse uno di Busto Arsizio, per dire. Cioé, all’epoca non c’era mica la globalizzazione!
Per cui io, bellissimo e semisconosciuto, segnato a malapena sulle carte geografiche, me ne stavo lì, bello tranquillo, frequentato esclusivamente dai miei compaesani che, a onor del vero, mi amavano e rispettavano.
Non riuscivano a rivelarmi al mondo neanche le star, quelle nate in queste zone, che arrivavano in tv e diventavano famose: il cantante, la velina, il calciatore… Nelle interviste chiedevano loro “dove andrai in vacanza?”
E quelli mica rispondevano “a casa”! Mica venivano da me! Rispondevano “Maldive”, “Seychelles”, località che invero mi sarebbero inferiori, ma sono oggetto di campagne pubblicitarie più potenti e vengono per questo, a torto, considerate più rinomate.
Negli ultimi anni, il boom. Non so. Secondo me la colpa è di coso, quello dei Police, come si chiama… Copeland. Ha fatto diventare famosa la pizzica.
Si è messo a suonarla. E la gente ha detto “che è sta pizzica?”
“E’ la musica popolare del Salento”.
Alé, tutti in Salento! E, quando sono arrivati, si sono accorti di me. Mettici il passaparola, mettici internet, fatto sta che ora vengono tutti qua.
Insomma, diventato famoso il Salento, lo sono, di riflesso, diventato anch’io. E’ scoppiato il turismo e in questo campo, modestamente, io sono fondamentale.
Ora, io non so dire quanto tutto questo sia collegato a quello che è successo dopo. Ciò che ho saputo me l’ha detto il Salento stesso, la sua terra.
Quando mi vedete accarezzare la sabbia e tornare indietro… Quando vi incantate a guardarmi mentre schiaffeggio gli scogli… Sì, vi piace chiamarlo “spettacolo della natura”, ma in realtà io e la terra, in quei momenti lì, stiamo chiacchierando… E, come potete immaginare, il Salento mi racconta un sacco di cose.
La Sacra Corona Unita, l’inquinamento, l’aumento progressivo della diffusione dei tumori (che poi qualcuno dice c’è differenza tra diffusione e incidenza, ma la gente muore lo stesso, eh!)…
Poi… Boh, la misteriosa malattia degli ulivi (che non è misteriosa la malattia in sé, è misterioso il modo in cui la predetta è stata contratta dalle povere piante)… E il gasdotto… Il No Tap, con quelli che all’opposizione dicono “guai a chi prova a farlo!”, poi, giunti al governo, dicono “va fatto per forza!”.
Ma sto divagando.
Insomma, il fatto è che più il Salento diventa famoso, più i suoi guai aumentano. O forse con la globalizzazione e internet le notizie girano meglio? Mah! Va a sapere.
Comunque, fino a oggi, io sono stato abbastanza tranquillo.
Negli ultimi decenni a parte il periodo di emigrazione di massa degli albanesi, il contrabbando di sigarette e qualche bomba messa lì dai pescatori di frodo, non ho avuto grandissimi problemi.
Facevo la mia solita vita. Un po’ calmo, un po’ agitato, qualche burrasca estiva coreografica, due o tre squali del tutto inoffensivi avvistati qua e là. Niente di che.
Finché, un giorno, non hanno deciso che adesso è il turno mio. E quelli all’opposizione hanno detto “guai a chi prova a farlo!”. Poi, saliti al governo, hanno detto “va beh, facciamolo, però ci mettiamo un emendamento che non si usa l’air gun!”.
Ma io conosco la verità. Useranno di tutto. Il petrolio sta finendo e ne serve altro. E pensano che ce l’abbia io!. Bah! Che poi, anche fosse, arrivano gli americani e se lo prendono loro!
Comunque mi hanno svenduto per una miseria e i compratori oggi si sono presentati qui, nel mio bel mezzo (e non uso a caso quest’espressione). Hanno tirato fuori un… Una roba… Ma lunga, ma grossa. La chiamano “trivella” e dicono che ce ne sono altre in arrivo. Uno degli operai, uno che sicuramente è di queste parti, senza immaginare, senza capire che io sono vivo, scherzando coi colleghi, ha fatto finta di rivolgersi a me e ha detto in dialetto: “mare miu, lu forte è cu lu provi la prima fiata, poi viti ca te piace!”.
Cioé, aspé… Voi, no, dico, voi, piccoli, insulsi animaletti da piattaforma, volete ficcare quel coso nel mio… Nel mio… Nel mio profondo?
Voi davvero pensate di in… di in… Di infilare quel coso tra le mie… Tra le mie acque?
Eh, no, eh! Eh, no! Ora basta! E alla terra l’avete fatta a pezza! Emmò la Scu, emmò burgesi, emmò i tumori, emmò la puzza ecolica, emmò la xylella, emmò la Tap!
Oh! Ma lo sapete con chi avete a che fare?
Io sono il mare! Il mare! Il-ma-re!
E non un mare qualsiasi! Io sono il mare del Salento!
Ma come vi permettete? Ma non pensateci nemmeno! Ma non vi azzard… Oh! Ho detto no! No, avete capito? Fer… Fermi! Non ci provate! Giù quelle cose! Fermi! Acc… Mgrr… No! Bastardi! Lasciatemi stare! Lasciatemi! No! No! OHIMME’! OHIMME’!
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
AHIAAAAAAAAAAAMAMMAAAAAAAAAAAAAA!


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Non fa ridere per niente.

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