di Barbara Toma
Le leggi ad personam sono sempre state una grande passione dei politici italiani. Gli esempi a riguardo non mancano. Evidentemente anche il caro senatore Pillon non vuole esser da meno, e arriva con il decreto che porta il suo nome. Una mossa molto astuta e previdente, perché al contempo: 1. gli permette di mantenere alto il nome della politica italiana e la sua lunga tradizione di leggi ad personam; 2. gli assicura il lavoro come mediatore familiare dopo la sua (spero breve) parentesi politica.
Chapeau.
Una neanche tanto attenta lettura della suddetta proposta di legge mette subito in risalto quanto chi è arrivato a scriverla sia totalmente scollegato dalla realtà o, peggio, poco interessato alla realtà altrui.
Eh si, perché non sarà certo un senatore a doversi preoccupare di non avere abbastanza soldi per una casa degna di ospitare i figli dopo il divorzio (cosa che, secondo questo disegno di legge, dovrebbe addirittura annullare il diritto alla tanto acclamata bigenitorialità.) Se i ‘poveri’ non possono permettersi una casa abbastanza grande son problemi loro, a noi senatori poco importa.
Stesso discorso per molti altri punti di questo orrendo DDL, come ad esempio l’obbligo di pagare un consulente familiare o di pagare un affitto se si resta nella casa di famiglia o, addirittura, di rendicontare tutte le spese dei bambini fino all’ultimo centesimo e abolire il contributo forfettario.
Obbligare un essere umano a rendicontare la propria vita per filo e per segno giudicando se una spesa è giusta o meno è umiliante.
Chi dice che evitare di vestire mia figlia con dei vestiti usati e comprarle dei vestiti nuovi sia più importante di farle fare un viaggio o portarla al cinema e poi al ristorante?
Chi dice che decidere di fare dei sacrifici e investire dei soldi nella formazione di mia figlia (anche privata, perché no?) non sia un mio diritto anche se non sono ricca?
Nel pieno rispetto dei diritti di ogni bambino ad avere una casa accogliente, dei vestiti, dei giochi, le cure mediche, la possibilità di fare un’attività extra curricolare e ogni bene primario assicurato, la libertà di decidere autonomamente come spendere i soldi, anche quelli che spendi nel tempo con i tuoi figli, è importante.
E’ una questione di dignità.
Se passa questa legge, per le coppie con figli divorziare sarà più difficile, con una procedura più lunga e più onerosa.
Ma questo è un problema dei poveri. Non certo dei senatori.
Per cui, attenzione voi che vi disinteressate alle problematiche delle donne, in realtà le prime vittime di questa proposta di legge pericolosa, assurda e offensiva, saranno le persone meno abbienti. Che poi, in un Paese come il nostro, dove esiste ancora un elevato gender gap, sono spesso proprio le donne.
Ma i meno abbienti non saranno le uniche vittime, perché saranno in compagnia di un altro gruppo di persone totalmente ignorate e trattate come oggetti: i bambini.
I quali non avranno di fatto più voce in capitolo. Non si prenderà sul serio il rifiuto di un bambino di vedere un genitore e si obbligherà ogni bambino a dividere il proprio tempo in modo uguale con entrambi i genitori, a prescindere dalla singola situazione familiare, senza tener conto del fatto che ogni storia è a sé, si divide e basta, come con gli scontrini. Facile no?
Se passa questa legge le donne vittime di violenza continueranno a subire violenza e gli uomini abusanti continueranno ad abusare impuniti su donne e bambini.
L’ultima volta che sono scesa a Roma (perché da Milano si scende) per manifestare risale al 2003.
Eravamo in 4 in una macchina: io, Davide, Enrico e Stefano. L’autostrada era intasata da pullman e automobili dirette alla stessa manifestazione: contro Berlusconi e il suo governo.
Fu un’esperienza indimenticabile, eravamo così tanti che il corteo a un certo punto si fermò, perché da metà Via Cavour fino al punto di arrivo (il Circo Massimo) era tutto un fiume di persone.
Ecco, io oggi non potrò essere a Roma a manifestare contro il DDL Pillon, ma spero che saranno in tanti ad andarci. Spero che si ritroveranno accalcati tra tanta di quella gente da non sentirsi più soli e tornare a sperare nel potere della protesta. Proprio come successe a me nel 2003.
Perché il DDL Pillon NON deve passare e la violenza NON deve vincere.
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