Tap, la Disfida di Barletta 500 anni dopo

L’Agenzia europea dell’Ambiente ha stimato che la centrale di Cerano, è al primo posto in Italia per i costi causati dalle emissioni inquinanti: oltre 500 milioni di euro l’anno. Ma qualcuno se ne preoccupa?

Di Francesco Ria aka Ivan il matto

Nel 1503, tredici cavalieri italiani sfidarono e sconfissero tredici cavalieri francesi nella celeberrima Disfida di Barletta. Da molti, e soprattutto dal fascismo, l’episodio venne celebrato come esempio di valore e virtù militare italiana e come trionfo di patriottismo.

In realtà, i cavalieri erano sì italiani, ma combattevano sotto l’egida spagnola. Francia e Spagna, infatti, in quegli anni si disputavano i resti del Regno di Napoli, strappato a Federico d’Aragona di Napoli.

Mezzo millennio dopo, novelli cavalieri (soprattutto del mondo virtuale, ma in questo specifico caso anche con notevoli battaglie campali), lottano per l’indipendenza del Salento da TAP e altre diavolerie varie dell’epoca moderna. Siamo, però, sicuri che dietro queste battaglie non si nascondano, come a Barletta nel ‘500, altri e più potenti eserciti?

Da oltre dieci anni il Salento è territorio di conflitti ambientali. Si è combattuto contro l’eolico, contro le biomasse, contro il fotovoltaico. Condivido molte, non tutte, le battaglie passate. In particolare quella contro l’eolico di cui, francamente, non se ne percepisce alcuna utilità.

Luigino Sergio direbbe, invece, che l’eolico è utilissimo e bellissimo. In quasi ogni comune della provincia si sono avuti, dibattiti, manifestazioni, proteste, contro le biomasse o i radiofarmaci. In quasi ogni comune è un rifiorire di ingegneri, tecnici, esperti, filosofi e pensatori te la chiazza che da un giorno all’altro sono diventati esperti di energia, impatti ambientali, analisi di costo-beneficio, geopolitica internazionale. Molti di loro, in passato, sono stati assessori e consiglieri comunali della DC, del PSDI e altri partiti responsabili della cementificazione del Salento. Responsabili della svendita del territorio alle mafie che per decenni hanno interrato rifiuti tossici a ridosso dei centri abitati.

Poi ci sono i trotskisti della natura. Quelli contro, per definizione. Contro soprattutto ogni cosa che ha un nome strano: nucleare, rigassificatori, termovalorizzatori, radiofarmaci, missili fotonici e flussi canalizzatori. Di questi, posso metterci la mano sul fuoco, nessuno riceve contributi più o meno leciti per le loro battaglie, sono onesti e puri e lottano per ciò in cui credono. E per questo li rispetto.

Altri sono per davvero medici e ricercatori, ma digitando i loro nomi nei principali motori di ricerca scientifici del mondo, ne risultano solo pochi articoli (molti risalenti agli anni ’90) e riguardanti argomenti completamente diversi dalle tematiche energetiche e ambientali.

Ossimori della logica e della storia che ci hanno regalato un territorio devastato e che sta morendo molto più in fretta di altre zone d’Italia che dovrebbero essere, per passata vocazione industriale, più inquinate della Puglia. Il risultato che la storia ci consegna è spietato. Negli anni dello sviluppo industriale non abbiamo goduto di alcun beneficio economico e oggi abbiamo ogni tipo di effetto negativo sulla salute dovuto allo sfregio dell’ambiente. Ovviamente chi ha gioito sono i passati assessori di cui sopra e le mafie. Arricchitisi con tangenti, corruzione e smaltimenti illeciti di rifiuti a danno della collettività.

La politica e la società di oggi, rincoglionite dai social network e da Maria De Filippi sono molto più stupide e vulnerabili di quelle passate per le quali l’azione cattolica e il PCI svolgevano un’essenziale opera di diffusione della cultura e di formazione civica e politica. Così, per dirla con Marx, le tragedie della storia recente si stanno ripetendo come farsa. Farsesche sono queste lotte ambientali contro nemici che non possono essere sconfitti, almeno da questa accidiosa generazione politica e sociale. Al contrario, molti degli attuali nemici potrebbero essere sfruttati per raggiungere obiettivi di benessere comune. Provo a spiegare il mio pensiero.

Ho sempre ritenuto che le lotte dei territori contro TAP e altri colossi siano assolutamente impari. Soprattutto se consideriamo che i cittadini che stanno lottando contro TAP vengono arrestati e malmenati ad ogni minimo tentativo di manifestazione o disobbedienza civile. Mentre TAP o altri potrebbero corrompere e dispensare mancette a chiunque senza incontrare alcun tipo di difficoltà. Ho sempre pensato che le piccole battaglie locali siano uno spreco enorme di energie e di risorse. E non risolvano il problema dei crescenti tassi di mortalità dovuti a patologie correlate ai disastri ambientali. La mia proposta, dieci anni fa come oggi, è semplice: molto meglio le biomasse che Cerano.

Sarebbe meglio non avere né le une né l’altra, ma meglio partire con qualcosa terra terra. Meglio cercare di portare a casa qualche risultato. E 10 MegaWatt di biomasse inquinano molto molto molto meno che 10 MegaWatt di carbone. Cerano, infatti, 2640 MegaWatt prodotti dal CARBONE!!!

L’Agenzia europea dell’ambiente ha stimato che la centrale Federico II è al primo posto in Italia per i costi causati dalle emissioni inquinanti: oltre 500 milioni di euro l’anno. Non vedo nessuno incatenarsi e fare scioperi della fame per fermare questo scempio di denaro e di vite umane. La Puglia ha investito tanto in energie rinnovabili: qualcuno si è preoccupato di andare a richiedere all’ENEL una riduzione della potenza della centrale di Cerano?

Questo tipo di approccio sarebbe, a mio modo di vedere, il più intelligente, il più razionale, il più semplice da realizzare, il più remunerativo in termini di salute pubblica. Ma richiederebbe un mimino di programmazione territoriale ed un minimo di capacità politica che non sembrano emergere nel panorama salentino. E poi: se a li filosofi te la chiazza ne cacci la TAP, di cosa potranno mai parlare per sentirsi importanti? Ieri come oggi a morire sono i cavalieri della disfida, mentre le grandi potenze si dividono le spoglie della Puglia.

Ma questa volta è anche colpa nostra.

 

Per saperne di più:

Il gasdotto Tap

Rinnovare le rinnovabili

Veleni di Puglia

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