TAP, le balle del tubo

di Marilù Mastrogiovanni

Nessuna penalità in caso di recesso, nessun costo calcolato dallo Stato italiano, nessun risparmio sulla bolletta. La smentita del Ministero delle sviluppo economico alle fake news diffuse dal Governo

 

Non è prevista alcuna penalità a carico dello Stato italiano nel caso in cui il Governo dovesse bloccare i lavori del gasdotto Tap.

Non è mai stato calcolato alcun costo di “fuoriuscita” dal progetto.

Non è vero che “abbiamo le mani legate” come dichiarato dalla Ministra per il Sud Barbara Lezzi e che il costo che dovremmo far pagare al Paese per fermare l’opera “è troppo alto”.

Troppo alto rispetto a quali parametri?

In realtà i dati diffusi a mezzo stampa su un presunto risarcimento danni miliardario da addebitare all’Italia, non hanno alcun fondamento.

Perfino lo sconto sulle bollette del gas, che il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha quantificato pari al 10%, è pura fantasia.

E’ il Ministero per lo sviluppo economico (Mise) a smentire nero su bianco una serie di balle uscite nelle ultime 24 ore sul Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che, partito dall’Azerbaijan, attraversando Turchia, Grecia, Albania, sta per arrivare in Italia attraverso il mar Adriatico.

Dovrebbe sbarcare nel Salento e bucare la delicata e fragile “falesia”, il costone roccioso e friabile a strapiombo sulle spiagge di San Foca, uno dei litorali più belli d’Italia.

Una serie di tutele ambientali, previste dalla direttiva Ue Natura 2000 sulla flora marina che vegeta al largo di San Foca, non ha impedito l’avanzare del progetto.

 

LA SMENTITA

E’ arrivata il 27 settembre scorso per le vie ufficiali.

Una serie di associazioni, comitati e semplici cittadini (Comitato “No TAP Salento”, “Terra MIA”, Graziano Giampaolo Petracchi, “Movimento No TAP”, “Associazione Salento Km0”, “Movimento No TAP della Provincia di Brindisi”, “Associazione Bianca Guidetti Serra”) il 2 agosto scorso hanno fatto richiesta di accesso agli atti al Mise (Ministero per lo sviluppo economico), chiedendo anche delucidazioni sui costi della penalità che i cittadini dovrebbero sostenere per un eventuale revoca della disponibilità dell’Italia al passaggio del tubo.

La risposta è a firma del direttore generale del Mise, l’ingegnere Gilberto Dialuce, dunque la massima autorità competente in materia.

L’ingegnere Dialuce scrive che: “La quantificazione dei costi di abbandono divulgata dalla stampa ha come fonte la Società di Stato azera SOCAR. Nello specifico, per quanto di conoscenza di questa Direzione, le cifre citate (70 o 40 miliardi) sono emerse durante gli incontri avvenuti col Ministro degli esteri azero nel corso della visita del Ministro degli affari esteri e la cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Azerbaijan lo scorso 23 luglio”.

 

In parole povere: balle spaziali. O balle del tubo.

 

Nessun costo dovrà sostenere l’Italia e tale presunta penalità non è stata neanche presa in considerazione dai nostri ministeri.

Si è trattato di una sorta di spauracchio sventolato da Socar davanti al naso del nostro presidente Mattarella, ma non ha alcuna forma ufficiale.

“Non si tratta pertanto di conteggi effettuati dal Governo italiano o da questo Ministero”, ribadisce il direttore del Mise.

Chiarissimo.

Ma l’Italia rischia di pagare delle penali?

 

Chiedono i comitati e le associazioni al Mise, che risponde: “Si specifica che il TAP è un’opera la cui realizzazione non prevede finanziamenti dello Stato italiano. Una eventuale revoca dell’autorizzazione rilasciata e riconosciuta legittima da tutti i contenziosi amministrativi, col conseguente annullamento del progetto, causerebbe una serie di danni a soggetti privati (la società costruttrice, le società che hanno avuto appalti di lavori, gli esportatori del gas azero, gli acquirenti che hanno già firmato contratti di acquisto venticinquennali del gas con consegne del gas in Italia a partire dal 2020) e pubblici, configurando richieste di rimborso degli investimenti effettuati nonché dei danni economici connessi alle mancate forniture, anche al di fuori del territorio italiano, nei confronti dello Stato italiano, attivando cause o arbitrati internazionali in base alle convenzioni internazionali firmate dall’Italia che proteggono gli investimenti esteri effettuati da privati, motivati anche dalla violazione dell’Accordo Intergovernativo sottoscritto e ratificato dal Parlamento italiano”.

 

Quindi è probabile che l’azienda di stato dell’Azerbaijan SOCAR pretenderà il pagamento di penali che, tuttavia, l’Italia può legittimamente rifiutarsi di pagare.

Infatti, nel caso di una eventuale revoca dell’impegno da parte dell’Italia, Socar e gli altri soci privati potrebbe chiedere all’Italia danni miliardari se avessero tutte le carte in regola, tutte le autorizzazioni e i pareri tutti regolarmente emessi e tutti favorevoli.

Insomma se stesse dalla parte del giusto, Tap potrebbe chiedere i danni e ottenerli.

Ma TAP ha davvero le carte in regola?

 

 

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