Salvini’s Angels

L’operazione “Spiagge sicure” nel Salento raccontata da un testimone d’eccezione: lo scrittore Thomas Pistoia. Con lui e con il suo proverbiale sarcasmo, abbiamo fatto un po’ di conti per vedere quanto costi ai salentini, chi ne beneficia davvero, e con quali risultati: noi ne abbiamo potuto misurare almeno due. Sui litorali del Salento i “vu cumprà”, anche se con regolare licenza, sono scacciati insieme ai cani.

 

22 Agosto 2018, Torre Mozza, marina di Ugento.

Qui, secondo me, c’è una delle più belle spiagge del Salento.

La sabbia sembra polvere d’oro, perfino Zio Paperone, con il suo leggendario fiuto, cadrebbe nell’inganno. Il mare è una pellicola di cristallo che la moltitudine dei bagnanti non riesce a increspare.

La porzione di spiaggia su cui mi trovo è quella che chiamano “Il Puffo”; in paese coincide con la fine dell’asfalto al parcheggio di via Tiepolo. Da qui in poi comincia la strada sterrata e piena di buche, che costeggia il resto del litorale torremozzese.

Sono le 11 e un quarto circa, mi trovo sotto l’ombrellone nella mia situazione ideale: moglie e figlie in acqua, io qui, all’ombra, con tanta letteratura tra le mani (“Villetta con piscina” di Herman Koch), in una delle mie ultime giornate di ferie.

Tutto tranquillo. Gli altri spiaggiati chiacchierano e prendono il sole. C’è un leggero brusio che concilia la lettura.

 

All’improvviso l’attenzione generale viene richiamata dall’ingresso in spiaggia di un gruppo di uomini in divisa. Sono due agenti della polizia locale e due guardie giurate (di quest’ultime avevo notato, al mio arrivo, un’auto stazionante in strada). Un paio sono calvi e hanno in testa il berretto con visiera alla Bruce Willis. Indossano una polo e pantaloni pieni di tasche, visivamente fanno molto anni ‘80. Ai piedi, gli anfibi. Accedono alla spiaggia quatti, discreti, professionali. Probabilmente su questa spiaggia ci saranno come minimo (dico come minimo) alcuni boss della sacra corona unita, oppure dei ferocissimi killers, non so, tipo quelli che hanno ammazzato Augustino Potenza, magari stanno per incastrare quelli che hanno sparso ettolitri di sangue dalle parti di Melissano; oppure stanno per arrestare, qui, sulla sabbia, un uomo politico in odore di mafia, ci accontenteremmo anche di un piccolo e ridicolo sindaco un po’ colluso.

Beh, certo, il massimo sarebbe se questi bravi operatori della sicurezza avessero individuato, su indicazione del Ministero dell’Interno o dei servizi segreti, Matteo Messina Denaro, in incognito, che prende il sole qui a Torre Mozza, con l’ombrellone posizionato vicino a quello di una famiglia di Acquaviva delle Fonti, padre, madre e due bambini, di cui uno piccolo che gioca con la palla e disturba più volte il boss di Cosa nostra, il quale, proprio in questo momento, sta esclamando che il pargolo “scassa vegiamente a minchia”.

Eccoli, i quattro agenti, individuano il soggetto, lo puntano. Quello che sembra il responsabile della delicatissima operazione ha l’auricolare e parla continuamente con qualcuno, probabilmente con la centrale operativa, forse sta chiedendo rinforzi o l’intervento di un elicottero.

 

Ecco, ecco, è il momento! Lo accerchiano, lo hanno preso, lo hanno pre…

Eh? Ma cosa…

Ma che fanno? Non so, pare che il boss si sia travestito… Ha in testa una colonna di cappelli e le braccia sono occupate dalla più svariata mercanzia. Ed è nero… Cioè, diciamo, di colore, ecco. Viene scortato dal bagnasciuga fino all’entrata della spiaggia. Il poliziotto locale che indossa l’auricolare parla con lui, un altro scrive qualcosa, il resto del gruppo è impegnato in un’azione di copertura (ovvero, sudando, guardano in giro a braccia conserte).

 

Mi avvicino a quello che sembra il capo. E’ giovane, avrà poco meno di quarant’anni. Il capo scoperto è costellato di goccioline di sudore, la maglietta è madida. Mi qualifico e gli chiedo se posso fare qualche domanda. Acconsente e risponde in modo molto professionale.

Operiamo nell’ambito del progetto “Spiagge Sicure” di Salvini – dice, poi è lesto ad aggiungere – Non è un’azione contro le persone di colore, l’obiettivo è colpire il commercio abusivo – e continua con altre precisazioni – Interveniamo senza alcuna violenza, allontaniamo solo i trasgressori dalla spiaggia. Ci vuole buonsenso, sappiamo che sono povere persone.

Chiedo che provvedimenti hanno adottato nei confronti del vucumprà appena fermato.

– E’ stato identificato – sottolinea, indicandolo col dito – Gli abbiamo poi detto che, se lo ritroveremo in spiaggia, procederemo al sequestro della merce.

Poi mi ripete che tutto viene fatto secondo buonsenso.

Gli chiedo se può dirmi come si chiama, gli spiego che vorrei scrivere nel pezzo con chi ho parlato. Rifiuta di dirmi il suo nome con fermezza e cortesia, poi si allontana, ha ripreso a comunicare con  qualcuno che gli parla all’auricolare.

 

Il boss con la colonna di cappelli in testa si è allontanato. Lo rintraccio nel parcheggio a ridosso della spiaggia. Non ha problemi a rispondere alle mie domande, né a farsi filmare (il video lo trovate in calce a questo articolo). Si chiama Falomar, vive a Surbo e fa questo mestiere da anni. Ogni giorno, in auto (è uno dei più fortunati, ci sono suoi colleghi che per arrivare qui utilizzano le frecce rotte delle Ferrovie Sud-Est), raggiunge Torre Mozza e percorre il litorale. Dice di possedere una licenza in tasca e fa segno di mostrarcela. Ma, per qualche motivo a noi ignoto, i militi non l’hanno visionata né richiesta. Si chiede come farà a mantenere la sua famiglia, ora che c’è l’ordinanza “Spiagge Sicure”.

 

Sì. Sì, lo so. I sostenitori di Salvini, mentre leggono queste righe stanno esclamando “questi vucumprà disturbano, non pagano le tasse, tornino al paese loro, eccetera eccetera!”.

Ok, ok, dopo facciamo insieme qualche riflessione anche su questo aspetto, intanto avvicino una delle guardie giurate, un omone con muscoli, occhiali da sole e pistola, in piedi a far da sentinella all’entrata del lido; anche lui tiene subito a precisare che quello che sta facendo con i suoi colleghi non è contro “le persone di colore”. L’azione di controllo prevede anche altri obiettivi, ad esempio l’impedire che i cani abbiano accesso alla sabbia.

Ma perché tutti tengono tanto a sottolineare che “Spiagge sicure” non ha fini razzisti? Coda di paglia? Io non ho mostrato alcuna disapprovazione, ho fatto solo delle domande. Devo decidermi a tagliare la barba, fa troppo comunistaradicalchicamicodeinegri.

Comunque il bodyguard mi spiega che ci sono altre due guardie giurate in giro per la spiaggia pronte a intervenire. Gli chiedo (ed è la risposta che mi interessa di più) se le segnalazioni giungono anche dai bagnanti. Dice “sì, capita”, ma senza troppa convinzione. Forse i turisti italiani e stranieri non provano poi un così grande fastidio al passaggio dei vucumprà, forse le spiagge sono meno insicure di quanto il nostro ministro dell’interno vuole farci credere.

 

Ma facciamo un po’ il punto della situazione: bisogna ribadire che gli operatori sono stati professionali. Nessun segno di prepotenza o sentore di abuso nei confronti del boss munito di cappelliera. E con me sono stati cortesi.

 

Prima di salutarli, ho avuto la tentazione di chieder loro se fanno questi controlli malvolentieri, perché alla fine devono eseguire degli ordini, o se la loro opera è rafforzata dalla convinzione che le spiagge sicure e, più in generale, la sicurezza dei cittadini, passino davvero attraverso la persecuzione legale degli extracomunitari, il respingimento dei migranti in mezzo al mare, l’allontanamento dei vucumprà dai litorali.

Riassumendo, avrei voluto chieder loro “siete leghisti? Siete Salviniani o Salvinisti?”.

 

Ma non l’ho fatto. Troppo forte sarebbe stato il sospetto di una risposta edulcorata, strana come quella febbrile e costante puntualizzazione sul fatto che la loro attività non è “contro quelli di colore”. Non si rendono neanche conto dell’inquietante sensazione che danno quando dicono “non facciamo solo questo, controlliamo anche che i cani non accedano alla spiaggia”.

Dicono che i cani e i vucumprà non possono accedere alla spiaggia, così, con la massima naturalezza e incoscienza.

 

Il  comune di Ugento, cui Torre Mozza fa riferimento, è uno dei comuni che ha aderito al grande progetto di pulizia salviniano (direttiva del Ministero dell’Interno del 6 luglio 2018): lo affiancano Nardò, Salve, Otranto, Melendugno, Gallipoli, Porto Cesareo. La direttiva (che vi allego, così ve la leggete) dice che i vucumprà incidono “in modo negativo sulla vivibilità delle nostre città alimentando il senso di insicurezza dei cittadini”. Hai capito, Falomar? E’ questo il punto… Il vederti ci fa sentire insicuri. E’ un problema di autostima.

 

La circolare fa cenno a “reati predatori”, allo spaccio e alla prostituzione, poi però parla esclusivamente di abusivismo commerciale, auspicando la formulazione di protocolli di intesa tra le prefetture e i comuni. Tant’è vero che i comuni nelle loro determinazioni non nominano alcun reato più grave e si limitano a indicare come motore immobile di tutto questo esclusivamente il commercio abusivo.

 

Ugento è capofila di un progetto presentato insieme a Salve il 18 luglio, per il quale ha ricevuto dal Ministero dell’interno un finanziamento di 30mila euro (come da nota n. 750 del 27 luglio 2018). Salve, le cui marine risultano avere un afflusso turistico minore, ne ha ricevuti, per la cronaca, 20mila. La documentazione di questi finanziamenti si trova facilmente online.

 

Per quanto riguarda Ugento annotiamo:

Deliberazione della giunta comunale di Ugento del primo agosto 2018, con la quale il Comune di Ugento approva e dà luogo al protocollo di intesa con la prefettura basato sul progetto “Insieme contro il commercio abusivo”.

Determinazione del 2 agosto 2018 per “Affidamento servizio di guardiania armato per il progetto Spiagge sicure – Estate 2018 ditta Alma Roma srl da Vernole”, con cui il Comune di Ugento stabilisce che per rendere efficiente l’azione vessatoria nei confronti di Falomar e della sua pericolosissima cosca occorrono n.4 unità di vigilanti fino al 15 settembre per un preventivo di spesa di  10mila euro;

Determinazione del 2 agosto 2018 per “Affidamento in favore della ditta Autosal di Salvatore Negro da Ugento per la fornitura di un automezzo FIAT Nuovo Fiorino1300 Multijet 95 cv.  Progetto Spiagge sicure – Estate 2018”. Il Comune di Ugento prevedendo di dover trasportare grossi quantitativi di cappelli sequestrati decide di utilizzare parte dei 30mila euro (11.870 e rotti) per acquistare un furgoncino e lo affida alla ditta che, da albo pretorio, risulta essere l’officina e  l’autolavaggio di norma incaricata della manutenzione dei suoi mezzi (per es. delle auto della polizia locale). L’avete visto tutti, vero, il furgoncino stracarico di merci contraffatte che fa su e giù per il litorale… Chissà se gli hanno messo sulla capote il lampeggiante.

Determinazione del 10 agosto 2018 per “Assunzione a tempo determinato e full time di istruttori di vigilanza”, con cui vengono assunti i due agenti di polizia locale su menzionati con preventivo di spesa per i loro stipendi di circa 8000 euro.

Totale: 68mila euro, solo per Ugento e Salve e solo per scacciare cani e “vu cumprà”.

 

Orbene: a corollario di tutto questo restano alcune domande che, da cittadino, mi sono posto. Le elenco.

– Perché Falomar rende le spiagge insicure?

– Perché la circolare del ministero dell’interno comincia parlando di reati gravi e si riduce poi a colpire solo i vucumprà?

Chi fornisce ai vu cumprà la mercanzia che vendono sulle spiagge? Saranno mica degli italiani? E questi misteriosi italiani, questi “grossisti”, quando vendono ai vucumprà, emettono fattura? E se non la emettono, vengono perseguiti con la stessa fermezza adoperata nei confronti di Falomar? Oppure la fiscalità salviniana persegue soltanto l’anello più debole della catena del commercio abusivo?

– Perché è necessario coinvolgere dei privati nel controllo delle spiagge? La polizia locale non è sufficiente a controllare i pericolosissimi vucumprà e i temibilissimi cani che fanno il bagno abusivamente?

 

Ultima domanda: come mai in un’Italia in cui non si riescono a scoprire mandanti di omicidi e stragi, in un Salento in cui ci sono regolamenti di conti a colpi di Kalashnikov, si spendono soldi pubblici per le “spiagge sicure” senza vucumprà? Come mai sono spiagge sicure quelle in cui la Puglia batte il record italiano di sanzioni amministrative elevate a extracomunitari, mentre per altri reati legati all’attività della Scu e della classe politica che la sostiene non c’è lo stesso spiegamento di forze?

 

Ecco, chissà se il popolo salviniano o quello pentastellato, spesso genuflesso al collega di governo, sono disposti a rispondermi.

Chissà se la giunta comunale di Ugento sta impiegando lo stesso schieramento di forze e lo stesso impegno per chiedere la riapertura delle indagini sull’omicidio del loro concittadino e collega Peppino Basile, di cui ancora sono ignoti assassini e mandanti.

 

Queste sono le domande che restano lì, dopo aver assistito all’irreprensibile azione delle istituzioni nei confronti di Falomar, famigerato boss dei cappelli.

Abbiamo fiducia in loro e sappiamo che, nonostante il recente trionfo della legalità, non bisogna dormire sugli allori, le spiagge non sono ancora sicure, occorre non abbassare la guardia e dedicarsi al prossimo obiettivo: Abu Alì Mohamed Mussul, il terribile spacciatore di gonfiabili a forma di paperotto, è ancora a piede libero.

 

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