Foggia, morti quattro braccianti africani di ritorno dalla raccolta di pomodori

Incidente stradale: il più giovane aveva 20 anni, il più anziano 27. Altri quattro sono feriti. Si cercano i caporali

di Thomas Pistoia

Amadou Balde, Ceeay Aladje, Moussa Kande: sono tre dei quattro ragazzi morti sulla strada provinciale 105, nel tratto tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri, nello schianto frontale contro un tir che trasportava pomodori. Le vittime erano braccianti agricoli: tornavano dalle campagne, dopo una giornata di raccolta.

Il più piccolo aveva vent’anni, il più grande ventisette; la quarta vittima non è stata ancora identificata.

Altri quattro braccianti, tutti provenienti dal Nord Africa come le vittime, sono ricoverati presso gli Ospedali Riuniti di Foggia, con traumi gravi ma non in pericolo di morte. Viaggiavano tutti insieme, in otto, stipati nel retro di un furgone chiuso.

Sarebbe stato il tir ad invadere la corsia opposta, causando l’incidente.

Ma gli inquirenti indagano parallelamente per caporalato: perché gli otto migranti erano ammassati in quel modo? Perché non avevano addosso i documenti? In quale dei tanti campi della zona erano impiegati? Avevano un contratto di lavoro regolare o erano parte dei tanti sfruttati da padroni senza scrupoli? E chi guidava il furgone?

Un aiuto determinante potrebbe venire dalla testimonianza dei quattro uomini ricoverati.

La Capitanata, e la Puglia intera, purtroppo non sono nuove a queste pagine: gente in condizioni disperate che accetta un lavoro massacrante per pochi spiccioli, che sono sempre meglio di nulla.

Pomodori, angurie, carciofi: la giornata lavorativa inizia all’alba e dura dalle 8 alle 12 ore, per uno stipendio di 20-30 euro al giorno (la metà di una paga regolare); 3 o 4 euro in più per ogni cassone da 375 kg riempito: è il meccanismo perverso del lavoro a cottimo. Il tutto senza tutele né garanzie, insomma senza un contratto regolare. Addirittura il trasporto, che avviene spesso in mezzi non idonei come quello che si è schiantato sabato, ha un costo di circa 5 euro per i lavoratori (dati Flai Cgil).

Per non parlare degli alloggi: nella maggior parte dei casi baraccopoli fatiscenti, prive dei più elementari servizi.

Il sindacato punta il dito contro “imprenditori senza scrupoli che puntano a fare profitti mettendo a rischio la vita di uomini e donne e alimentando circuiti economici criminali, con cui spesso vi sono contatti diretti e che sfuggono al controllo delle associazioni di produttori, che ogni volta si dolgono delle nostre denunce, come se la realtà non fosse così evidente. Come se questo sfruttamento illegale che lucra sui bisogni di povera gente fosse un’invenzione nostra, della magistratura, in ultimo della stampa”.

Mentre le indagini vanno avanti, Flai Cgil, Fai, Uila, Arci, Libera, Terra, Consulta sull’immigrazione di Foggia e Cerignola, Casa Sankara, Intersos, Amici dei migranti e altre associazioni hanno indetto per mercoledì 8 agosto una manifestazione provinciale, che si svolgerà a Foggia; per ricordare che nonostante le denunce, tragedie come quella di sabato continuano a succedere: in Puglia, nel 2018, si muore ancora di caporalato.

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