Sergio Costa, ministro all’Ambiente, risponde all’interrogazione di Rossella Muroni (LeU). Ma quello che scrive non è vero
di Marilù Mastrogiovanni
“Manterrò alto il livello di attenzione su questa complessa vicenda”. Così il ministro all’Ambiente Sergio Costa oggi ha rassicurato per iscritto la deputata Rossella Muroni (Liberi e Uguali), rispondendo ad un suo atto ispettivo, con cui chiedeva conto dell’impatto ambientale del gasdotto Tap.
Il ministro Costa afferma che “lo studio ha portato allo spostamento del punto di uscita del microtunnel, al fine di minimizzare le interferenze, in un area in cui gli ultimi ciuffi sparsi di cymodocea nodosa sono presenti (“a distanza ben maggiore di 50 metri, sia a sud che a nord dell’exit point”) come indicato nel parere della commissione via”.
Per il ministro Costa, cioè, il tubo non tocca la prateria di posidonia e di cymodocea nodosa, piante che crescono in fondo al mar Mediterraneo, e che sono protette dalla direttiva europea Habitat (rispettivamente Habitat 1120 e 1110).
Purtroppo per il ministro Costa le cose non stanno così.
Gli ultimi atti emanati dagli uffici ministeriali dimostrano esattamente il contrario, cioè che il cosiddetto “exit point” del microtunnel è stato posto in pieno campo di cymodocea nodosa e non “a distanza ben maggiore di 50 metri, sia a sud che a nord” come scrive il ministro.
//DOVE PASSA ESATTAMENTE IL MICROTUNNEL?
La risposta è in un decreto del direttore del Ministero dell’Ambiente a cui è allegato il parere tecnico della Commissione per la valutazione di impatto ambientale (parere ctvia 2659 del 2.3.2018 allegato al decreto direttoriale del Mattmm 9.3.2018)
Con tali atti è stato deciso che il microtunnel non è sottoposto a valutazione di impatto ambientale e che può passare in mezzo alle praterie sebbene siano protette: “Diviene ininfluente mantenere un determinato limite tra l’exit point e la prateria stessa” (cancellando di fatto l’obbligo di stare a 50 metri, ndr) …”in particolare è stata rilevata la presenza di un area di circa 200mq di cymodocea nodosa in corrispondenza del punto di uscita del microtunnel” (certifica che l’exit point è in piena prateria, ndr).
Queste piante non si possono toccare perché da queste piante, che ossigenano i fondali, dipende la salute del nostro mare, dunque anche la nostra.
Per questo motivo più di 10 anni fa l’ipotesi di approdo del gasdotto a Brindisi fu scartata: la prateria di posidonia oceanica era troppo fitta e non consentiva il passaggio del tubo. Questo si disse.
Ora: a San Foca, nel Salento, al largo di uno dei tratti di costa più belli d’Italia, ci sono 300mila metri quadrati di cymodocea nodosa e posidonia oceanica, la cui presenza ed estensione è certificata proprio dalla Commissione ministeriale che si è espressa sulla Valutazione di impatto ambientale. Peccato però che la Commissione ha escluso dalla Via il cosiddetto “exit point” del tubo, affermando che può passare tra le praterie sebbene siano un habitat protetto.
La deputata Muroni sulla sua pagina Facebook ha dichiarato che la risposta del ministro Costa è stata scritta dal sottosegretario del M5S Vincenzo Sant’Angelo.
Sappiamo perciò a chi appartiene il naso di Pinocchio.
Resta da capire tra ministro e viceministro chi è il gatto e chi la volpe.
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c’e’ anche il problema di verificare l’impatto del gasdotto fuori dal mare e l’abbattimento degli ulivi.