Contrabbando di migranti, rifiuti, turismo, ristoranti, slot machine e cultura: i profili della mafia appulo-lucana, dimenticata dai media, nell’analisi della Dia
di Marilù Mastrogiovanni
Sessantotto clan si spartiscono gli affari criminali sul territorio pugliese.
Una mafia frammentata e mutevole, con organizzazioni capaci di collaborare fra loro, all’occorrenza. Capace di tenere saldi gli affari tradizionali, ossia il traffico di droga e l’estorsione, ma anche di reinventarsi in business apparentemente leciti. Quelli preferiti sono i rifiuti, il turismo, le slot machine.
La relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia in 385 pagine destinate al Parlamento, dunque a disposizione di tutti i cittadini e le cittadine, traccia gli scenari della presenza mafiosa in Italia.
//MAFIA PUGLIESE E LUCANA IN SIMBIOSI
Un capitolo è destinato alla Puglia e alla Lucania: un dettaglio fin troppo trascurato dalla cronache giornalistiche, ma presente nelle relazioni ufficiali da diversi anni. La mafia pugliese, autonoma rispetto a quella calabrese da cui deriva, si è spartita la Basilicata con la ‘ndrangheta. Dunque, per gli investigatori, Puglia e Basilicata quando si parla di mafia vanno analizzate insieme.
Mentre i titoli dei giornali e dei tg nazionali rimuovono, dunque censurano, la mafia pugliese quando danno notizia dell’ultima relazione semestrale della Dia, dal canto suo la Direzione investigativa antimafia documenta l’allargamento dei territori di influenza.
“La morfologia criminale della regione Basilicata non può essere letta in maniera disgiunta da quella pugliese e, in parte, calabrese.
La specificità dei clan lucani deriva, infatti, da una ineludibile interazione con le frange criminali della Puglia, specie delle province di Bari, Foggia e Taranto, e con quelle dell’alto Ionio calabrese. Si tratta di una interazione talmente simbiotica, che addirittura le composizioni degli aggregati autoctoni, le peculiarità, l’operatività, talvolta le ritualità affiliative sono speculari alle consorterie limitrofe, dalle quali, peraltro, si garantiscono l’approvvigionamento di stupefacenti, armi e quant’altro risulti funzionale all’operatività dei gruppi per le organizzazioni pugliesi e lucane, gli scenari di azione, benché ancorati ai tradizionali settori del malaffare, si starebbero sempre più aprendo verso ambiti imprenditoriali altamente redditizi, primo fra tutti la gestione del ciclo dei rifiuti, perseguita anche attraverso tentativi di infiltrazione nella pubblica amministrazione”.
//CONTRABBANDO DI PERSONE
Anche lo smuggling (il contrabbando di persone), soprattutto nel brindisino, è una fetta significativa.
I contrabbandieri brindisini, che prima trafficavano in sigarette, adesso continuano a tenere aperta la tratta balcanica dei flussi migratori, trasportando persone dalla vicina Grecia, dall’Albania, dal Montenegro.
Un passaggio molto attuale che segna un distinguo tra “emergenza immigrazione”, per come è raccontata dai media mainstream, ed emergenza-mafie che lucrano sui migranti, argomento su cui si concentra la Dia: “L’operazione “Caronte”, conclusa nel mese di ottobre 2017 dalla Guardia di Finanza, che ha fatto luce sull’operatività di un’associazione criminale composta da un cittadino irakeno, resosi irreperibile, e da sei italiani, tra i quali, con compiti direttivi ed organizzativi, alcuni ex contrabbandieri brindisini storicamente contigui agli ambienti della Sacra Corona Unita, “riconvertiti” all’immigrazione clandestina. Più nel dettaglio, per realizzare il trasporto di cittadini stranieri dalla Grecia e dall’area balcanica verso l’Italia, il sodalizio si avvaleva di imbarcazioni nella disponibilità dell’organizzazione (semicabinati, yacht e natanti non di fortuna), adibiti per il trasporto di un numero limitato di migranti. Allo stesso tempo, per garantirsi il buon esito del trasporto, il gruppo predisponeva la vigilanza degli ormeggi delle Forze dell’ordine, allo scopo di scongiurare la presenza in mare delle motovedette durante le operazioni di avvicinamento e sbarco”.
La mafia in Puglia è anche capace di infiltrarsi nella pubblica amministrazione e negli appalti pubblici: “La Sacra Corona Unita – basata su riti affiliativi, rigide gerarchie strutturali – è capace di proiettarsi oltre i confini nazionali e di infiltrarsi nell’economia lecita e nella pubblica amministrazione”, scrive la Dia, che precisa: “L’operazione “Contatto” – ha confermato il tentativo, dei clan leccesi, di infiltrarsi negli apparati amministrativi attraverso la corruzione di pubblici amministratori, per ottenere sovvenzioni economiche in favore degli affiliati, figurativamente non abbienti. In tale contesto, il Prefetto di Lecce ha disposto due distinti accessi presso i Comuni di Sogliano Cavour e Surbo”.
A questo si aggiunga lo scioglimento per mafia del Comune di Parabita.
//RICICLAGGIO NELLE SCOMMESSE ON LINE E VOTO DI SCAMBIO POLITICO-MAFIOSO
Scrive la Dia: “Gli stessi aggregati criminali, in misura più o meno variabile, stanno manifestando un rinnovato interesse per il settore dei giochi e delle scommesse on line, attività che garantisce, oltre a cospicui interessi economici, anche notevoli possibilità di riciclaggio. Va letto, poi, con la giusta attenzione l’interesse verso la gestione dei giochi d’azzardo online e l’infiltrazione delle pubbliche amministrazioni, anche attraverso il voto di scambio politico-mafioso, funzionale per l’aggiudicazione di appalti pubblici e per pilotare assunzioni di “copertura” in favore di sodali. Si tratta di segni precursori di un probabile, rinnovato vigore operativo nel perseguimento di affari criminali di più ampia portata”.
//IL SALTO DI QUALITA’: RISTORANTI E TURISMO
“Nel capoluogo, il ritorno in libertà di soggetti già gravati da pesanti condanne per delitti associativi di tipo mafioso, sembra coincidere con un certo attivismo teso all’acquisizione di spazi nell’economia legale, soprattutto nei settori della ristorazione e del turismo, che consentirebbe loro di compiere un “salto di qualità”.
//L’ALLARME SU MATERA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA
Per gli inquirenti la mafia pugliese si sta rafforzando con quella lucana e viceversa.
Denotano grande capacità corruttiva, voto di scambio politico-mafioso, e capacità di avventarsi come falchi su qualunque business, inclusi gli appalti pubblici.
A breve arriveranno ingenti finanziamenti della Ue per le manifestazioni legate agli eventi di “Matera Capitale europea della cultura 2019” e le mafie già si leccano i baffi.
“Gli interessi economici della mafia in Basilicata spaziano dallo sfruttamento di risorse naturali, al turismo, all’agricoltura, alla cultura, alla zootecnia, all’imprenditoria artigianale ed industriale.
In tale contesto – precisa la Dia – è necessario valutare i rapporti di cointeressenza tra gruppi criminali autoctoni ed extraregionali non come sintomatici di una situazione di indebolimento dei sodalizi lucani. La capacità di interlocuzione con una criminalità di indiscussa elevata caratura implica un riconoscimento da parte di quest’ultima della ‘dignità’ della mafia lucana a porsi come partner nelle ‘joint venture’ criminali” .
Deve aggiungersi, tra l’altro, che proprio la città di Matera, “Capitale Europea della Cultura” per il 2019, rappresenterà, a breve, una vetrina a livello mondiale divenendo, in prospettiva, meta di elezione del turismo internazionale, su cui potrebbe riversarsi l’interesse della criminalità organizzata, in ragione dei cospicui finanziamenti pubblici connessi all’organizzazione dell’evento”.
//QUANTI CLAN E DOVE
Di tutto questo e molto altro oggi, sui giornali nazionali e sui tg, non v’è traccia.
1/CONTINUA
QUI LA RELAZIONE SEMESTRALE DELLA DIA