Barbara Lezzi: un ministero per riscrivere la strada del Sud

di Marilù Mastrogiovanni

 

“L’Italia del Sud sia meno corrotta” – tuona Junker. Abbiamo l’occasione storica per affrontare i nodi che bloccano l’economia meridionale. E dunque italiana

 

Alla fine, ha vinto lui: il Presidente della Repubblica.

Mai avremmo immaginato che dietro il mite Sergio Mattarella si nascondesse uno scaltro giocatore di poker. Il 28 maggio scorso lo avevamo (rispettosamente ma decisamente) criticato per essere andato oltre le sue prerogative costituzionali.

 

Un’opinione, la nostra, corroborata da autorevoli costituzionalisti: Valerio Onida, Lorenza Carlassare, Francesco Pallante, oltre a Mortati, Paladin e  Martines, l’associazione Giuristi Democratici e molti altri interventi riportati da MicroMega.

 

Dopo lo stop ad personam a Paolo Savona, Mattarella lancia il bluff Carlo Cottarelli il qual gioca la sua partita da autentico uomo di Stato, costringendo Lega e M5s a scendere a compromessi. Così il Presidente strappa un miglioramento oggettivo della compagine governativa e vince il piatto: il prof. Savona viene dirottato al meno cruciale dicastero delle politiche comunitarie, neutralizzato da ministri dalla maggiore affidabilità europeista come Giovanni Tria e Moavero Milanesi.

Ora il gioco passa nelle mani del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, ne siamo certissimi, non si limiterà a un ruolo di mero esecutore del “contratto” tra Salvini e Di Maio ma saprà dare un’impronta personale alle decisioni dell’esecutivo.

E l’occasione buona arriva subito da Bruxelles, con le dure parole del presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker: “Non posso più accettare che tutti i problemi del Sud Italia vengano giustificati col fatto che l’Unione Europea o la Commissione Europea non fanno abbastanza – ha tuonato il lussemburghese Juncker, rincarando poi la dose – sono gli italiani a doversi occupare delle regioni più povere del Paese: il che significa più lavoro, meno corruzione e serietà”.

Scusate ma stavolta non mi lego alla schiera di chi ha gridato alla scandalo. Mi tocca andare come sempre controcorrente.

Non vedo attinenza con le parole (quelle si, inaccettabili) del democristiano tedesco Günther Oettinger che aveva preconizzato come il crollo dei “mercati” avrebbe spinto gli italiani a non scegliere più i populisti di destra e sinistra. Un’insopportabile ingerenza nei nostri affari interni che ha giustamente scatenato un’onda anomala di orgoglio patrio.

Ma Junker dice una cosa diversa. Esorta la “bella Italia” (parole sue, ndr) a prendersi cura del Meridione, dichiarando la sua “piena fiducia nel genio del popolo italiano“.

 

Sembra quasi un appello diretto ai due pugliesi della compagine governativa: il premier Giuseppe Conte (di Volturara Appula in provincia di Foggia) e la Ministra per il Sud Barbara Lezzi (leccese). Non piacerà agli euroscettici, ma ancora una volta è l’Europa a tracciare la strada del cambiamento, ricucendo in chiave europea la scissione tra Nord e Sud dell’Italia per come viene fuori dai fatti, dai risultati elettorali e dal nuovo governo.

Riusciremo a sostenere la debolissima ripresa economica del Mezzogiorno, rinunciando per una volta alla classica ricetta di assistenzialismo parassitario e industrializzazione a macchia di leopardo che ha caratterizzato l’azione degli ultimi Cinquant’anni?

Alla senatrice Lezzi spetta un compito fondamentale: riuscire a dettare all’esecutivo giallo verde un’agenda che metta in cima alle priorità una serie di riforme a costo zero.

Riforme in grado, da sole, di agire da moltiplicatore del Pil, molto di più della velleitaria e iniqua doppia aliquota fiscale (ex flat tax) che nel breve periodo genererebbe una voragine nei conti pubblici.

Mi riferisco:

  • al contrasto della corruzione, partendo da quella nel ciclo dei rifiuti e nelle discariche;
  • alla bonifica dei capitali mafiosi all’interno delle aziende del settore turistico e delle costruzioni;
  • alla lotta senza quartiere al caporalato e alle produzioni di bassa qualità in agricoltura;
  • a procedimenti più efficienti e veloci per lo scioglimento per mafia dei Comuni;
  • alla lotta all’abusivismo edilizio;
  • al  rispetto di tutti i vincoli ambientali e paesaggistici e alla tutela del paesaggio come Bene comune.

Volete sapere qual è la prima e urgente norma da introdurre, a mio parere?

Piccola piccola ma dalla portata rivoluzionaria: rendere obbligatorio nei bandi pubblici il possesso del certificato antimafia  e del Durc (documento unico regolarità contributiva) da parte delle aziende: oggi non sono necessari per l’assegnazione definitiva degli appalti.

Ed è inaccettabile perché questo danneggia le imprese oneste e sane: spesso, guardacaso, gli appalti sono vinti da chi non può esibire il certificato antimafia.

Vogliono davvero abbassare le tasse e introdurre il reddito di cittadinanza? La ricetta è partire da un deciso intervento di legalità nel Sud.

Il Sud, quello sano e produttivo, che resiste, che si oppone al malgoverno, alla criminalità, ai ricatti dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni (a cominciare dai Comuni), che fanno andare avanti le pratiche degli amici e bloccano quelle dei nemici. Il Sud, delle piccole imprese familiari e degli esercizi commerciali di prossimità, che ha votato in massa il Movimento cinque stelle, non solo perché attratto dalla prospettiva di un sostegno economico ma (voglio sperare) perché interessato alla prospettiva di una ventata di novità nella lotta alle mafie e al malaffare. 

Anche su questo il M5S è in linea con la Lega: Matteo Salvini a Sondrio ha aperto con un “combatterò camorra e mafie” il suo primo discorso da ministro. Sarà anche populista ma una promessa così io non l’ho mai sentita e dovrà darne conto.

Su questo ha un ruolo chiave l’informazione: come è accaduto per la politica, anche l’informazione ha derogato all’obbligo di tenere accesi i fari su mafia e corruzione, sebbene aumenti la richiesta di approfondimenti autorevoli da parte dei cittadini.

La nuova direzione del Ministero del Sud è tutta da scrivere e noi speriamo che sia una direzione nuova, inversa e in controtendenza rispetto a quella che abbiamo ereditato.

Che cosa fare per il Sud, potrebbero anche sceglierlo le cittadine e i cittadini del Sud, attraverso consultazioni popolari che diano delle priorità nell’agenda della Ministra.

Se Governo del cambiamento deve essere, il cambiamento non può che passare dal Sud.

E non può che passare da una condivisione degli obiettivi. Su questa strada, non sarà possibile girare attorno ad alcuni paletti: Cerano, Ilva, Tap, Eni e trivelle, xylella, attendono il battesimo del livello di autorevolezza del nuovo governo. 

Anche e soprattutto di fronte all’Europa.

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