Strasburgo, “rifiuti zero” ed economia circolare visti da Sud

// SPECIALE STRASBURGO // Parlamento europeo al voto: in approvazione il “Pacchetto sull’economia circolare”. L’obiettivo non sono le ecomafie, ma l’effetto diretto sarebbe la loro eliminazione. Dunque il primo a beneficiarne sarebbe il Sud. La relatrice Simona Bonafé: “L’Europa investe su un nuovo modello di sviluppo sostenibile”

 

Da Strasburgo – Marilù Mastrogiovanni

 

Rivoluzione nella gestione dei rifiuti. Il Parlamento europeo si appresta ad approvare oggi un pacchetto legislativo composto da una serie di direttive, quattro per la precisione: è il cosiddetto “Pacchetto sull’economia circolare”, che punta ad abbattere in maniera consistente, entro il 2025, il conferimento dei rifiuti in discarica.

Un momento della conferenza stampa con i giornalisti italiani

La relatrice Simona Bonafé (PD, S&D) ha illustrato ieri, in una conferenza stampa per i giornalisti italiani, e successivamente nella briefing room per la stampa internazionale, i passaggi salienti delle quattro direttive, che puntano ad aumentare il riciclaggio e ridurre l’uso delle discariche.

La quota di rifiuti urbani da riciclare passerà dall’attuale 44% al 55% nel 2025. L’obiettivo sarà salire al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. Il 65% dei materiali d’imballaggio dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Vengono fissati, inoltre, degli obiettivi distinti per materiali d’imballaggio specifici, come carta e cartone, plastica, vetro, metalli e legno.

L’Italia nel 2016 ha prodotto 497 kg di rifiuti pro capite, di cui il 28% viene buttato in discarica, il 50,55% viene riciclato o compostato, e il 22% viene incenerito.

 

La proposta di direttiva, invece, limita la quota di rifiuti urbani da smaltire in discarica a un massimo del 10% entro il 2035: è una percentuale molto ambiziosa, considerando che nel 2014 Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia non hanno inviato praticamente alcun rifiuto in discarica, al contrario di Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia e Malta, che hanno buttato in discarica più di tre quarti dei loro rifiuti urbani.

Con i voti dell’Aula, oggi, si potrà avere un’idea di qual è l’orientamento degli Stati membri.

 

// CHE COSÈ L’ECONOMIA CIRCOLARE Economia circolare significa progettare a monte dei prodotti, concepiti per essere riciclati nei materiali e riutilizzati nelle loro varie componenti, oppure riparati e messi a nuovo: prodotti, insomma, pensati per non produrre rifiuti, per non essere buttati in nessuna loro parte.

Il passaggio ad un’economia circolare riduce ovviamente la pressione sull’ambiente e crea nuovi posti di lavoro in settori innovativi, perché è necessario creare nuovi prodotti con materiali nuovi, che non diventeranno mai un rifiuto.

Le quattro direttive sull’economia circolare formano un pacchetto visionario, soprattutto se guardato con gli occhi del Sud, dove la gestione dei rifiuti è spesso sinonimo di ecomafia, di infiltrazioni mafiose nei processi di gestione.

Eliminare i rifiuti – è a questo che punta l’Europa – significherebbe eliminare le ecomafie al 100%.

La constatazione, amara e basata sui fatti, è che in Puglia la gestione dei rifiuti è in molti casi nel caos: la maggior parte degli ARO (Ambiti di Raccolta Ottimale) sono commissariati per l’incapacità o, più spesso, per la non volontà di emettere bandi pubblici per la corretta gestione del servizio di raccolta dei rifiuti.

Briefing con la stampa internazionale

La Puglia è al terzo posto nella “classifica” nazionale per illegalità ambientali,  e al secondo posto nel ciclo illegale dei rifiuti. Dal 2002 al 2017 sono state 72 le aziende coinvolte in indagini su illeciti ambientali, più di 3,5 le tonnellate di rifiuti sequestrati, 176 le persone sottoposte a misure di custodia cautelare.

E non solo: indagini recenti condotte dai Carabinieri forestali di Bari evidenziano il ruolo strategico della regione come base logistica per il traffico internazionale di rifiuti.

È necessario rimettere ordine e ridare trasparenza prima all’attuale modalità di gestione del rifiuto, per potersi poi proiettare in un’economia circolare reale.

 

// PROCEDURE D’INFRAZIONE Dopo l’approvazione in Parlamento, le nuove misure sull’economia circolare verranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale. Da quel momento, si avranno due anni di tempo per recepire le direttive.

Un processo tutt’altro che automatico, visto che, proprio per mancato recepimento delle direttive europee, l’Italia è stata più volte sanzionata, tanto da essere, anno dopo anno, alle prime posizioni nella classifica dei Paesi più multati.

Briefing con la stampa internazionale

Un recente rapporto della Corte dei Conti parla di 412 milioni di sanzioni aggiuntive pagate dall’Italia tra il 2012 e il 2017. Indovinate qual è la materia più soggetta a sanzioni? Esatto, proprio l’ambiente. Attualmente sono 13 le procedure aperte in questo settore: violazione di direttive sulle discariche, emergenza rifiuti, non corretta applicazione delle direttive UE sui rifiuti pericolosi tra i fatti contestati.

Anche per questo è particolarmente auspicabile che l’Italia cambi rotta e recepisca le nuove direttive. Siamo ancora debitori verso l’Europa: saldiamo i debiti in sospeso, ma cerchiamo di non accumularne di nuovi.

 

// L’INTERVISTA A SIMONA BONAFE’

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