BCC di Terra d’Otranto: sindaco di Carmiano accusato di estorsione aggravata da metodo mafioso

Chiuse le indagini sulla Banca credito cooperativo di Terra d’Otranto. Giancarlo Mazzotta, primo cittadino di Carmiano (Lecce) accusato di estorsione aggravata da metodo mafioso. Indagati in otto: politici, imprenditori, affiliati al clan Tornese. Lo scenario inquietante è quello della longa manus della mafia su finanza e politica

(INCHIESTA – PRIMA PARTE)

Di Fabiana Pacella

 

“Forse non hai capito, la delega dobbiamo averla nelle nostre mani, altrimenti puoi dimenticarti della Banca, tutto quello che ti abbiamo fatto in passato, tutti i favoritismi che ti abbiamo fatto non li avrai più”.

Di frasi come queste, e anche di peggiori, gronda il fascicolo sulla Bcc di Terra d’Otranto.

Mafia, politica, imprenditoria, poteri forti. Un coacervo di forze centripete riunite pericolosamente in un fazzoletto di terra che parte da Carmiano (Lecce) e si estende fino a Melendugno, passando per Lecce e Monteroni.

Un quadrilatero su cui la criminalità organizzata che risponde al nome di sacra corona unita, depone il “ferro”, maneggia assegni e collabora con i colletti bianchi, usando sempre il vecchio caro metodo dell’intimidazione e della ritorsione, per irretire la gente.

E’ questo, secondo l’accusa, lo sfondo nel quale maturò il rinnovo della governance del Credito Cooperativo, nella primavera del 2014. Il pm Carmen Ruggiero della procura di Lecce ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini per 8 dei 16 indagati iniziali, travolti a pochi giorni da quelle elezioni, da una vera e propria bufera scatenata da denunce private ma anche da inattesi intrecci investigativi in cui la vicenda banca spuntò inattesa. E roboante.

Tra i reati, contestati a vario titolo, estorsione aggravata da metodo mafioso, tentata, concussione, violenza privata. Gli indagati hanno 20 giorni di tempo per presentare le proprie memorie. La partita è ancora aperta, non è ancora tempo di giudizi. Di certo arriva una risposta attesa da quattro anni, data la vastità e complessità dell’attività investigativa che ha coinvolto i carabinieri del Ros e della Compagnia di Campi, ed i militari del Gico della guardia di finanza. Un lavoro svolto in parallelo, talvolta secante, a quello dei tecnici della Banca d’Italia, che decretarono il commissariamento dell’istituto il 29 dicembre del 2014.

Secondo l’accusa, “socio amministratore di fatto di Bcc” era Giancarlo Mazzotta, 48 anni, attuale sindaco di Carmiano al suo secondo mandato che lo vide riconfermato con cifre bulgare, volto di Forza Italia, in odor di candidatura al senato della Repubblica nell’ultima tornata elettorale, poi lasciato a casa dal partito che ha optato per altri nomi.

Mazzotta, tra gli indagati, si sarebbe avvalso di metodi diversi e poco ortodossi, per favorire l’elezione del fratello minore Dino Mazzotta, 42 anni, quale presidente di Bcc, in contrapposizione all’avversario Giulio Ferrieri Caputi, anche lui in lizza. Dino fu presidente, per poco. Poi dimissionario all’indomani dell’esplosione dell’inchiesta.

Tornando alle accuse, al sindaco si contestano estorsione aggravata da metodo mafioso, raccolta di deleghe in bianco per favorire lì elezione del fratello, violenza privata, tentata concussione. Dall’inchiesta emerge anche un collegamento diretto tra la vita amministrativa di Carmiano e l’affaire-Bcc.

“Non devi lasciare Solo mio cugino, si è già dimesso Villani Miglietta, e non vorremmo che anche tu facessi la stessa cosa. Noi ti conosciamo come persona seria”, queste le parole proferite da Gianni Mazzotta 53 anni di Monteroni (altro indagato), cugino del primo cittadino e volto già noto alle cronache, al consigliere comunale di maggioranza Luigi Manca, per invitarlo a non dimettersi dalla carica ricoperta, evitando così di creare danni alla tenuta della Giunta-Mazzotta. Violenza privata, l’accusa.

Politica, economia, crimine. Tutto insieme, secondo il quadro delineato al momento dalla Procura.

Il 53enne “si presentò con il proprio soprannome di Gianni Conad – si legge nelle carte –, appellativo con il quale era noto nel contesto territoriale quale appartenente al clan mafioso capeggiato dai fratelli Tornese che in tal modo evocava prospettando la sua richiesta alla persona offesa”.

Insieme a Giancarlo e Giovanni Mazzotta, indagato anche Luciano Gallo, 50 anni di Martano, con l’accusa di aver compiuto atti idonei e diretti in maniera non equivoca a costringere un socio e cliente “a non dare il proprio sostegno alla lista di Giulio Ferrieri Caputi” e “la figlia di lui a ritirare la propria candidatura a sostegno della lista predetta” utilizzando frasi come “c’è gente fiacca che ve lo consiglia”. Con l’aggravante di “avere commesso il fatto con metodo mafioso avendo Gallo e Giovanni Mazzotta nel formulare la richiesta estorsiva richiamato superiori referenze criminali”.

A Saulle Politi, 46 anni, di Monteroni insieme a Giovanni Mazzotta su istigazione di Giancarlo Mazzotta, si contestano altre pressioni analoghe. Stavolta all’indirizzo di una coppia di coniugi, al fine di non sostenere né con voto né con candidatura la lista Ferrieri-Caputi. “Con l’aggravante di avere commesso il fatto con metodo mafioso – scrive la Procura – essendo accertata con sentenza passata in giudicato la partecipazione di politi alla frangia monteronese dell’associazione mafiosa nota come Sacra Corona Unita”.

Tra gli episodi all’attenzione degli inquirenti anche quello che vede vittima un geometra cui il sindaco Mazzotta avrebbe promesso problemi futuri per le pratiche pendenti a Palazzo di Città, da qui la tentata concussione.

Ennio Capozza, visurista della Bcc, 62 anni di Lecce, è indagato per tentata estorsione con Giancarlo Mazzotta, nei confronti di un assicuratore cui era stato minacciato il trasferimento della moglie, dipendente della banca, in una sede lontana se non avesse soetnuto Dino Mazzotta.

“Io appoggio Mazzotta e ti consiglio di non schierarti anche perché c’è tua moglie in banca e potrebbe essere trasferita lontano”, le parole di Capozza al malcapitato. Quelle di Mazzotta invece: “ho saputo che hai firmato per la presentazione della lista, ricordati che tu lavori a Maglie per me”.

Il sindaco, che compare in tutti gli episodi contestati, risponde con Maria Grazia Taurino, 53 anni di Carmiano impiegata addetta alle pratiche per i mutui, di tentata estorsione nei confronti di un cliente cui era stato concesso un mutuo. L’uomo avrebbe dovuto consegnare la delega in bianco per il voto del rinnovo del cda. “Forse non hai capito, la delega dobbiamo averla noi nelle nostre mani – le parole della donna -, altrimenti puoi dimenticarti della Banca, tutto quello che ti abbiamo fatto in passato, tutti i favoritismi che ti abbiamo fatto non li avrai più”.

Gli altri indagati Tommaso Congedo, 42enne di Monteroni, direttore di filiale, Dino Mazzotta presidente di Bcc e fratello di Giancarlo, 42 anni, Italo Potì 82 anni di Melendugno, Giuseppe Caiaffa 57enne consigliere uscente di Carmiano, e Giancarlo Mazzotta a vario titolo e con atti fraudolenti, in concorso tra loro avrebbero chi istigato a raccogliere deleghe in bianco, chi raccolto effettivamente, chi attestato falsamente la sottoscrizione in calce alle deleghe o l’autenticità della firma, per decine e decine di nomi e quindi di voti a sostegno della riconferma della presidenza Mazzotta.

E ancora, un altro episodio di minacce ai danni di un cliente qualora avesse appoggiato Ferrieri Caputi.

 

Fin qui una tranche degli esiti dell’attività di Procura e forze dell’ordine.

Dall’altro lato, a specchio, il ruolo di Bankitalia che portò, prima che a nuove elezioni, al commissariamento.

 

I RETROSCENA

 

CHI SONO GLI INDAGATI

Dino Mazzotta, è imprenditore del settore turistico-ricettivo, amante dei viaggi, del mondo dello spettacolo e dei balli latino americani;

Giancarlo Mazzotta, anch’egli imprenditore del settore turistico ricettivo col pallino della politica. Sindaco di Carmiano al secondo mandato, pronto a scalare i Palazzi romani;

Saulle Politi, imprenditore legato al settore dei giochi elettronici ma soprattutto delle scommesse, finito al centro dell’operazione “Poker2” della guardia di finanza di Lecce, ritenuto dagli inquirenti legato alla scu e ritenuto affiliato del clan Tornese e già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Nella “Poker2” figura, per i finanzieri, come amministratore del mercato delle scommesse illegali nel Salento.

Ennio Capozza, all’epoca visurista, amante di golf e natanti da diporto.

Tommaso Congedo, all’epoca responsabile del credito cooperativo di Monteroni amante dei viaggi.

Maria Grazia Taurino, dipendente della filiale di Maglianoo e all’epoca addetta ai fidi.

Giovanni Mazzotta, cugino del sindaco di Carmiano, noto come “Gianni Conad”, secondo gli inquirenti vicino al clan Tornese cui tempo fa furono confiscati beni per centinaia di migliaia di euro.

Luciano Gallo, di Martano, coinvolto nell’operazione Baia Verde dei carabinieri di Lecce, e poi rimesso in libertà subito dopo l’ascolto da parte del Gip.

 

LE ELEZIONI DEL 2014

Dino Mazzotta viene riconfermato presidente nell’assemblea del 4 maggio 2014, dopo aver guidato l’istituto già per un anno, in testa a una cordata che sbaraglia la concorrenza guidata da

Giulio Ferrieri Caputi, con il 70% delle preferenze contro il 30% degli antagonisti (1146 voti contro 516).

A sollevare i dubbi degli investigatori, oltre a riscontri diretti da attività di indagine altre, le 978 deleghe su 1710 votanti (oltre la metà) arrivate alle urne, raccolte soprattutto dai comuni di Melendugno e Monteroni, strumento attorno al quale è ruotata gran parte dell’inchiesta .

Solo a Carmiano, gli inviti in tutte le forme, compresi i volantini, fatti agli elettori dalla cordata-Ferrieri Caputi di non delegare e andare a votare di persona, attecchisce.

 

LO STOP DI BANKITALIA

l 6 agosto 2014, a meno di due mesi dallo scandalo, l’arrivo dei primi ispettori a Lecce.

A novembre, la necessità di andare oltre e procedere alla gestione separata per due mesi, fino ai primi giorni di gennaio al massimo. A traghettare l’istituto di credito verso il commissariamento, gli ispettori Mario Pace e Giuseppe Tammaccaro. Poi il colpo di scure finale.

Bankitalia rileva, nero su bianco, forti conflitti interni all’istituto diviso tra due schieramenti che fanno capo, da un lato al territorio di Carmiano dove ha sede la filiale storica dell’istituto,, e dall’altro a quello di Melendugno sorretto dalla compagine della famiglia Potì, tanto che l’assemblea del 4 maggio che aveva riconfermato la presidenza di Dino Mazzotta, si era svolta “in un contesto di profonde fratture nel consiglio”.

Per quanto attiene alle fratture interne e al clima che si respirava nel credito cooperativo come anche sulla valutazione di istruttorie in maniera creditizia, la Banca d’Italia evidenzia responsabilità dirette del presidente, parlando di “progressiva egemonizzazione del cda, interferenza dell’organo gestorio nell’operatività aziendale, condizionamento delle valutazioni istruttorie in materia creditizia, apertura di conti a favore di clientela referenziata dal presidente, autorizzazione di sconfinamenti su indicazione del presidente”.

I periodi citati da Ignazio Visco vanno dal 2013 al 2014, partono dunque dal primo mandato di Dino Mazzotta, subentrato al dimissionario presidente Indennitate, e da piccole anomalie che si sarebbero dovute e potute sanare sul nascere.

Gli ispettori della gestione provvisoria, come i colleghi che li avevano preceduti, riscontrano movimentazioni anomale di denaro per oltre 10milioni di euro nei primi nove mesi del 2014, relative a società “alcune delle quali coinvolte in indagini per reati di stampo mafioso” o a familiari di alcuni consiglieri dimissionari, citati con dovizia di particolari nel documento. Ombre anche sul progetto, poi sfumato, di realizzare una fondazione per la gestione di una casa di riposo con una spesa di 2milioni di euro, che non ha mai avuto il nulla osta di chi di competenza.

Dalla nomina del vertice della Bcc di Terra d’Otranto inoltre “sono risultati alterati i precedenti equilibri gestionali della banca”.

Bankitalia va giù duro, evidenziando addirittura “gravi irregolarità in materia di antiriciclaggio e mancanza di controlli sul rispetto della normativa antiusura” oltre ad un aumento dei soggetti nella fascia di rischio, da 37 a 400 in poco tempo.

Il 29 dicembre 2014 la Bcc di Terra d’Otranto viene commissariata e un mese dopo, si va a nuove elezioni per il rinnovo del cda.



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