Dalla guerra al PD al desiderio di alleanza con il Movimento, passando per Tap, Xylella e Trivelle: le battaglie con le spade di legno per la conquista del consenso e l’elezione di un’imputata per corruzione
di Viviana Guarini
In principio ci fu la Tap. Una terra, quella pugliese, in rivolta contro la decisione della costruzione dell’ecomostro che avrebbe portato all’estirpazione di migliaia di ulivi pugliesi, già colpiti dalla decisione europea prima, nazionale poi, sul loro abbattimento per combattere il fastidioso insetto che ne aveva infettato i rami. Mentre comitati, associazioni e cittadini attivi cercavano di dimostrare metodi alternativi all’abbattimento, Emiliano seguiva l’esempio di Ponzio Pilato nell’atto decisivo del lavarsene le mani, poiché il provvedimento Xylella era dato in “emergenza” dal commissario nazionale Siletti, dimenticando che tutte le autorizzazioni, per ogni singolo abbattimento passavano per l’assessorato regionale all’agricoltura. Quegli stessi ulivi già piegati a logiche ancora incomprensibili, vittime anche delle procedure Tap, con approdo a Melendugno, una delle zone più belle e turistiche della puglia.
Dapprima “Sì Tap, ce lo chiede l’Europa” i cinguettii di Emiliano su twitter, poi “No Tap” ed infine “Sì Tap, ma non a Melendugno”. Sì Tap, No Tap, e la confusione è presto fatta. Emiliano, lo stesso governatore PD che oggi prende le distanze da Renzi soprattutto sulle politiche energetiche, è lo stesso governatore che ha consentito, senza muovere dito, di bocciare in Consiglio regionale, dopo il parere negativo del governo, l’emendamento a bilancio “Monitoraggio Habitat marini e istituzione SIC Mare nel tratto di mare compreso tra le Cesine e Alimini” presentato dal consigliere del Movimento 5 Stelle regionale pugliese Antonio Trevisi. Tale emendamento avrebbe consentito di dichiarare il tratto di costa di San Foca sito di interesse Comunitario e di porre fine all’opera Tap.
Lo stesso Emiliano che condanna il PD nazionale nella persona di Matteo Renzi come unico responsabile del crollo elettorale verificatosi il quattro Marzo.
Le ragioni della disfatta sarebbero, secondo il governatore pugliese, molte scelte strategiche errate, ma, al conto dei fatti, al di là di splendidi slogan e di ricorsi scritti in maniera sbagliata tanto da essere respinti, egli stesso non ha portato a termine le sue stesse “battaglie”.
Ad oggi rivendica il suo essere grillino, richiamando alla memoria il fatto di essersi opposto alle scelte nazionali di politica ambientale che stanno devastando la Puglia, comprese le trivelle: cavallo di battaglia eccellente di Michele Emiliano, che s’è autoproclamato paladino del mare grazie ai ricorsi scritti contro il decreto nazionale. Ricorsi scritti da chi?
Regione vuota nel periodo estivo, tecnici non disponibili, quei ricorsi furono scritti da un’unica e audace componente dell’avvocatura pugliese con il supporto della sottoscritta, all’epoca dei fatti consigliera regionale, e di esperti esterni, come quello della docente universitaria Albina Colella, che hanno portato il loro contributo in maniera del tutto gratuita.
Arriviamo alla disfatta del PD che raggiunge il 19% a livello nazionale alle ultime consultazioni politiche, e il 14 % in Puglia.
Michele Emiliano, troppo distratto dai salotti politici per la conquista della poltrona da segretario di partito, così tanto distratto da dimenticare la sua Puglia ferma in un immobilismo della macchina amministrativa senza precedenti, guidato da un narcisismo primario nel suo bisogno incombente di conquista del potere, decide di non assumersi alcuna responsabilità della disfatta del SUO partito nella Regione da lui governata.
Eppure i suoi uomini erano presenti, nei posti blindati. Eppure i suoi uomini sono stati eletti. Pagano, Messina, Boccia.
E oggi, in una crisi identitaria non indifferente, procede celere con fare bipolare, all’attacco di Matteo Renzi invocando un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, presentando il suo PD, come un PD diverso, innovativo, quasi grillino.
Quale PD, governatore?
Quello forse rappresentato dall’unica vera vincitrice alle politiche in questa regione, certa Anita Maurodinoia, prima dei non eletti tra le fila del PD alle regionali 2015, chiamata “lady preferenze” per il suo record elettorale al Comune di Bari, attualmente imputata con il marito in un processo su corruzione aggravata per gli appalti nell’ex Provincia di Bari, che entra in Consiglio regionale con la maggioranza di Emiliano al posto del neo eletto parlamentare Marco Lacarra? La stessa, già consigliera del Comune di Bari, ex presidente del Consiglio provinciale con la destra di Schittulli, da cui lo stesso governatore Emiliano prese le distanze durante la campagna elettorale del 2015 poiché Lady Preferenze si trovò anche al centro dell’inchiesta del 2015 aperta in seguito ad un servizio di Telenorba sull’ipotesi di compravendita di voti.
Il PD in Puglia ha perso solo per colpa di Renzi?
Michele Emiliano è grillino?
Domande irrisolte, che forse, potranno trovare risposta grazie ad uno studio più approfondito del DSM, il manuale diagnostico guida di psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, che riconosce 3 grandi elementi distintivi alla voce Narcisismo:
- La considerazione di sé in termini di grandiosità nella fantasia o nel comportamento
- Il costante bisogno di ammirazione
- La mancanza di empatia
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