di Marilù Mastrogiovanni
Hanno pagato i trafficanti d’uomini per arrivare in Italia e sono ripiombati nell’inferno, schiavi di caporali e imprenditori che rappresentano pedine di una mafia transnazionale che fornisce manodopera a costo quasi zero, per raccogliere le arance a Rosarno e in Sicilia, i pomodori a Foggia, le angurie a Nardò.
Oggi la Corte d’assise di Lecce (presidente Roberto Tanisi) ha restituito loro dignità, condannando i loro aguzzini.
Una vera e propria struttura gerarchicamente organizzata e collegata con ganci in Africa, per il reclutamento delle “merci umane”, “human goods”, vengono chiamate.
L’indagine nasce nel 2009. . .