Al ballo mascherato della celebrità. Notazioni a margine delle dimissioni di un politico amico di un boss

Di Marilù Mastrogiovanni (16 marzo 2017). //EDITORIALE

 

Cerco di mettere ordine nei fatti e nei pensieri delle ultime 48 ore.

Ho pubblicato la seconda puntata (altre ne seguiranno) di un’inchiesta sui tentacoli del clan Potenza nel basso Salento. Radicati nel basso Salento, vanno al nord e all’estero. Ne parleremo poi.

Citando tutte le mie fonti, ho descritto il sistema mafioso che vige a Casarano, e che arriva fin dentro l’amministrazione della città. Una putrefazione di valori che arriva dal denaro sporco della coca e della camorra, investito in

aziende in difficoltà, che chiamavano Augustino Potenza per essere risollevate. Un benefattore.

Potenza e la sua amicizia con il consigliere comunale Gigi Loris Stefàno, definito “continuo” e “assonante” al clan Montedoro-Potenza dagli inquirenti. Alcune intercettazioni dimostrano il livello di “contiguità”, il consenso sociale, i rapporti con le aziende del territorio, in particolare Igeco, il gestore del servizio rifiuti.

Dopo 55 minuti dalla pubblicazione dell’inchiesta il consigliere comunale mi minaccia in stile mafioso: “Troia, dimmi dove stai che sto venendo”.

Dopo mezz’ora dalla pubblicazione di questa e altre frasi, i Carabinieri erano già a casa mia. Sono state disposte delle misure di sicurezza costante. Li ringrazio per l’umanità, l’abnegazione, anche la stima dimostratami, non solo in questa occasione.

E’ scattata non solo questa scorta, anche la scorta “mediatica”, altrettanto importante: Fnsi, Giulia giornaliste, Usigrai, Articolo21, Ossigeno per l’Informazione hanno denunciato l’accaduto, rilanciando l’inchiesta.

Questo è indispensabile: una strategia, quella di “illuminare le periferie”, voluta dal presidente della Fnsi Beppe Giulietti, che si sta dimostrando vincente per arginare chi minaccia e chi vuole isolare i giornalisti. A seguire, tutte le testate nazionali e le agenzie, hanno dato notizia. Si è acceso un faro enorme su questa piccola comunità, sul Salento in generale.

“Dopo un morto ammazzato a colpi di mitra e uno quasi morto, manifesti e minacce alla giornalista, perfino un esorcista contro gli omosessuali… ma che posto è Casarano, Marilù”?

Me lo hanno chiesto in tanti.

E’ il posto che amo, è la città dove sono nata, e su cui oggi risplendeva un sole bellissimo.

E’ il luogo in cui l’indignazione popolare e, silenziosamente, la pressione della Forze dell’Ordine e delle Istituzioni ai massimi livelli, come la viceministra Teresa Bellanova, hanno indotto questo personaggio a dimettersi, “preso atto delle notizie giornalistiche”.

E’ la città in cui la crisi dell’intero comparto manifatturiero ha spinto troppi a non voltarsi indietro, scegliendo di emigrare; tanti, a voltarsi di fianco, per cercare aiuto, trovando non lo Stato ma la mafia; altri, a volgere lo sguardo al cielo, piombando nell’oscurantismo, nella superstizione, nel voto di scambio mutuato in gesti caritatevoli consumati nelle sagrestie.

L’ex consigliere comunale Gigi Loris Stefàno (a sinistra), eletto nella lista personale del sindaco Gianni Stefàno (a destra)

E’ anche il luogo in cui c’è chi pensa che partecipando a eventi sulla legalità sia sufficiente per diventare un testimonial della legalità, cercando di distogliere lo sguardo dell’opinione pubblica dai fatti gravi denunciati nell’inchiesta giornalistica.

Non è così.

“Oggi ragazze e ragazze hanno bisogno di esempi da seguire, non di parole”. Nino Di Matteo il giudice che indaga sulla trattativa Stato-mafia, diceva così quando ha incontrato gli studenti salentini all’università di Lecce.

Esempi da seguire. Questo serve. E’ inutile partecipare alle marce per la legalità, ai dibattiti sulla legalità, se poi non è la legalità che anima le azioni di un uomo o una donna delle Istituzioni.

La legalità così diventa una parola vuota e anche uno sfottò, per chi, e sono in tanti, ne fa davvero una prassi quotidiana, una normalità. Così, le marce della legalità, diventano balli in maschera.

Ma ai balli in maschera non serve a nulla mettersi il belletto.

Se sotto la faccia è marcia, i cittadini la vedono lo stesso.

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