di Gianluigi Trianni*
Lo scorso 26 novembre Fiom, Fim e Uilm hanno siglato con Federmeccanica una ipotesi di accordo, approvato nelle assemblee dei lavoratori nel successivo gennaio 2017, che prevede tra l’altro dal 1 ottobre 2017 l’iscrizione al fondo sanitario integrativo “mètaSalute”, e che in data 29 novembre il direttivo della Fiom di Genova ha sottoposto a forti critiche tra l’altro per “L’introduzione nel CCNL di un welfare (carrello della spesa) sostitutivo degli aumenti salariali …….”
Lo scorso 30 novembre è stata siglata una intesa Governo-Sindacati CGIL, CISL e UIL sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego nella quale si legge tra l’altro: “IL Governo si impegna, inoltre, a sostenere la graduale introduzione anche nel settore pubblico di forme di welfare contrattuale, con misure che integrano ed implementano le prestazioni pubbliche di fiscalità di vantaggio – ferme restando le previsini della legge di bilancio 2016 – del salario legato alla produttività e a sostenere la previdenza complementare.”
Questi due episodi sono sintomatici di una scelta di politica sindacale di acquiescenza alle proposte delle controparti “datoriali” e governative tese alla diffusione nei contratti nel settore privato ed alla introduzione in quelli del pubblico impiego, di forme di welfare contrattuale, cioè di assistenza sanitaria e sociale integrativa dell’assistenza sanitaria e sociale pubblica finanziate dai datori di lavoro in detrazione degli aumenti salariali e dei contributi previdenziali.
La diffusione nei contratti di forme di espansione del mercato assicurativo finanziato con denaro sottratto ai salari diretti, non tiene conto, tra l’altro che:
1) I lavoratori già pagano l’assistenza sanitaria pubblica con le trattenute fiscali sulle loro remunerazioni, ulteriormente gravate dalla fiscalità regionale, che in gran parte è finalizzata a finanziare i servizi sanitari regionali, e da ticket su prestazioni specialistiche ambulatoriali e farmaci.
2) In Italia si stima in circa 35 mld di euro la spesa privata, praticamente obbligatoria, anche per le lavoratrici ed i lavoratori per assistenza specialistica ambulatoriale ostetrico-ginecologica, odontoiatrica e riabilitativa.
3) L’introduzione di forme assicurative o mutualistiche o miste non sarà che l’occasione per introdurre una ulteriore spesa a carico del lavoro dipendente, per di più con l’aggravante di dover remunerare un servizio aggiuntivo non sanitario: quello di chi gestisce i fondi e su di essi lucra, con conseguente esplosione di spese “amministrative”
4) Le facilitazioni fiscali previste dagli articoli 15 e 51 del Testo unico delle imposte sui redditi 2016 ed ampliate dalla legge di Bilancio 2017 appena adottata (commi 160 e 161) riducono la contribuzione degli assicurati al Fondo sanitario nazionale e quindi contrastano con elementari doveri di solidarietà sociale e con altrettanto elementari opportunità di sostenibilità economica per ciascuna persona dei suoi propri costi di assistenza sanitaria.
5) Il servizio sanitario nazionale è stato ulteriormente definanziato dalla legge di bilancio 2017 che ha stanziato per il Fondo sanitario nazionale 113 miliardi (comma 392), meno della spesa sanitaria pubblica nel 2016 e di quella prevista nel 2017 dal DEF 2016 (cfr. tabella seguente), che non prevede il recupero del taglio di 2,3 mld concordato con gli acquiescenti presidenti delle regioni nell’intesa Stato Regioni del febbraio 2016 e che prevede a carico del Fondo sanitario nazionale gli aumenti salariali previsti dai rinnovi contrattuali e la spesa per i farmaci biologici innovativi.
6) Alla tutela pubblica della salute si antepongono altre poste di bilancio, dalle grandi opere alle spese militari, delle quali è “dubbia” l’utilità e delle quali non si controllano i costi o non si verifica la congruità con la norma costituzionale che prescrive (Art. 11.) “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…… (omissis)”
7) I sistemi assicurativi sono più costosi dei sistemi sanitari pubblici e quindi graverebbero ulteriormente non solo sui bilanci privati ma anche su quello pubblico come insegna la recente storia d’Italia che negli anni ’70 vide il superamento delle mutue, sommerse di debiti, di inefficienze e privilegi e la costituzione del servizio sanitario nazionale.
8) Tra i paesi OCSE quelli con sistemi prevalentemente assicurativi mostrano sia spesa privata che spesa pubblica superiore a quelle dei paesi con sistemi sanitari prevalentemente pubblici a cominciare dagli Stati Uniti, cfr diapositiva seguente (la spesa pubblica e quella privata sono espresse in media per abitante, in dollari e standardizzate in relazione al potere d’acquisto nei rispettivi paesi).
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MAGGIORI INFO
L’evento è organizzato dall’associazione “Salute Pubblica” e l’International Centre of Interdisciplinary Studies on Migrations. E’ un incontro di approfondimento sul tema della salute, delle diseguaglianze sociali, del diritto alla salute e dell’accesso alla cura, con particolare attenzione alle dinamiche innescate dalle migrazioni e alle conseguenze dei processi di privatizzazione del welfare sanitario.
Intervengono:
Gianluigi Trianni, Medico igienista
Maurizio Portaluri, Medico oncologo
Introduce e coordina
Antonio Ciniero, Icismi – Università del Salento
Sono previsti interventi programmati e dibattito con il pubblico
Mercoledì 25 gennaio, dalle 15.30 alle 18.00
Università del Salento, Monastero degli Olivetani, Aula pianterreno
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