Nel Salento l'uliveto è un 'progetto collettivo' di uomo e ambiente. E va tutelato
//L’INTERVISTA// Daniele Errico, agronomo, spiega perché è necessario agire su più fronti. Per non rompere il legame storia-paesaggio
di Simona Palese Il consiglio regionale ha recentemente approvato un ordine del giorno che impegna presidente e Giunta a decretare il vincolo urbanistico-ambientale per le aree colpite dal disseccamento rapido degli ulivi e interessate da espianto di alberi monumentali; al fine di evitare prospettive speculative sul territorio agricolo. Qualche giorno prima il governo aveva incassato l'ok dalla conferenza Stato-Regioni per un decreto che attua misure drastiche per bloccare la xylella: nelle zone ‘cordone’ basta un ‘esame visivo' per dire un albero è o no da abbattere. Tutto questo nonostante la patogenicità della xylella sugli ulivi non sia stata ancora accertata e anzi potrebbe non c’entrare affatto con l’essiccamento. Abbiamo chiesto a Daniele Errico, agronomo paesaggista, di analizzare con noi quella che chiameremmo la ‘sindrome da emergenza xylella’. Cosa ne pensa del disseccamento degli olivi nel Salento? “Il disseccamento degli ulivi è un fenomeno che sta sfigurando la bellezza delle nostre campagne, con forti ripercussioni non solo sull’assetto produttivo del territorio, ma anche sulla qualità paesaggistica dei luoghi. Personalmente, ritengo che il fenomeno del 'disseccamento', più che un problema legato alla perniciosità di un batterio, sia un problema che richiama altri problemi, che hanno a che fare con 'il modo in cui noi conosciamo le cose'. Credo che le indagini fin qui svolte siano ancora parziali e inadeguate a comprendere la complessità del fenomeno e, di conseguenza, a curare la malattia. Sono convinto che se spostiamo le nostre osservazioni dalla scala microscopica, tipica di un batterio, a quella paesaggistica, avvertiamo la sensazione di uno 'sfasamento', ovvero ci sembra 'di aver capito e allo stesso tempo di non aver capito tutto'! In questo senso, forse, è ancora opportuno chiedersi: “In che modo pensiamo di capire di che cosa si tratta”? GLI ULIVI ABBATTUTI NEI MESI SCORSI

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Appunto, in che modo possiamo capire di che cosa si tratta? “Come prima cosa, servono modi diversi di guardare a questo problema. Per iniziare, credo, sia necessario distinguere almeno due aspetti generali del problema: – uno riguarda il ritrovamento nei nostri ulivi del batterio Xilella fastidiosa, per il quale i protocolli internazionali prescrivono la cosiddetta 'lotta obbligatoria'; – l’altro aspetto, riguarda la malattia vera e propria, che come tutte le malattie, registrando una condizione di disequilibrio, non dipende soltanto dall’aggressività del patogeno ma anche e soprattutto dalle condizioni di fragilità dell’ospite. Mentre il primo aspetto, quello della lotta obbligatoria, riguarda un adempimento conseguente a una prescrizione, il secondo riguarda, invece, le condizioni di salute dei nostri oliveti. Questi due aspetti, pur essendo due facce di una stessa medaglia, ci dicono che si è puntata tutta la nostra attenzione sul primo aspetto e non anche sul secondo. Pertanto, la domanda fondamentale che sorge spontanea è: “Come possiamo pretendere di curare una malattia senza conoscere lo stato di salute del paziente e le condizioni ambientali in cui esso vive”? Ritiene, quindi, riduttivo l’approccio adottato per spiegare il fenomeno? Si, certo! … Se osserviamo un singolo aspetto del fenomeno non possiamo pretendere di conoscere il comportamento generale. Questo fenomeno ci dice che non possiamo limitarci ad osservare cosa accade unicamente all’interno del sistema accoppiato “albero-patogeni”; ma abbiamo la necessità di indagare anche altri sistemi, tra loro connessi in modo strutturale e funzionale, come il sistema “albero-campo coltivato” e il sistema eco-paesistico di riferimento. Integrare tra loro questi livelli significa anche riconoscere che l’unita’ minima di indagine non può essere rappresentata dal “complesso” costituito da un insetto, due funghi e un batterio, ma questa unità deve essere rappresentata dall’ “albero-nel-suo-ambiente”. Che cosa può suggerire in merito a questo fenomeno? In questo senso, credo che sia più importante chiederci: “Cosa ci vuole comunicare l’oliveto con il fenomeno del disseccamento?” per capire, in fondo, che il disseccamento non riguarda solo l’ulivo, ma anche, e soprattutto forse, la nostra cultura, ovvero i saperi e le sapienze contestuali con cui abbiamo costruito questo paesaggio!. Ora, senza entrare nel merito del comportamento dei sistemi paesistici nei confronti di alterazioni territoriali di questo tipo, se guardiamo con attenzione al sistema
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