Tap. Dall’Azerbajian al Salento. Chi pagherà e a quali costi? Amnesty internazional, Comitato NO Tap e NIDA ne discutono a Roma
Roma. Il gas dall’Azerbajian al Salento. Quali conseguenze per le casse pubbliche, e per i contribuenti? L’Ue finanzia un convegno nella capitale
Un incontro per parlare della “trappola del gas, dall’azerbajian al Salento”. Si terrà domani a Roma, organizzato da Re:common e finanziato dalla Ue. Sarà presente, con i rappresentanti di Amnesty International e NIDA, il portavoce del comitato No Tap, Gianluca Maggiore. “La Commissione europea l’ha detto chiaramente – scrivono i No Tap in una nota: l’obiettivo è completare il mercato del gas europeo entro il 2014. Per farlo, ha definito una lista di oltre 100 progetti di mega infrastrutture “di priorità comunitaria” che gli Stati membri devono impegnarsi a completare entro il 2020. Tra queste, il gasdotto Trans Adriatico tra Italia, Albania e Grecia, meglio noto con l’acronimo TAP, è una delle parti del ben più articolato “Corridoio Sud del gas”, un gasdotto di oltre 2000 chilometri che prosegue attraverso Turchia, Georgia, e Azerbaigian fino al giacimento offshore di Shah Deniz II, nel mar Caspio. Ma è davvero questo progetto la chiave di svolta per liberarci della dipendenza dal gas russo? Quali sono gli impatti di questa mega infrastruttura sull’ambiente e sui diritti umani dei paesi attraversati? In particolare in Azerbaigian, dove la famiglia Aliyev, da decenni al governo, ha costruito le sue fortune sullo sfruttamento di gas e petrolio, calpestando però spesso e volentieri i diritti della popolazione locale. Quali sono le implicazioni per i processi democratici in corso, in contesti dove le libertà civili vengono quotidianamente violate? E quali le conseguenze per le casse pubbliche italiane ed europee, e per i contribuenti che dovranno coprirne i costi”?
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