Adoc: ‘la Caserma Pico non diventi una colata di cemento’

Lecce. L’associazione dei consumatori contro l’orientamento comunale di costruire appartamenti e negozi dove c’era la caserma Pico

Più verde pubblico e meno speculazioni private. Adoc, associazione dei consumatori, si oppone all’orientamento dell’Amministrazione comunale di Lecce di creare un nuovo quartiere commerciale e residenziale al posto della caserma Pico, in via di dismissione. “Nella città che è all’ultimo posto tra i capoluoghi per verde urbano fruibile par abitante (0,58 mq, dato Legambiente Ecosistema Urbano 2013) è davvero difficile pensare a un nuovo parco urbano al posto della Caserma Pico? Si consideri che l’area è già fortemente urbanizzata, a ridosso dei due “grattacieli” e del tribunale penale, il nuovo edificio Ex Enel, che viene destinato ad uffici parcheggi – dice Alessandro Presicce, presidente Adoc Lecce. Apprendiamo che l’Amministrazione di Lecce starebbe nuovamente lanciandosi in una operazione di svendita di suolo pubblico, a partire da quell’area strategica e centralissima costituita dalla Caserma Pico, in via di dismissione. Senza alcuna consultazione pubblica, senza alcun tentativo di aprire un dibattito che porti alla condivisione di una scelta che si rivela strategica per la Lecce del futuro, veniamo a sapere che l’Assessore al Bilancio ha già fatto i conti di quanto denaro si potrebbe ricavare dalla vendita del territorio leccese ai privati. E tutto ciò per costruire abitazioni e negozi. Ma in una città che ha perso almeno 5.000 residenti negli ultimi vent’anni, ha davvero bisogno di nuova edilizia privata? Se nell’area di Piazza Mazzini un terzo dei locali commerciali è sfitto o in vendita, serve nuova metratura commerciale? O non è forse il caso di evitare nuove colate di cemento in centro e pensare a riqualificare i quartieri? Persino l’ANCE ha protestato, asserendo che occorra puntare non su nuove costruzioni, ma sulla riqualificazione dell’esistente. Insomma, l’Amministrazione comprenda che su temi così importanti occorre confrontarsi con la città, aprire un percorso di partecipazione, condividere le scelte e non affidarsi, tra pochi intimi, alla fredda logica della svendita del territorio per rimpinguare le casse comunali”- conclude Presicce.

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