Uranio e vaccini. Tar: ‘Esercito usò vaccini tossici su Rinaldelli’

 

//ESCLUSIVO//L’INTERVISTA//La nuova sentenza ha accolto il ricorso di Andrea Rinaldelli, papà di Francesco, morto per linfoma contratto quando era in Esercito: “Adesso si cerchi di capire le responsabilità di quanto accaduto. Mai più ragazzi buttati allo sbaraglio”

Lo incontrammo per la prima volta in un bar di Piazza Sant’Eustachio a Roma nell’ottobre del 2011. In quell’occasione ci disse che voleva arrivare a scrivere sulla lapide di suo figlio che “era morto per lo Stato e non per colpa dello Stato”. Andrea Rinaldelli chiedeva e chiede al Ministero della Difesa il riconoscimento dello status di vittima del dovere per il figlio Francesco, alpino, morto a 25 anni per un linfoma di Hodgkin dopo aver svolto attività di pattugliamento presso l’ex stabilimento chimico di Porto Marghera. Da sempre sostiene che il decesso prematuro di Francesco sia direttamente collegabile al non rispetto dei protocolli vaccinali da parte dei medici del Ministero della Difesa. Un aspetto, questo, che l’ultima commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito ha poi effettivamente riscontrato e ben evidenziato, assieme a quello delle “anamnesi non effettuate” e del non rispetto della procedura del consenso informato nelle operazioni di somministrazione dei vaccini, anche in merito ad alcuni militari pugliesi e salentini. Il 19 giugno scorso il Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia ha accolto il suo ricorso, anando il decreto n. 71 del 17 aprile 2013 col quale la Direzione Generale della Previdenza Militare aveva respinto l’istanza di riconoscimento “della dipendenza da causa di servizio della patologia contratta da Francesco e del relativo status di vittima del dovere”. “Ad avviso del Collegio – si legge nella sentenza – risulta essere fondato il ricorso contro l’amministrazione per non avere preso adeguatamente in esame le osservazioni in ordine alla ritenuta incidenza causale degli intensi e ravvicinati cicli vaccinali cui il caporal maggiore Francesco Rinaldelli, in assenza di adeguata indagine anamnestica, era stato sottoposto al momento dell’arruolamento, sullo sviluppo del linfoma di Hodgkin”. Il Ministero della Difesa ha, quindi, esaminato solo superficialmente il caso di Francesco Rinaldelli che, per il Tribunale, avrebbe invece meritato una maggiore attenzione per il fatto che “nel caso di specie la grave e letale patologia è insorta quando Francesco Rinaldelli, all’età di 21 anni, appena arruolatosi nell’esercito italiano, era stato sottoposto a vari vaccini tra cui il Morupar ritirato nel 2006 su richiesta dell’AIFA, per la sua tossicità” Una superficialità ancor più ingiustificabile ed incomprensibile, se si pensa allo studio medico “Progetto Signum”, condotto alcuni anni fa dal Ministero della Difesa, nel quale si affermava la sussistenza di una connessione tra vaccinazioni (e/o esposizione agli inquinanti ambientali) e aumento di alterazioni ossidative linfocitarie. Abbiamo raggiunto telefonicamente Andrea Rinaldelli per commentare questi ultimi sviluppi. Una sentenza sicuramente positiva Signor Rinaldelli, qual è il suo stato d’animo in questo momento? “Sono sereno. Sono sereno perché credo che il giudice abbia centrato in pieno la problematica in tutte le sue sfaccettature, a cominciare dalla correlazione esistente tra le vaccinazioni e le gravi malattie che hanno investito molti militari, provocandone in molti casi il decesso come accaduto a mio figlio Francesco. Questo mi pare che il giudice l’abbia sancito in maniera insindacabile, bacchettando pesantemente il Ministero della Difesa per il fatto di non aver esaminato attentamente il ruolo che le vaccinazioni hanno avuto nella malattia di Francesco. Da questa sentenza non viene fuori però solo la noncuranza del Ministero sulle vaccinazioni, ma si evidenzia l’atteggiamento e la condotta complessivamente errata del Ministero della Difesa. Ad esempio si mette in risalto il fatto che nonostante l’ex petrolchimico di Porto Marghera sia un sito “altamente inquinante” loro non ne tengono assolutamente conto. E questo dimostra ulteriormente la loro stupidità Cosa si aspetta per il futuro? Mi aspetto che sia riconosciuta la causa di servizio a Francesco, ma su questo non sono molto ottimista perché conosco bene il Ministero. Comincia da adesso sicuramente un’altra battaglia e sono consapevole di quanto sia dura. Ho bisogno dell’aiuto della stampa, della politica, della magistratura. Il Ministro della Difesa potrà ancora rifiutare il riconoscimento dello status di vittima del dovere a Francesco, ma dopo questa sentenza dovrà dare delle motivazioni convincenti e per loro sarà difficilissimo. Forse è arrivato anche il momento di prevedere un intervento legislativo, delle regole certe che disciplinino la somministrazione dei vaccini e garantiscano il rispetto dei protocolli e la procedura del consenso informato? Questo è sicuramente un passo doveroso, è un discorso più ampio che deve necessariamente essere fatto. La storia di mio figlio è la storia di tanti altri ragazzi, è la cartina di tornasole del problema e le motivazioni di questa sentenza del Tar di Trieste rappresentano un’importante base su cui ragionare, affinché non accada più quanto è successo e questi ragazzi non siano più “buttati allo sbaraglio”. E non mi riferisco solo alle vaccinazioni. Bisogna, quindi, iniziare a ragionare su queste cose e la mia sentenza è importante in questo senso. L’istituzione di una nuova Commissione d’inchiesta potrebbe aiutarvi maggiormente o questa battaglia dovrebbe ormai essere portata avanti in altre sedi? Credo che ormai occorra ragionare sulla seconda prospettiva. Andare a ripetere nuovamente un percorso che è stato già fatto brillantemente non serve assolutamente a a. La relazione finale dell’ultima commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito è stata di una chiarezza cristallina. Nessuno, a due anni dalla sua pubblicazione, ha avuto il coraggio di criticare questa relazione, a dimostrazione della bravura di quei senatori, che sono stati fantastici e coraggiosi e credo che la storia gliene renderà merito. Non servirebbe a a una nuova commissione d’inchiesta perché andrebbe nuovamente a concentrarsi su questioni di carattere scientifico, sul fatto che le schede vaccinali sono state fatte male o che i certificati sono stati falsificati. Secondo me si dovrebbe, invece, partire dallo step successivo, cercare di capire le responsabilità di quanto accaduto, quali siano le cose che non funzionano, individuare chi abbia permesso che accadesse tutto questo. Vediamo cosa non ha funzionato e non funziona nella struttura sanitaria militare. Il punto di partenza di qualsiasi altra iniziativa politica deve essere la relazione finale dell’ultima commissione d’inchiesta, che ha accertato delle verità sacrosante. Ecco perché ritengo ormai doverosa la formulazione di un atto legislativo che sia capace di garantire il rispetto del protocollo vaccinale, facendo in modo che queste cose non accadano più. Oppure un’altra ipotesi, su cui però bisogna riflettere, è che le vaccinazioni vengano tolte dalla giurisdizione militare e che, quindi, quando ci si arruola si sia già in regola con le vaccinazioni. Riconoscere la mia causa significa riconoscere un errore che si è fatto e questo non deve diventare uno scandalo, ma deve essere considerato come un problema che deve essere risolto ed il fatto che molti ragazzi siano morti non significa che non debba venire fuori la verità. Io e Santa Passaniti, mamma di Francesco Finessi abbiamo chiesto di essere auditi in Commissione Difesa al Senato. Ci aspettiamo che la politica metta il Ministero della Difesa in condizione di riconoscere lo status di vittima del dovere ai militari deceduti o ammalatisi a causa delle vaccinazioni. 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