Bari. La Puglia primeggia per reati ambientali. Ma cittadini, inquirenti e Procura sono al lavoro per arginare le Ecomafie. Ecco i risultati
di Francesca Quarta Primeggia la Puglia nella classifica dei reati ambientali. Sul podio dell’illegalità nazionale, la nostra regione si attesta al terzo posto. I dati sono quelli del “Dossier Ecomafie 2014” di “Legambiente” che accertano 2.931 infrazioni, 2.579 persone denunciate, 28 arrestate e 1.028 sequestri effettuati. La mappa delle violazioni

Ma se da un lato, l’illegalità diffusa contamina l’ambiente in cui agiamo, per altro verso – uguale e contrario – riesce anche sviluppare solidi anticorpi all’interno della società. E difatti, nonostante i tristi primati pugliesi in ordine ai reati che avvelenano i nostri territori, la risposta agli abusi non manca. In un lasso di 12 anni (dal 2002 a oggi), sono state infatti realizzate ben 44 inchieste per smantellare attività dedite al traffico illecito dei rifiuti. Si tratta del 18,6% circa delle inchieste avviate su tutto il territorio nazionale. Ricordiamo, tra le più recenti, la maxi operazione denominata “Black Land” e coordinata dalla Dda di Bari contro il traffico organizzato di migliaia di tonnellate di rifiuti, provenienti da impianti di compostaggio e di stoccaggio campani e smaltiti illecitamente in Puglia. E ancora, le ultime indagini svolte dalla Procura di Lecce, sugli interramenti abusivi nel territorio salentino. A scoprire le fosse di rifiuti speciali, un gruppo interforze costituito dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico), dal Corpo Forestale dello Stato e dalla Guardia di Finanza, con la consulenza di “Arpa Puglia” e “Cnr”. Sono gli anticorpi di cui parlavamo prima: un’intesa tra soggetti diversi tutta tesa a contrastare l’assalto all’ambiente da parte degli eco-criminali. Ed è proprio all’attività del Noe dei Carabinieri che si deve ricondurre, nel Salento, “il sequestro di cinque aree demaniali in concessione, interi complessi edilizi, stabilimenti balneari e locali da ballo”. L’abusivismo cementizio fa scempio del territorio. Ma la risposta è presto servita: nel leccese, grazie al lavoro della Procura della Repubblica, “si concentra la maggiore attività repressiva che si traduce in alcune decine di demolizioni edilizie ogni anno”. E la Puglia è l'unica regione, insieme alla Calabria, in cui sono stati effettuati degli arresti. Questa battaglia, se da un lato, necessita di conferme di miglioramento (in regione, le ordinanze di demolizione eseguite sono solo il 5%), dall’altro vanta l’abbattimento di ecomostri che hanno restituito alle comunità la bellezza dei paesaggi di una volta, come la straordinaria scogliera di Villanova di Ostuni, finalmente liberata (lo scorso 12 aprile) da uno scheletro di cemento che ne oscurava la fruizione. Ma dal business del cemento al mercato delle energie rinnovabili e dall’archeomafia (aggressione al patrimonio artistico) al racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffico di animali da compagnia, commercio di specie protette, macellazione clandestina, bracconaggio e pesca di frodo), non c’è un settore su cui l’ombra della criminalità organizzata non si sia allungata. E sono questi, gli stessi settori in cui resiste l’impegno delle migliori forze della società. Ma non basta. Come ribadisce Francesco Tarantini, Presidente di “Legambiente Puglia”, il salto di civiltà resta, di fondo, una questione politica, perché solo attraverso l’inserimento dei reati ambientali nel codice penale, gli eco-criminali non potranno più farla franca.
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