Metalmeccanico, Le proposte dei lavoratori per il rilancio

Lecce. Pochi rappresentanti istituzionali all’assemblea unitaria di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil Lecce. Molte le vertenze ancora sospese

LECCE – Tensione ma anche voglia di trovare, tutti insieme, una soluzione. Sono state le note che hanno caratterizzato l’assemblea unitaria del comparto metalmeccanico organizzata sabato da Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil Lecce nella sala sede di via Salomi della Provincia di Lecce. Ha prevalso, tra i lavoratori, la volontà di confrontarsi democraticamente con le parti datoriali e con i rappresentanti della politica e delle istituzioni presenti. Pochi, per la verità. Hanno risposto all’invito, sottoponendosi al confronto, soltanto l’assessora regionale Loredana Capone, il senatore Dario Stefano, l’onorevole Salvatore Capone e la sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova. Lo spirito dell’assemblea era proporre e condividere una piattaforma di rilancio del settore metalmeccanico; apprezzata è stata, pertanto, la disponibilità delle parti datoriali a costruire un tavolo di confronto. Ci sono nel territorio salentino vertenze stagnanti, su cui i lavoratori sono tornati a chiedere risposte urgenti. Omfesa: i lavoratori hanno chiesto un impegno concreto e straordinario che porti a vincolare Trenitalia a costruire e riparare le carrozze in Italia, a Trepuzzi, non in Polonia o in Croazia. Da qui dipendono le auspicate manifestazioni di interesse, da qui dipende il futuro dei lavoratori. Ex Bat: il disagio sociale di questa riconversione non permette più rinvii; è necessario che venga convocato immediatamente il tavolo ministeriale e che venga approvata la Cassa integrazione straordinaria per quei lavoratori (Ip e stc) che da quasi sei mesi aspettano il decreto. Le sigle sindacali hanno sottolineato l’importanza dell’impegno dalla Rossi spa che, pur attraversando ancora un periodo di incertezza, ha deciso di riportare in Italia le produzioni dall’estero, dando al mercato un segnale di controtendenza. Sul settore movimento terra, intorno a cui ruota l’indotto Cnh, i lavoratori hanno sottolineato l’assenza di politiche industriali nazionali. I dipendenti della Sirti che si trovano in ammortizzatore sociale hanno chiesto una riduzione del ricorso al subappalto. “Esistono realtà produttive in questo territorio che, nonostante la crisi globale, hanno mantenuto la produzione e in alcuni casi l’hanno incrementata”, hanno dichiarato i segretari generali provinciali di Fim Cisl (Maurizio Longo) Fiom Cgil (Annarita Morea) Uilm Uil (Piero Fioretti), facendo gli esempi di Cnh, Cog, Lasim ed Ntc. “D queste realtà vorremmo che si ripartisse – hanno aggiunto – per poter individuare un modello produttivo sano e poter costruire un futuro per l’industria del territorio”.

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