Xylella. D’Argento, Gal: ‘E’ sparita la bellezza’

 

// L’INTERVISTA// Taviano. ‘Solo ipotesi. Unica certezza: gli ulivi secchi’. Il presidente del Gal Serre Salentine, la “zona rossa” di infezione, ammette la sconfitta nel non poter essere di sostegno

TAVIANO – Gli ulivi secchi li vede ogni giorno, percorrendo la superstrada. Da un lato e dell’altro, è tutto una distesa di mortificazione. Salvatore D’Argento è il presidente del Gal Serre Salentine, ovvero il Gal nel quale ricadono i Comuni che sono stati maggiormente colpiti dal “complesso del disseccamento rapido degli ulivi”: Gallipoli, Alezio, Matino, Parabita. Quella che la Regione Puglia ha indicato come la “zona rossa” di infezione (delibera di Giunta n.2023 del 29 ottobre 2013), per la quale le misure da attuare vanno attentamente valutate con la Comunità europea, solo dopo aver analizzato i risultati dei test di laboratorio sulle piante malate. Dalle parole di D’Argento emerge lo sconforto di trovarsi di fronte ad una situazione nuova e dunque di non poter dare risposte né rassicurazioni. Tanti giovani ai quali, in veste di presidente del Gruppo di azione locale, ha fornito l’aiuto che serviva per mettersi in proprio, ora sono in ginocchio. La malattia ha colpito i loro uliveti vanificando i loro sforzi ed anche quelli del Gal, che aveva finanziato la loro idee imprenditoriali e la loro voglia di modernizzare il settore e, magari, l’azienda di famiglia. “Ci troviamo nell’impossibilità di dare loro le risposte che vorrebbero, perché non sappiamo noi stessi che cosa stia accadendo al nostro territorio”, ci dice. “Questa malattia sta mettendo a rischio la nostra identità, il nostro patrimonio, la nostra storia”. Aggiunge della paura che il Salento possa perdere, oltreché il suo prodotto, anche il suo appeal turistico. Insomma, che da questa storia non se ne cavi a di buono. Presidente, il territorio che rientra nel Gal Serre Salentine è stato quello più duramente colpito dal disseccamento rapido degli ulivi. Come ha reagito? “Siamo rimasti tutti senza parole. Inoltre, fino a che non ci daranno informazioni scientifiche certe su questa malattia, saremo anche senza le giuste armi per affrontarla. Da parte nostra, abbiamo cercato di sensibilizzare all’argomento ma non siamo tecnici e non possiamo spingerci oltre. Nei giorni scorsi la Regione ha dato l’incarico a tre Laboratori di ricerca di effettuare nuove analisi sull’intero territorio pugliese. Non possiamo fare altro che attendere. Ed essere vicini alle aziende, ai tanti giovani che nel settore olivicolo hanno investito, hanno fatto innovazione, migliorando la qualità del prodotto e delle infrastrutture, e si danno da fare, ancora, perché non vogliono mollare. Non li aiuteremo con tutti gli strumenti che abbiamo, ad esempio informandoli e sensibilizzandoli al problema del disseccamento, portandoli con noi in occasione di fiere del settore, per fare in modo che ciò che è accaduto al Salento non abbia risvolti anche sull’immagine delle loro aziende oltreché sulle loro tasche”: Il fenomeno del disseccamento è ancora in fase di studio perché non si era mai verificato nel Salento prima d’ora. Tuttavia lo stesso direttore dell’Ufficio Fitosanitario della Regione Puglia, Antonio Guario, nel presentare per la prima volta la patologia che aveva attaccato gli uliveti salentini, ha precisato che il disseccamento potesse essere favorito in quelle colture non trattate biologicamente e maggiormente sfruttate anche attraverso l’uso della chimica. Che cosa ne pensa? “Indubbiamente una pianta sfruttata è una pianta più debole e, di conseguenza, esattamente come le persone, si ammala più facilmente. La nostra attività di sensibilizzazione si rivolge spesso verso queste tematiche. Un albero trattato biologicamente, senza un eccessivo uso di agenti chimici, è più resistente agli attacchi dei batteri o dei funghi. Tuttavia, in particolare sul disseccamento che ha colpito il Salento, siamo ancora nella fase ‘ipotesi’ ed io non ho la competenza per dire la mia. Posso esprimermi in qualità di presidente del Gal ed allora, in questa veste vi assicuro la massima attenzione verso il territorio e le aziende. Del resto, non conoscendo la causa dei disseccamenti, ancora non è possibile neppure dire quali misure di contenimento siano le più idonee”. Come i proprietari degli uliveti stanno vivendo questa condizione di incertezza e di mancanza di notizie certe? “Sono molto preoccupati. Io sono costantemente in contatto con tanti imprenditori che hanno creduto nel settore dell’olivicoltura ed hanno deciso di investire. Noi in passato abbiamo contribuito a finanziare la manutenzione degli ulivi secolari, ma a che cosa sarà servito? Il rischio è che il territorio perda la sua identità”. Il suo appello alla Regione è dunque a procedere con cautela e a verificare se veramente ci siano le condizioni per gli abbattimenti e le altre misure considerate drastiche? “Il mio appello è a fare squadra. Il problema è talmente complesso che non bisogna dividersi tra competenze regionali, statali, comunitarie. In questi mesi c’è stato chi ha detto che fosse inutile abbattere gli alberi e chi ha risposto che fosse, invece, l’unica alternativa per cercare di arginare il problema. Non siamo abituati a lavorare insieme, semmai cerchiamo di mettere in cattiva luce gli altri. Ma il paesaggio olivetato del nostro territorio è patrimonio di tutti. Tutti dobbiamo dare un contributo per vedere di arrivare alla soluzione meno traumatica possibile. In casi come questo, in cui tutti si improvvisano esperti; io, che sono un medico, dico che bisogna stare attenti. Bisogna fare prevenzione, applicare il principio di precauzione, ma non accusarsi a vicenda. L’immagine del Salento ne sta uscendo rovinata e questo andrà a nostro discapito”. Che cosa si prova a vedere, ogni giorno, gli uliveti secchi? Crede che i media abbiano ingigantito il problema? “Purtroppo non l’hanno affatto ingigantito. Nel nostro territorio gli ulivi sono morti. Basta fare un giro per rendersene conto. E’ sufficiente percorrere la superstrada per notare, da un lato e dall’altro della carreggiata, che sono diventati dei fantasmi e tutta la bellezza di cui erano portatori è sparita. Era la bellezza di questa terra. E’ un dispiacere molto forte”. Articoli correlati: Xylella. I ‘fastidi’ ora sono tra Bari e Foggia Xylella, nuovi test commissionati all’Università di Foggia Qui l’intervista a Donato Boscia, Cnr Di seguito, l’intera inchiesta sulla xylella: Parte 1: Xylella. Fastidiosa, ma non per tutti Parte 2: Le misure della Regione Parte 3: I comitati: ‘Interventi esagerati’ Parte 4: Xylella chi? Parte 5: La prima volta non si scorda mai Parte 6: Due esposti in un giorno Parte 7: I fondi Parte8: Il triste epilogo Parte 9: Marotta: ‘Magari fosse una bufala’ Parte 10: Stefàno: ‘Non c’era scelta, tutto secondo protocollo’ Parte 11: Xylella, le bufale e i cavalli di Troia

Sostieni il Tacco d’Italia!

Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.

Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.

Grazie
Marilù Mastrogiovanni

SOSTIENICI ADESSO CON PAYPAL

------

O TRAMITE L'IBAN

IT43I0526204000CC0021181120

------

Oppure aderisci al nostro crowdfunding

Leave a Comment