Xylella chi?

 

// INCHIESTA// 4// L’Europa stanzierà risorse economiche quando conoscerà l’esito degli esami di laboratorio. Ma i test di patogenicità non sono stati realizzati

(ph: un ulivo colpito dal complesso del disseccamento rapido degli ulivi; foto tratta dalla presentazione “Il complesso del disseccamento rapido degli ulivi nel Salento: la xylella fastidiosa” a cura di Università di Bari, Cnr, Regione Puglia) I primi di novembre vengono rese note le prime stime del fenomeno: l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Fabrizio Nardoni fa sapere che la xylella ha già ucciso 6mila ulivi in 8mila ettari di terreno. In alcuni giornali si legge che per cercare di arginare il fenomeno in Puglia sarebbero necessari 30 milioni di euro se non 50 milioni, in casi estremi. A metà novembre, vengono messe in campo le prime risorse economiche: un fondo straordinario di 2 milioni di euro da parte della Regione per la bonifica dei canali ad opera dei consorzi di bonifica; uno stanziamento 5 milioni di euro da parte del Governo nella legge di stabilità 2014 destinati agli istituti di ricerca baresi. Dalla Comunità europea, a, in attesa di dati certi. Ma, i primi numeri (ed i primi stanziamenti di fondi) non bastano a fare chiarezza su che cosa stia davvero accadendo agli uliveti salentini. Perché se è vero che la xylella è stata rinvenuta negli ulivi malati, non è certo che sia la causa della malattia. Una risposta che possono dare solo i test di patogenicità che, come si legge nella relazione dell’Eppo non sono stati ancora effettuati (se anche lo fossero stati, non hanno ancora portato ad alcun risultato; sono infatti necessari molti mesi, se non anni, per giungere a completamento): “l’identificazione definitiva del batterio attende ancora il suo isolamento in coltura pura per eseguire test di patogenicità” e “ulteriori indagini sono in corso per identificare il ceppo batterico, per valutare la sua patogenicità e identificare il presunto insetto vettore locale”. Lo stesso Martelli, il fitopatologo docente dell’Università di Bari, membro della task force, criticando i toni allarmistici dei media, in un articolo apparso sul sito l’Accademia dei Georgofili (30 ottobre 2013) scrive che la xylella può non essere letale per l’ulivo (“In conclusione, non vi sono al momento elementi che facciano ritenere X. Fastidiosa come l’agente primario del disseccamento rapido dell’olivo. Essa è verosimilmente coinvolta nel quadro eziologico come compartecipe”), salvo poi aggiungere, una settimana dopo, una nota a margine di quell’articolo nella quale sostiene che “La Xylella fastidiosa è comunque un mircrorganismo da quarantena la cui presenza, indipendentemente dal grado di patogenicità per l’una o l’altra coltura, rende automatica ed inevitabile l’adozione di misure urgenti di contenimento e/o eradicazione, come sancito dalla direttiva Comunitaria 2000/29”. Ovvero: la xylella è pur sempre un batterio da quarantena, da lista nera europea, e come tale va trattato, senza sottovalutazioni. Quindi, in attesa dei test di patogenicità e dei risultati per i quali sono necessari lunghi mesi, non si può restare con le mani in mano, bisogna agire: bisogna mettere in pratica le misure previste dall’Europa (direttiva comunitaria 2000/29), le stesse che vengono riprese nella delibera regionale dell’ottobre 2013.

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