Roma. Il deputato di M5S è tornato a premere in Commissione Agricoltura per l'implementazione del Fondo di aiuto alle imprese messe in difficoltà dalla crisi
ROMA – È datata maggio 2011, la decisione della Commissione europea di approvare il Fondo crediti nazionale per le imprese agricole. Ma, da allora, a è stato fatto dai Governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi per implementare il fondo, nonostante la crisi economica abbia ridotto drasticamente i guadagni delle aziende e complicato ulteriormente l’accesso al credito per il settore. Dopo aver presentato una risoluzione lo scorso novembre, il MoVimento 5 Stelle è tornato a fare pressioni in Commissione Agricoltura per chiedere alla maggioranza una immediata calendarizzazione della risoluzione sul Fondo crediti nazionale. I deputati 5 Stelle hanno chiesto al presidente Luca Sani (PD) di discutere quanto prima l’atto così da impegnare il neo-ministro Martina ad aumentare la dotazione delle risorse complessivamente disponibili per il credito all’agricoltura, facilitandone l’accesso attraverso la riduzione del costo dell’indebitamento. A maggior ragione che il Fondo crediti nazionale può essere utilizzato anche nel quadro dei Programmi di sviluppo rurale (Psr), in procinto di essere emanati con la programmazione del Fears (Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale). “Con la crisi economica che ha portato al fallimento, o sull’orlo dello stesso, innumerevoli imprese agricole e con i nuovi programmi in procinto di partire, il Governo Renzi preferisce perdere tempo con iniziative fini a se stesse come ‘campolibero’, piuttosto che prendere decisioni concrete che aiuterebbero da subito i coltivatori – ha dichiarato il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) che ieri è tornato a richiedere in Commissione l’immediata calendarizzazione della risoluzione a sua firma –. Quella del Fondo crediti nazionale è una iniziativa la cui bontà è sotto gli occhi di tutti ma è incredibile l’immobilismo dei partiti che non hanno fatto a da tre anni a questa parte, nonostante un parere positivo pervenuto dall’Europa. Ci auguriamo che con l’avvio dei nuovi Psr questo importante strumento possa non solo funzionare ufficialmente ma anche essere realmente fruibili dalle aziende agricole. Per definizione, infatti, un fondo crediti ‘presta’ denaro a chi è in difficoltà. Il punto è valutare, caso per caso, le difficoltà e dare fiducia alle iniziative che si finanziano. Se applichiamo solo rigidi schemi matematici per concedere prestiti, nessuno dei richiedenti potrà beneficiarne – ha continuato – ed è proprio qui il ruolo cruciale che deve svolgere l’Ismea. Non chiediamo lo straordinario, ma almeno l’ordinario”. Il Fondo crediti nazionale opera in collaborazione con il sistema bancario e rilascia finanziamenti in parte a carico del fondo stesso, con l’applicazione di un tasso di interesse ridotto o pari a zero, e in parte a carico dell’istituto di credito intermediario, sulla cui quota è applicato un tasso di interesse di mercato. Tra i vantaggi proposti dal Fondo, inoltre, la natura rotativa per la quale le risorse rientranti per effetto dell'estinzione dei mutui tornano nelle disponibilità delle amministrazioni che potranno utilizzarle anche oltre la scadenza dei programmi. “In occasione dell’indagine conoscitiva sul finanziamento alle imprese agricole, peraltro, in veste di sottosegretario Maurizio Martina venne a riferire in Commissione quindi – ha concluso Giuseppe L’Abbate –; spero che, oggi che è ministro dell’Agricoltura e ben conosce la situazione, spinga in questa direzione, sposando la nostra risoluzione”.
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