// INCHIESTA// 2// Nel territorio pugliese, il 10% dei reati edilizi italiani: 640 in tutto. Sulla costa, 420 infrazioni, il 15% del totale nazionale. Palagiano e Torre Mileto, “casi limite”
Seicentoquaranta abusi edilizi nel solo 2012, ovvero il 10% di quelli accertati sull’intero territorio nazionale; 1.147 persone denunciate; 384 beni sequestrati. La Puglia è una terra di conquista. Negli ultimi anni, i circuiti turistici l’hanno scoperta facendone una ambita meta di vacanza. Di pari passo, è diventata sempre più appetibile per i business illegali. Così le spiagge del Salento, la costa del Gargano, Torre Mileto – tra i laghi di Lesina e Varano, nel Foggiano – tradizionalmente considerati gli scorci più belli del paesaggio pugliese, sono anche i territori dove si concentrano maggiormente gli affari legati all’abusivismo edilizio: un albergo costruito in una località balneare ha un valore immobiliare alto; se è costruito a due passi dal mare, un valore altissimo. Il malaffare ne approfitta. Anche perché il rischio per chi scelga di infrangere le regole edilizie è praticamente o: gli abusi rimangono impuniti e la pratica della demolizione quasi assente. In una situazione del genere, accomodata sull’abitudine all’infrazione, tutto gioca a favore dell’illegalità. Alla vigilia della stagione estiva Legambiente ha puntato un faro sull’abusivismo edilizio, presentando il report annuale sulla diffusione degli affari illeciti in Puglia. Si chiama “L’abusivismo edilizio in Puglia: fotografia di uno scempio” ed è stato pubblicato ieri, a conclusione della Settimana della bellezza (iniziata il 5 aprile) che si chiude oggi con l’abbattimento di un ecomostro storico, il cosiddetto “scheletro” (è infatti lo scheletro di un albergo a picco sul mare; lì da 30 anni), in località Villanova ad Ostuni (Brindisi). Il report illustra la presenza, in Puglia, di un fenomeno presente sull’intero territorio nazionale: solo nel 2013 il Cresme (Centro ricerche economiche, sociali, di mercato per l’edilizia e il territorio) ha censito 26mila nuovi immobili abusivi su tutta la Penisola, tra ampliamenti volumetrici e nuove costruzioni. Ma alle latitudini pugliesi assume proporzioni preoccupanti: nel 2012, l’abusivismo accertato sul solo demanio marittimo dalle Forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto ha sfiorato il 15% del totale nazionale. L’illecito, in questo caso, non è solo la pratica distorta del costruire non badando alle regole, tipica del piccolo proprietario che insegue un tornaconto personale: accanto agli interessi spiccioli ci sono quelli grossi, che fanno capo alla criminalità organizzata. E infatti l’allarme relativo alla presenza della mafia nel ciclo del cemento è stato lanciato più volte negli ultimi rapporti annuali della Direzione nazionale antimafia. I numeri del dossier “Ecomafia 2013” sui reati legati all’edilizia, contenuti all’interno del report presentato ieri, sono impietosi: la Puglia occupa il secondo posto nella classifica del cemento illegale; peggio fa solo la Campania. Tra abusivismo, appalti, cave, nel 2012 le forze dell’ordine hanno accertato nella nostra regione 640 reati (il 10% del totale nazionale; in Campania ne sono stati contati 875; in tutta Italia 6.310), denunciato 1.147 persone, sequestrato 384 beni. Bari è la città capoluogo con il maggior numero di reati (213), persone denunciate (455) e sequestri effettuati (147). Seguono Foggia, con 160 infrazioni, e Lecce con 140. Nella classifica del business del mattone illegale sulle aree demaniali marittime, la Puglia è invece quarta; ma c’è poco di cui esser fieri. I numeri che fotografano questo fenomeno restano allarmanti: 420 infrazioni, il 14,7% del totale nazionale, 906 tra persone denunciate o arrestate, 276 sequestri. A fare la parte del leone sono le coste del Salento e del Gargano, lidi di forte richiamo turistico e, di conseguenza, di massiccia speculazione edilizia. In testa a questa lista, a livello nazionale, c’è la Sicilia con 476 illeciti, 725 persone denunciate e 286 sequestri effettuati nel corso del 2012; al secondo posto, la Campania, dove si riscontra, però, il maggior numero di sequestri. Sul “podio” anche la Sardegna, terza posizione, con 425 infrazioni accertate ed il più alto numero di persone denunciate, 988. // Il “caso Palagiano”: feste e concerti nell’immobile abusivo Il rapporto Legambiente evidenzia la “vicenda eclatante” di Palagiano, in provincia di Taranto. Qui, in un’area a vincolo paesaggistico, sorge Pino di Lenne, un complesso turistico dichiarato abusivo con sentenza definitiva nel 1989. Nonostante l’ordine di demolizione contenuto nella sentenza della Corte di Cassazione, il Comune non è mai intervenuto e non si è mai costituito in giudizio. Un caso di inerzia amministrativa come ce ne sono tanti, dice Legambiente, con l’aggravante che l’immobile di Palagiano continua ad essere utilizzato dai vecchi titolari per organizzare feste e concerti, anche pubblicizzati su internet. Durante un sopralluogo effettuato dal Comune 2013, i gestori della struttura ne hanno impedito fisicamente l’accesso. Da allora non è più accaduto a e l’Amministrazione non ha intrapreso alcuna iniziativa. // Torre Mileto: ecomostro da top five italiana Nella top five degli ecomostri nazionali, c’è un ecomostro pugliese, anzi 2.500. Sono le 2.500 villette che costituiscono il villaggio abusivo di Torre Mileto che sorge sulla striscia di sabbia che divide il mare dal lago di Lesina. Case a pochi metri dal bagnasciuga, senza fondamenta, senza rete fognaria e senza allacci. Molte hanno perso ogni valore di mercato dal momento che si stanno gradualmente deteriorando, eppure ogni anno tornano a popolarsi di turisti. Nel 2009 la Regione, nell’ambito del Piano d’intervento di recupero territoriale (Pirt), aveva approvato una delibera per l’abbattimento di una parte di queste costruzioni, circa 800. Ma dopo cinque anni quelle 800, ed anche tutte le altre, sono ancora lì. // Demolizioni, condoni, case fantasma: e l’abusivismo va Il rapporto tra ordinanze ed esecuzioni di demolizioni in Italia è bassissimo: le demolizioni superano di poco il 10%. Il dato pugliese è ancora più sconfortante, poco sopra il 5%. Su scala comunale, la media a Lecce (8,3%) e Foggia (7,9%) è più vicina al dato nazionale, mentre fanalino di cosa è Brindisi con lo 0,9%. Un elemento che certo non contribuisce a combattere l’abusivismo, anzi lo favorisce, riguarda i condoni dimenticati, ossia tutte quelle pratiche di condono edilizio che giacciono negli uffici tecnici dei Comuni italiani in attesa di essere esaminate. Considerando i tre condoni concessi dal Governo (del 1983, del 1994 e del 2003), nei capoluoghi di provincia italiani sono state depositate 2.040.544 domande di sanatoria. Di queste, il 41,3% risulta ancora oggi inevaso. Leggermente meno grave la situazione pugliese dove, se Lecce con il 39,77% risulta in linea con il dato nazionale, Brindisi ha un 33% di pratiche in sospeso, Bari l’11,21%, Foggia risulterebbe in regola. Nell’attesa che le domande di sanatoria giacenti vengano esaminate, gli immobili vengono classificati come case “sanabili” e restano nella disponibilità dei loro proprietari. E poi ci sono le “case fantasma”, ovvero quelle costruzioni sconosciute al catasto. Nel 2010 il Governo Berlusconi inserì nella Finanziaria bis una norma sull’emersione di questi immobili, incaricando l’Agenzia del territorio di censire il patrimonio edilizio “fantasma”: vennero segnalati oltre 1.200.000 immobili, di cui 101.373 solo in Puglia (10.492 solo nella provincia di Bari, 7.415 in quella di Foggia), per un valore stimato di 60 milioni di euro. Articoli correlati: Arrivano gli ecomostri Punta Perotti a Gallipoli Abusivismo, le ruspe della Procura Abusivismo, 220 gli immobili da abbattere Punta Grossa, abusivismo edilizio. Sequestro da 50 milioni
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