Scemifreddi, ‘alunni’ comici alla prova tv

//L’INTERVISTA// San Cesario. Dopo anni di serate in giro per le piazze ed i teatri della Puglia, sono in tv. Il palco è quello di Colorado. L’emozione, quella di frequentare una grande scuola

Venerdì scorso li abbiamo visti per la prima volta in tv. Ed in un programma di quelli che contano. Qualcuno si sarà chiesto se fossero davvero loro, ma il nome è inconfondibile e sarà stato difficile sbagliarsi: “Scemifreddi”. Il trio comico salentino ha varcato i confini spazio-tempo ritrovandosi nello studio 20 di Cologno Monzese, nella nuova edizione di “Colorado” su Italia 1, condotta da Diego Abatantuono e Chiara Francini. Con loro, altri 40 comici provenienti da tutta Italia. Che effetto fa? “Un po’ come essere a scuola, davanti alla lavagna dove tutto è ben leggibile, ma la teoria è una cosa e la pratica è tutt’altro”, ci hanno risposto, con molto umiltà e la autoironia che non li abbandona mai, nemmeno davanti ad un passo così importante. Anthony Fracasso, Cristiano Nobile e Tonio Rollo, originari tutti e tre di San Cesario, raccolgono i frutti di anni di serate sparse per la Puglia. Un riconoscimento importante, dopo otto anni di cosiddetta “gavetta”, cinque produzioni portate al successo tra teatri, piazze e locali, tra le quali, le più care al pubblico, “Homologato Tour” e “Asocial Network”. Partiamo dalle presentazioni. Chi siete? “Chi siamo? Gli Scemifreddi: Anthony Fracasso, Cristiano Nobile e Tonio Rollo, trio comico di San Cesario di Lecce. Un gruppo di folli innamorati del palcoscenico, ovunque esso si trovi… locali, piazze, teatri… e finalmente tv! Basta sentire sempre l'emozione della scena, sia davanti ad un manipolo di pochi avventori, sia davanti ad una platea immensa”. Come vi siete conosciuti e come è nata la vostra “squadra”? “Siamo insieme dal 2006, ma ci conosciamo da sempre! Tutti e tre abbiamo in comune una lunga gavetta nel teatro popolare, che ha affinato un certo istinto, un approccio al pubblico immediato e spontaneo. La nostra squadra si avvale soprattutto del prezioso apporto di un amico fonico: Paolone Tarantino, che ci segue da sempre”. La vostra è una comicità un po' particolare, dove la parola ma anche la mima facciale hanno grande peso? Come la definireste? Chi è la “mente” del gruppo? “E' una comicità quasi surreale, dove battute, giochi di parole, facce buffe e suggestioni si alternano con pirotecnica fantasia. Un mondo di risate che partono da sole, di occhi sbarrati che fissano qualcuno, di irriverenti slanci della mente, ma anche di autoironia, di realtà ricolorata e di quel ridicolo che diventa comico, illuminante panacea di ogni male che ci aiuta a non prenderci mai troppo sul serio! Questo è quanto afferma Anthony Fracasso, autore dei testi e de-mentore del gruppo”. Nel Salento siete molto conosciuti. Quanto dovete al pubblico salentino? “Moltissimo! Quando abbiamo iniziato a fare cabaret ci siamo resi subito conto che il pubblico salentino è molto esigente con i salentini! Occorrevano personaggi ed idee in grado di entrare nelle loro giornate, nel loro paradosso quotidiano, per raccontare una salentinità autentica e verace”. Ed eccovi al grande “salto”. Un contratto importante che vi darà una grande visibilità. Come l'avete presa? E come la vivete? “Prendendo una bella rincorsa! Perché a certi livelli non ci arrivi saltellando sul posto. Non abbiamo mai esitato ad uscire dal Salento per testarci nei festival o nei laboratori comici, vere officine del cabaret, dove se porti idee originali puoi farle crescere modellandone l'efficacia e la cifra stilistica! Ora viviamo questa esperienza di Colorado con la solita semplicità, un bagaglio di energia e disciplina che ci fa sentire noi stessi anche nei panni di comici della tv”. Quali sono i vostri esempi nel lavoro? “Non abbiamo degli esempi, per una sorta di grande rispetto! Certo, innegabili gli amori: Ale & Franz, Aldo Giovanni e Giacomo, o l'eterna passione per ‘La Smorfia’ e poi per le scritture di autori come Makaresco, Bergonzoni, Marchesi… Un mondo di artisti che abbiamo solo ammirato. Noi ci riteniamo degli alunni ancora impuri, che continuano ad andare a scuola fissando una lavagna. Tutto perfettamente leggibile, ma è solo teoria”. La comicità in Italia sembra non conoscere crisi. Vedendola da “dentro”, è davvero così? Perché? “Fortunatamente il mestiere del comico affascina. Siamo in tanti a sentirci ispirati! Chiaramente noi non sappiamo a delle frenetiche dinamiche del ‘dentro’, sono tante le strade percorribili e chissà quali, quelle sicure! Possiamo solo dire che gli studi televisivi elettrizzano e che il mondo della comicità, visto da dentro è come un ateneo! Studenti bravi? Una moltitudine! Un onore condividere la stessa passione con loro. Un giorno potrai dire: io quel professorone lo conosco”.

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